SAREBBE agevole rifare tutta la storia della guerra sui mari interpretandola come una continua lotta fra i maggiori c i minori mezzi bellici, come un tentativo, che per diverse vie e con diversi mezzi continuamente si rinnova, per sopraffare strumenti di guerra maggiori per mezzo di strumenti minori.
Si potrebbe incominciare questa particolare proiezione della storia navale dal 480 a. C., cioè da quella battaglia di Salamina nella quale le triremi di Temistocle ebbero ragione delle navi di Serse, assai più numerose, ma meno agili e pronte nella manovra, cioè più pesanti e più pigre, o risalire a reminiscenze classiche anche più remote. Noi non pretendiamo tanto. CI slamo limitati ad accennare alla antichità e alla continuità plurimillenarie di questo aspetto dell’arte militare marittima per citare la testimonianza del metodo induttivo storico come elemento equilibratore delle estreme tendenze. fautrici intransigenti ed esclusiviste dei mezzi massimi e dei mezzi minimi, e per ricordare che fino ad ora. dai tempi dei tempi, né il mezzo minore ha mai definitivamente prevalso sul mezzo maggiore, né questo si è mal definitivamente liberato dalla insidia che quello gli ha teso e dalla minaccia che ha ognora risuscitato con le sue inesauribili metamorfosi.
Quello che ora ci interessa considerare è il dualismo fra i due poli estremi delle costruzioni navali, quale si è manifestato nel passato prossimo, quale ci si presenta oggi, e quale apparirà probabilmente anche in un vicino futuro. Quello che ora ci interessa considerare è il dualismo fra i due poli estremi delle costruzioni navali, quale si è manifestato nel passato prossimo, quale ci si presenta oggi, e quale apparirà probabilmente anche in un vicino futuro.
L'ultima grave crisi delle grandi navi è stata indubbiamente quella che ha coinciso colla guerra mondiale e coll’immediato dopoguerra. Si tratta d'una crisi che è stata determinata soprattutto da due fattori: l’uno tecnico e l'altro psicologico. Il fattore tecnico è stato rappresentato da un rapido progresso e da una moltiplicazione di numero e di tipo dei mezzi insidiosi: i sommergibili, le siluranti di superficie, I mas, l’alta efficienza dei moderni siluri, il vasto impiego delle mine.
Il fattore psicologico è intervenuto ad accrescere il prestigio dei piccoli mezzi d'assalto, a scapito delle « dreadnought » e degli « incrociatori da battaglia », per due fondamentali ra-gioni.
In primo luogo perché nella guerra mondiale il compito proprio dei nuclei corazzati delle flotte è stato assolto più o meno perfettamente, ma comunque in forma cosi invisibile e silenziosa che i popoli non potevano rendersene conto. E non se ne resero infatti conto, salvo forse in Inghilterra dove, dalla secolare tradizione e dalla larghissima e profonda conoscenza dei problemi marittimi, deriva alla intera nazione una delle più complete e perfette coscienze marinare di tutti i tempi e di tutto il mondo. Ma è un fatto divenuto ormai evidente per tutti che nella guerra mondiale i nuclei corazzati delle flotte hanno avuto una funzione fondamentale Quand'anche la Germania avesse vinto la battaglia della Marna e l’esercito tedesco fosse entrato a Parigi, non per questo la guerra sarebbe allora finita cosi come non è finita nel IMO per analoghi e ancora più decisivi e fulminei successi dell’esercito germanico in terra di ('rancia. Ma se la flotta inglese fosse stata battuta, se non aves-se permesso, pur restandosene fra le quinte, a tutti i mezzi an-tisommcrgiblli di contrastare liberamente dalla superfìcie l’opera distruttrice degli « U-Boot », se fossero state troncate le comunicazioni marittime dell'Intesa e dagli altri continenti non fosse arrivato più nulla di quanto affluiva in Europa per alimentare la guerra contro gli Imperi Centrali, si può essere certi che tutta la compagine dell'Intesa sarebbe crollata di colpo come un ponte al quale venga improvvisamente a mancare il sostegno di una pila.
In secondo luogo si deve considerare che l'attenzione e la fantasia delle masse è colpita assai più dagli episodi fortunati nei quali un mas distrugge una potente corazzata o una torpediniera affonda un incrociatore, che dà risultati più equilibrati e meno impressionanti come può essere per esempio l’annientamento di forze inferiori da parte di forze superiori. La psicologia collettiva è portata a impossessarsi del successo favoloso, deirepisodio sporadico, a separarlo dai casi contrari e inversi, a isolarlo dagli insuccessi, dai sacrifìci, dalle difficoltà, dal concorso di speciali, eccezionali circostanze che forse non si daranno mai più; infine lo eleva a sistema, a principio, a dogma.
Attraverso questo procedimento l’ignoranza e l’entusiasmo popolare potevano per esempio covare l'illusione che poche squadriglie di mas o qualche decina di sommergibili dovessero bastare per spazzare agevolmente dal Mediterraneo la più potente flotta del mondo.
E superfluo osservare come tali convinzioni debbano essere sradicate e combattute con estrema energia perché il facile ed esagerato ottimismo è un veleno ancor più sottile del disfattismo, e perché non vi è alcuna ragione plausibile per mettere nel dimenticatoio tutte le difficoltà, i rischi, le incognite, le sorprese, i sacrifìci che accompagnano, precedono, seguono le audaci imprese dei tipici mezzi dell'arditismo navale allorché si misurano con avversari più e più volte superiori.
« Tutte le vie son piane agli animosi > diceva il Tasso, ed è vero; ma è vero soprattutto per le vie dell'andata e del sacri-fleto; più di rado per quelle del ritorno e del trionfo.
Ma riprendiamo il Alo del discorso. Avevamo dunque richiamate le principali ragioni per le quali durante e alla fine della guerra mondiale era sembrato — e non era — che la posizione preminente delle grandi navi nella compagine delle flotte moderne fosse un poco superata e compromessa.
La verità era che le grandi navi avevano bisogno soltanto di essere moderne e attuali, di seguire il progresso e la evoluzione della tecnica anziché restare in ritardo rispetto agli strumenti di guerra più piccoli e più economici.
Nel dopoguerra si verificò precisamente questo aggiornamento di concezioni e di criteri costruttivi c le grandi corazzate riebbero la fiducia degli Stati Maggiori, una fiducia che poteva essere stata urtata e scossa, ma che in verità non era mai crollata. Anzi, nei piani di costruzione e neH'armamento delle corazzate, nuove o rimodernate che fossero, si cominciò a pensare seriamente alla difesa non solo dai piccoli avversari del recente passato, ma anche da quegli altri che si profilavano non meno minacciosi nel 'prossimo avvenire: gli aerei.
L’aereo era il mezzo nuovo sulla possibilità offensiva del quale non si possedeva una concreta esperienza di guerra; a nulla serviva la minima esperienza della guerra passata; a ben poco potevano valere le prime esperienze del tempo di pace, cosi lontana dalle vere condizioni del combattimento, data anche hi rapidità colla quale continuava» a progredire il materiale aeronautico. In tale 41 uazione, pure le più estreme c opposte opinioni potevano vomere i loro dlrttti e sopravvivete alle db cui* ioni e alle ipotesi
A ben guardare perù, il nuwu mezzo di guerra prcnnnuncia-vb uno etili più profonda e piu complessa di quella determinata dalla guerra mondiale
In sostanza i mezzi insidiasi della guerra marittima c le armi subacquee delle quali essi ri servivano avevano petto allora soprattutto un problema costruttivo: creare navi nelle quali la ga ile Vip abilità forre meglio assicurati*. specie nei confronti delle offeso subacquee Una volta risolto tale problema di natura architettonica, le linee fondamentali della tattica navale non sarebbero sensibilmente mutate, né sarebbero cambiate in modo apprezzabile le comfKuhàoni delle flotte. In altre pinolo I mezzi nuovi non rappresentavano una alternativa rispetto allo grandi navi, non potevano in alcun modo sostituirle, né impedire ad esse di fare uso dai loro cannoni contro le unità similari avversare potevano soltanto Insidiarle e minacciarlo e quindi costringerle a modificare la loro struttura, non cambiare Il loro modo di combattere o eliminare la loro ragione d'essere
Dai Tacevo, in apparenza, vi erano da aspettarsi ripcrcuaRionl analoghe sulla tattica navale e su'lc caratteristiche delle navi da guerra.
Ma ecco presentarti sin man. accanto alla corazzala e alTLn-cnociatore una nuova grande • strana nave, slmile a una scatola chiusa, con un coperchio plano, lutto, sgombro di ostacoli il ponte; e in questo ponte, (immorsate in poco spazio su un luto della nave, nome per un errore di costruzioni* o per una mi sten ma bazarria del costruttore tutte le strutture che gli ingegneri navali collocano abitualmente lungo li piano longitudinale della nave e distri bui ardono equamente fra la prora c la poppa, alberi, antenne, fumatoli, torri delle artiglieri»*, torrette e pianole di comando Queata oasi che raccoglie tutte le soprastrutture nel gran diverto del «ponte di volo» A La cosidetta • ionia ». questa nuova c curiosa nave è la • nave portaerei ».
Fin quando la prima nave portaerei è comparsa sul mari, un grande interrogativo era volto verso l'avvenire: corazzata o portaerei* Fin da quando la nuova « spedo architettonica navale » è diventata una realtà, Il problema della influenza dell'aereo sulla tattica navale aveva spostato violentemente la sua sede e i suoi termini. Non si trattava più di esaminare soltanto come si doveva modificare la protezione o l'armamento della corazzata per metterla In condizione di resistere alle offese aeree o proferibilmente di respingere gli attacchi aerei; era questione ormai di stabilire se 11 portaerei si sarebbe dimostrato Inutile o se avrebbe trovato una formula di convivenza colla corazzata o se infine avrebbe reso impossibile Tlm-psego della corazzata « quindi superflua resistenza di questui lima.
Il portaerei infatti introduceva la forza aerea come componente costante della forra navale, in qualunque bacino, in qualunque condizione di tempo e di luogo, a qualunque distanza dalle basi A Questo punto del ragionamento schematico e teorico si presenta il dilemma: credere o non credere alla potenza distruttrice dell'aviazione nei confronti d'uno forza na-vate e ìlk varie possibilità dei mezzi aerei nella guerra in mare.
Chi averne categoricamente negate queste passibilità avrebbe evidentemente approdato a queste roncUnioni « Le forre aeree non avranno molta importanza nello guerra marittima o quanto meno non altereranno in misura apprezzabile il mollo di rombatimi delle dotte, in particolare non impediranno alle corazzate di una flotta di arrivino a contatto con quelle della flotta nemica, saranno soprattutto queste corazzate che decideranno la battaglia nuvole e le sorti della guerra sul mate: dunque tanto vaie costruire una torarzata di più del nemico piuttosto eh** disperdere le proprie risorse nella costruzione di navi portaerei. La solo accortezza che dovremo avere sarà quella d: costruire corazzate ancor piu robuste e largamente dotate di armi contraeree perché non debbano temere
I aerea, cosi come flORt Itili corsi rate potentemente per non tornar# la polenta distruttrice delle artiglierie, cosi come nano stale munite di buona difesa subacquea, di una accurata compartimcntazione stagna, di polenti pompe di esaurimento, per garantire efficacemente la loro sicurezza contro le insidie subacquee ».
Chi <nv#co avesse avuto una Incondizionata fiducia nelle possibilità della nuova orma nella guerra su! mare avrebbe razionato ptu o meno in quest'alt!4 maniera < Con un numero di portaerei prevalente sul nemico il potrà sempre assicurare il dominio del cielo non solo nella zona della battaglia, ma In lutto il teatro delle operazioni, per quanto vasto e lontano dalle basi terrestri di appoggio Da lira parte, chi nella guerra marittima conseguirà il dominio de] deio abbatterà colla • caccia • gli aerei da ricognizione del nemico il quale resterà cosi completamente all'oscuro dei movimenti avversari; potrà a ma volta coi propri ricognitori controdate costantemente la posizione e I movimenti del nemico, col quale giuncherà a • mo-boa»; potrà quindi trovili ^gcvolmonta fuori tiro dalla corazzai*? nemiche, ma abbastanza vicino ad goto per raggiungerlo 0 batterla stetomatlcumente per mezzo dei suoi aerei d'a?-aalto. bombardieri. Giuranti o di altre specialità ancora La conclusione sarà che le formidabili artiglierie delle corazzate diventeranno inutili perché non 11 uscir anno mal od aprire 11 fuoco sull'inafferrabile c invisibile nemico c resteranno anzi vittime del sucri attacchi aerei ».
È evidente che questo ragionamento condurrebbe alla abolizione «ielle corazzate o meglio alla loro sostituzione con le navi portaerei nelle flotte del futuro.
Non è il caso di aggiungere, tebé LI Lettore lo Immagina benissimo da gài il ragionamento intermedia il quale conduce evidentemente alla conclusione Intermedia, cioè alla co-riiiuzlcne dei nucleo principale delle flotte con un complesso compost0 sia da corazzato sia da portateti. 2 11 criterio che giù da moli: anni d stato tradotto in pratica dalle Ire maggiori Potenze navali del mondo — Inghilterra, Stati Uniti e Giappone « al quale mostravano di volersi attenere anche altro cospicue marine da guerra, quali te francese e la sovietica.
Nelle marine suddette la proporzione fra corazzate e portaerei ho mostrato ft.no od ora una pronunciata tendenza a ano-5tarsi a favore dell# navi portaerei Ottetto fatto non risolve peraltro 11 dubbio che ai affaccia a queste punto e cioè se la formula intermedia attuale (corazzate c portaerei) sogni una fase di transizione fra te formula del passate (corazzate), e
L'aspetto di una corazzata della classe «Vittorio Veneto* vista «al traverso». « A sinistra. Il piano della stessa corazzata, con la di* stribuzlone delle varie artiglierie.
la formula dell’avvenire (portaerei) o se invece preannunci fin d'ora una convivenza e un equilibrio futuro fra i due massimi tipi di navi da guerra, basato su rapporti che la dottrina e la esperienza indicheranno.
Troppo scheletriche, teoriche, generiche sono le linee alle quali, nella loro necessaria brevità. abbiamo dovuto ridurre i due « ragionamenti-tipo » che abbiamo presentato, perché essi possano soddisfare e rispondere a innumerevoli obiezioni, alla vasta casistica, alle particolari condizioni di questo o di quel paese.
Comunque essi mostrano che in ogni caso anche questa volta il mezzo minimo non segnerà la condanna del mezzo massimo, ma si limiterà ad alterarne più o meno profondamente le caratteristiche salienti. E quando anche l'aereo facesse sparire la corazzata, sta il fatto che in compenso esso ha già fatto comparire il < portaerei ».
Il problema (intendiamo dire l’interrogativo che si legge in testa a questo articolo) è posto da tempo. Noi non pretendiamo certo di sentenziare su di esso e tanto meno di risolverlo.
Ci siamo limitati a richiamarlo e a presentarlo nei suoi termini essenziali. Aggiungeremo solo che, secondo il nostro personale avviso, le contradizioni più stridenti che si potrebbero dare in questa materia, sarebbero credere nell'aviazione e negare il portaerei, ovvero patrocinare il portaerei e negare l’aviazione.
Il problema è posto. Lo risolverà l'esperienza della guerra che oggi si combatte; lo risolveranno gli Stati Maggiori delle massime potenze navali; lo risolverà il tempo.
Per ora ciascuno rimane ugualmente padrone di immaginarsi la grande guerra oceanica del... 1977 combattuta fra due flotte di portaerei, ovvero fra due flotte non molto diverse da quelle eterogenee e complesse che esercitano oggi tanta profonda influenza sulle vicende di questo intenso presente europeo.