Tabacchiera nazionale

Item

Titolo (Dublin Core)

Tabacchiera nazionale

Creator (Dublin Core)

Antonio Milanesio (dis)
Daniele (lit)

Spatial Coverage (Dublin Core)

Torino

Date Created (Dublin Core)

1848

Temporal Coverage (Dublin Core)

Rivoluzione del 1848

Format (Dublin Core)

carta/ litografia
cartapesta/ laccatura
Scatola a due valve di cartapesta laccata di nero; sulle due facce sono incollate le litografie poi laccate.
Altezza: 2 cm
Diametro: 6 cm

Source (Dublin Core)

Rights (Dublin Core)

Subject (Dublin Core)

Celebrità politiche
Sovrani riformatori
Tabacchiera

Description (Dublin Core)

La Tabacchiera
Nel febbraio 1848 sui principali giornali torinesi apparve un avviso che annunciava l’imminente messa in commercio di una “Tabacchiera Nazionale”. Si trattava di una tabacchiera di cartone pressato , che presentava sui due coperchi litografie incollate e poi laccate: su una vi era l’immagine dei tre sovrani riformatori – Pio IX, Carlo Alberto, _Leopoldo II - , e sull’altro i ritratti di tre leader del liberalismo piemontese, Gioberti, D’Azeglio e Balbo. La tabacchiera poteva essere acquistata - come spesso avveniva per libri, periodici, stampe – attraverso una sottoscrizione presso due librai-editori torinesi, fratelli Reycend (la litografia in Piemonte) e Luigi Tognol; i librai delle province o di paesi esteri erano autorizzati a raccogliere le sottoscrizioni e inviarle ai due librai torinesi. Il costo dell’associazione variava a seconda se la stampa incollata era a colori o in bianco e nero, ma era in ogni caso contenuto. Si trattava dunque di un oggetto che poteva entrare nelle tasche di molti, come veniva sottolineato qualche anno dopo: “immaginatevi una bella scatolina rotonda, né alta, né bassa, né troppo grande, né troppo piccola, che bene potesse capire nelle tasche: e parimenti potesse fare bella mostra di sé sul tavolino; non così preziosa ed elaborata che sentisse dell’effeminatezza e del lusso; né per converso così ruvida e greggia, che sapesse dell’agricoltore; in breve una scatolina sul giusto mezzo, che ci confà con tutti i gusti, che si addice a tutte le condizioni; e tale era appunto la tabacchiera nazionale” (La Tabacchiera nazionale. Strenna dello Smascheratore. A suoi associati, Tipografia Zecchi e Bona, Torino, 1850, p. 15)
Promotore dell’iniziativa e autore dei disegni, era Antonio Milanesio.
Un industrioso patriota
Regio geometra, insegnante di calligrafia all’Accademia militare, esperto di fortificazioni e di sistemi di misurazione, autore di trattati sulla stenografia, Milanesio era stato capo-divisione nell’Azienda di artiglieria e dal 1833 Intendente. Era anche un cultore delle belle arti e si era cimentato saltuariamente nella realizzazione di disegni e stampe celebrative. Nel 1839 aveva disegnato il manifesto della prima riunione degli scienziati a Pisa, un manifesto al centro del quale campeggiava Leopoldo II.
Nel 1847 Milanesio mise queste sue capacità artistiche al servizio del movimento patriottico, realizzando due stampe litografiche: L’apoteosi anticipata dei tre augusti promotori del Risorgimento d’Italia. Pio Ix, Carlo Alberto e Leopoldo II e Ricordo nazionale del giorno 29 ottobre 1847 giorno luminoso in cui Carlo Alberto emulo di Pio IX e Leopoldo II entrava per la via delle riforme (link). Le due stampe avevano come soggetto i tre sovrani riformatori, collocati in quella formazione a piramide che sarebbe stata riprodotta anche nella tabacchiera.
Parigi
La sottoscrizione lanciata dai giornali piemontesi per l’acquisto di questa tabacchiera ottenne un grande successo: secondo “L’Opinione” vi erano state 2000 adesioni, per “Il Mondo Illustrato” addirittura 4000. Per produrre un così gran numero di tabacchiere, Milanesio decise di recarsi a Parigi, dove non solo esisteva una solida capacità manifatturiera in questa settore, ma anche una tradizione di tabacchiere politiche. Nel 1820 il dibattito sull’interpretazione della costituzione si era tradotto in una “guerra di tabacchiere”, che vedeva contrapposta la Tabatiere constitutionelle (link), progettata dai liberali e quella realista, denominata Tabatière-Dieudonne dal nome del figlio postumo del duca du Berry. All’indomani della rivoluzione del 1830 era stata realizzata invece una "Tabatiere Nationale" (link) dedicata “agli amici della libertà e della garanzie costituzionali” e prodotta secondo il giornale “Le Constitutionnel” addirittura in 500.000 copie.
Milanesio conosceva il mondo degli incisori parigini (nel 1826 aveva commissionato all’incisore parigino Jazet la realizzazione di un suo disegno di Carlo Alberto a cavallo) ed è anche molto probabile che per la sua impresa si fosse ispirato alle tabacchiere politiche degli anni Venti e Trenta. Però la sua spedizione commerciale parigina fu ostacolata dalla rivoluzione che convolse la capitale francese. Dovette aspettare quasi due mesi prima di vedere realizzate le sue tabacchiere e alla fine di aprile riuscì a portarle a Torino.
I molti volti del successo.
I giornali del Regno pronosticavano grande successo per un oggetto di questo genere, che consentiva di coniugare piaceri quotidiani – il fumo – con alti ideali politici: per “Il Risorgimento” la tabacchiera consentiva di poter contemplare con frequenza questi volti «amati», un piacere «accresciuto da una delle più comuni e innocenti voluttà della vita». La presenza di tutti i volti «riformatori» avrebbe dovuto inoltre rendere questo oggetto desiderabile per ogni buon cittadino del Regno: «Quale abitante della Savoia non desidererebbe oggi avere i ritratti dei tre principi riformatori Pio IX, Carlo Alberto, Leopoldo II? E chi non vorrebbe affiancare ai ritratti di questi grandi uomini, quelli dei tre famosi scrittori i quali, attraverso le loro opere, mettono in luce queste felici riforme: Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo e Massimo d’Azeglio» (“Les Courier des Alpes”, 8 febbraio 1848). Le poche testimonianze sulle reazioni del pubblico sembrano suffragare questi auspici. Quando la tabacchiera finalmente arrivò a Torino, si assistette «lungo le strade un correre, un affaccendarsi, un chiedere continuo: - E’ giunta? – Sì, laudato Dio è giunta la tabacchiera nazionale – e poi un ripetere a coro: - Viva l’Italia !. Tutti si affollavano nel magazzino che custodiva il grazioso deposito. I curiosi prorompevano in esclamazioni di meraviglia: - Oh! bella! magnifica! degna proprio del bel paese! (..). Fu in quel giorno un aprire continuo di tabacchiere, un presentarle, un baciarle, un nasare non interrotto insino a tarda notte» (La Tabacchiera nazionale. Strenna dello Smascheratore. A suoi associati, Tipografia Zecchi e Bona, Torino, 1850, p. 17). Un successo confermato anche dalla presenza sul mercato di tabacchiere “apocrife”, come denunciavano il giornale parigino “La Presse” e poi “Il Mondo Illustrato”. E in effetti una tabacchiera con la stessa struttura iconografica si trova conservata presso Musei Civici di Palazzo Farnese a Piacenza (link). La popolarità della tabacchiera nazionale la fece diventare anche parte integrante del linguaggio politico. Nel novembre 1848 su “Il Fischietto” l’ormai tramontata prospettiva di un risorgimento nazionale guidato dai sovrani e dai liberali moderati veniva raffigurata allegoricamente da una vignetta intitolata "La nazionalità è in ribasso, anche sulle tabacchiere dell'intendente Milanesio" (link)

Date Submitted (Dublin Core)

13 novembre 2024

Contributor (Dublin Core)

Enrico Francia

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Tabacchiera nazionale

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Tabacchiera nazionale "apocrifa" Physical Object
La nazionalità è in ribasso, anche sulle tabacchiere dell'intendente Milanesio Physical Object