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Titolo (Dublin Core)
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Sciallo di Cattaneo e Mazzini
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Titolo alternativo (Dublin Core)
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Lo sciallo del Risorgimento
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Creator (Dublin Core)
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Anonimo
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Spatial Coverage (Dublin Core)
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Lowlands, Scozia (presumibilmente Falkirk)
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Date Created (Dublin Core)
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ante 1869
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Temporal Coverage (Dublin Core)
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post 1848
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Format (Dublin Core)
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lana grezza, cm 280 x 150 (300 x 170 con le frange cm 10 sui quattro lati), plaid di stile “Maud”
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Source (Dublin Core)
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Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento | Genova
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Rights (Dublin Core)
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https://www.museidigenova.it/it/museo-del-risorgimento
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Subject (Dublin Core)
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Carlo Cattaneo
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Giuseppe Mazzini
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Maurizio Quadrio
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Sara Nathan
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Agostino Bertani
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Adriano Lemmi
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plaid
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tartan
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sudario
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reliquia laica
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Risorgimento repubblicano
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Pisa
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Genova
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Description (Dublin Core)
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Nel Museo del Risorgimento di Genova, dentro la teca dedicata alla morte di Giuseppe Mazzini, è esposto un panno di lana ripiegato a mo’ di cuscino , con un breve testo ricamato in seta:
Questo Panno / che fu di / CARLO CATTANEO / e ne ravvolse la salma / il / 6 Febbraio 1869 ebbe caro / come suo ricordo / GIUSEPPE MAZZINI / e lui coprì / malato e morto / il / 10 Marzo 1872 / Ag[ostino] Bertani
Accanto, una didascalia recita:
Scialle quadrettato bianco e nero / Panno di lana (509 ) / Ha ricamata l’iscrizione “Questo Panno…” / Lo stesso panno ravvolse anche la salma di Maurizio Quadrio, / morto il 14 novembre 1876.
Lo sciallo è immancabile nell’iconografia della rappresentazione della morte di Cattaneo e Mazzini. L’avere avvolto i due leader del Risorgimento repubblicano con l’apparenza di un sudario ne esprime plasticamente la vicinanza e al panno fa acquistare un significato che va ben oltre il valore elementare di coperta.
Comunemente definito sciallo (nell’uso settentrionale del sec. XIX) o scialle, in realtà si tratta di un plaid, o meglio un maud , sullo Scottish Register of Tartans chiamato Shepherd o Falkirk, ovvero una coperta di lana grezza a due colori naturali (chiaro e scuro) realizzata secondo un motivo semplice e primitivo, una scacchiera di piccoli quadrati regolari chiari e scuri, precedente l’uso delle policromie consuete tra i tartan scozzesi, prevalentemente usato nelle Lowlands, le contee scozzesi prossime al confine con quelle inglesi.
Le sue misure sono 280 x 150 cm, cui bisogna aggiungere 10 cm di frangia sui quattro lati, e il peso è di poco inferiore agli 800 gr. Il quadrato di base del motivo a scacchiera ha il lato di circa 4 mm ed è composto da 4 fili. Sulla parte posteriore presenta numerosi rammendi e qualche buco da camola.
Numerose anche le toppe, fatte di un eguale tessuto, applicate ad arte in modo da non apparire nella parte anteriore. Su un bordo lungo risulta tagliato un rettangolo di stoffa di misura 14 x 4 cm. Su tutto il bordo inferiore (considerando superiore quello dove è stata ricamata la scritta in seta) si nota un raddoppiamento del tessuto come se al panno fosse stata giustapposta un’intera striscia di tessuto.
Riguardo alle toppe, indistinguibili dallo sciallo per qualità e colore, si può ipotizzare il ricorso a un plaid del tutto analogo, oppure, pare plausibile, a una striscia dello stesso plaid ricavata sul bordo inferiore: ciò che spiegherebbe il raddoppiamento come effetto della ricongiunzione della parte terminale comprendente la frangia. In questo caso, la lunghezza originaria potrebbe essere prossima a 300 cm.
L’assenza di cuciture mediane e la larghezza del tessuto ben più ampia della misura media di circa 70 cm ottenibile con il tradizionale telaio manuale scozzese lascia pensare a una fabbricazione col telaio meccanico. Sui lati del maud non si trova alcun segno – cifra o marchio – che permetta di risalire alla manifattura che lo ha prodotto. Peraltro, il modello Shepherd risulta nell’elenco della ditta William Wilson and Son, di Bannockburn (Stirling), la principale manifattura di tartan nel corso del sec. XIX, ed era comunemente prodotto a Hawick (Scottish Borders).
I documenti finora consultati non permettono di capire come la coperta sia arrivata in casa Cattaneo, se attraverso un acquisto, un dono o un’eredità: non ne è stata trovata notizia nei carteggi di Cattaneo e Bertani, né se ne trova nell’epistolario di Mazzini consultato in riferimento al periodo 1868-1872.
Avvolto il corpo di Cattaneo e quello di Mazzini, lo sciallo, ormai non più solo un semplice plaid, diventa negli anni un oggetto di memoria da custodire e tramandare. Probabilmente ne esiste un’ampia eco popolare se il Caffaro, quotidiano genovese, il 15 febbraio 1876, annunciando la morte di Maurizio Quadrio, fedele continuatore di Mazzini, avvenuta tre giorni prima, riporta:
Egli è morto in Roma, avvolto nello stesso sciallo che avvolse, nelle ore d’agonia, Cattaneo e Mazzini. Gli amici di tutta la vita si univano ancora nella morte.
Ma la notizia sarò smentita pochi giorni più tardi (26 febbraio)
Secondo Giulio Andrea Belloni, biografo di Quadrio, si tratta dal giornale romano L’Emancipazione
Lo scialle che avvolse Cattaneo è conservato dal deputato Bertani e non servì pel nostro Maurizio.
Smentita degna di attenzione, trattandosi del periodico diretto dallo stesso Quadrio, ma non sufficiente, visto che la falsa notizia ha avuto riverberi fino ai nostri giorni. Si veda il catalogo dei documenti esposti nelle sale mazziniane, stampato nel 1972, che riporta: Scialle di lana di Carlo Cattaneo che coprì Mazzini malato e la sua salma, e, successivamente, quella di Maurizio Quadrio , o il successivo catalogo generale del 1987 , fino ad arrivare alla didascalia citata in apertura.
Dopo la morte di Mazzini, lo sciallo passa nelle mani di Agostino Bertani che, in seta bianca, vi fa ricamare la scritta di autenticazione riportata in apertura. E la fa ricamare nella parte alta a sinistra, in modo che, piegato, lo sciallo possa assumere la foggia a cuscino mantenuta fino a oggi.
Del ricamo non sappiamo né quando né a chi Bertani l’abbia commissionato; resta solo il cartamodello conservato presso il Museo del Risorgimento di Milano, insieme con una successiva nota anonima:
Questa è l’epigrafe scritta da Bertani per lo sciallo che coprì prima Cattaneo poi Mazzini ed è a questo sciallo che Bertani allude nel suo testamento. Ricordo lasciato ad Adriano Lemmi, 1885.
Col medico milanese il tessuto ha cambiato destinazione d’uso: non più panno per avvolgere, ora più simile a un cuscino funebre, diventa oggetto di memoria e, sempre più, reliquia.
Nel testamento, steso nel 1882 e confermato il 5 giugno 1885 – anno precedente la morte –, lo sciallo figura tra i pochi beni descritti lasciati dal medico:
Lascio all’amicissimo mio Adriano Lemmi, di Livorno, abitante in Firenze, Via della Scala N° 50, od a Roma, Via Nazionale N° 54, la cassetta che è nel mio salotto in Genova, di vari legni americani, contenente il panno che avvolse C. Cattaneo e G. Mazzini, affinché egli, patriotta inarrivabile e mai chiassoso, lo conservi e lo faccia conservare da’ suoi figliuoli, caro pegno di dolore, e ricordo di ammirazione ed esempi da seguirsi per il bene della patria nostra.
Donato dagli eredi Lemmi al Comune di Genova, al quale fa capo l’Istituto Mazziniano, lo sciallo alla fine del 1932 è stato collocato nel sacrario mazziniano, dove è ancora conservato, mentre della cassetta e dell’autografo non resta traccia.
La storia dello sciallo racconta una ‘carriera’ sorprendente: da semplice coperta a mensuale d’altare, addirittura fino a bandiera: nientemeno che “alter ego” del Tricolore! Coime ha annotato Pietro Barbèra nel 1915:
Ben, dunque, fecero gli amici di Mazzini coprendo amorosamente la salma di lui con lo stesso drappo che coprì quella di Carlo Cattaneo; nella nostra fantasia lo scialle scozzese si trasforma in bandiera e diventa il tricolore italiano.
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Contributor (Dublin Core)
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Massimo Angelini
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Bibliographic Citation (Dublin Core)
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Massimo Angelini, Lo sciallo del Risorgimento. Da plaid a reliquia: la carriera di un panno. Genova: Musei Civici, 2025.