Siluri di terra

Se il siluro funzionava così bene in mare, perché non usarlo sulla terraferma?
La risposta sta nel fango e nei crateri della terra di nessuno, che avrebbero reso i viaggi di queste piccole macchine molto difficili e probabilmente troppo brevi.

Ciò nonostante, l’invenzione di veicoli senza equipaggio rimane una delle più alte aspirazioni dell’immaginario tecnologico della Prima guerra mondiale, soprattutto negli Stati Uniti [1]. Il veicolo, brevettato in diverse versioni, doveva trasportare almeno una tonnellata di esplosivo. La sua detonazione era controllata tramite un filo, un timer o un sensore a contatto. Secondo i brevetti, i fili collegati alle macchine potevano controllarne la velocità (ma non la direzione: soltanto in linea retta) e persino essere utilizzati per recuperare i siluri che avevano mancato il bersaglio. La macchina era pensata per sostituire l’artiglieria, risolvendo il problema (molto reale) del fuoco di sbarramento che avvisava i difensori dell’imminente attacco di fanteria. La produzione di massa si riteneva economica: tra i 150 e i 1.000 dollari l’unità, mentre un siluro navale costava 7.000 dollari. Per ridurre i costi si propose persino di utilizzare automobili di seconda mano.

La metafora marina è ancora più evidente nel caso del “sottomarino sotterraneo” o subterrane, secondo la definizione data dal suo inventore. In realtà, la macchina era simile a un siluro marino: senza equipaggio, avrebbe dovuto scavare la strada fino alla trincea nemica, rimuovendo il terreno di fronte a sé e riversandolo posteriormente. Si diceva che il suo viaggio sotto la terra di nessuno potesse durare settimane, ma i 120 metri cubi di dinamite che trasportava avrebbero garantito la distruzione del bersaglio.

Prev Next