MEDICINA E ILLUMINISMO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO

Item

Title
MEDICINA E ILLUMINISMO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO
Creator
Roy Porter
Date Issued
1979-04-01
Is Part Of
Quaderni Storici
volume
14
issue
40
page start
155
page end
180
Publisher
Società editrice Il Mulino S.p.A.
Language
ita
Format
pdf
Relation
The Birth of the Clinic: An Archaeology of Medical Perception, United Kingdom, Routledge, 1976
Madness and Civilization. United States, New American Library, 1971
Discipline and punish, New York, Vintage Books, 1979
Rights
Quaderni storici © 1979 Società editrice Il Mulino S.p.A.
Source
https://web.archive.org/web/20230920084536/https://www.jstor.org/stable/43777764?searchText=Foucault&searchUri=%2Faction%2FdoBasicSearch%3FQuery%3DFoucault&efqs=eyJsYV9zdHIiOlsiYVhSaCJdfQ%3D%3D&sd=1975&ed=2000&pagemark=eyJwYWdlIjo1LCJzdGFydHMiOnsiSlNUT1JCYXNpYyI6MTAwfX0%3D&groupefq=WyJzZWFyY2hfY2hhcHRlciIsIm1wX3Jlc2VhcmNoX3JlcG9ydF9wYXJ0IiwiY29udHJpYnV0ZWRfdGV4dCIsInJldmlldyIsInNlYXJjaF9hcnRpY2xlIiwicmVzZWFyY2hfcmVwb3J0IiwiY29udHJpYnV0ZWRfYXVkaW8iXQ%3D%3D&ab_segments=0%2Fbasic_search_gsv2%2Fcontrol&refreqid=fastly-default%3A192d54ae35c0f2739afb1220ba309796
Subject
discipline
surveillance
body
science
confinement
extracted text
MEDICINA E ILLUMINISMO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO *
1. Il problema. Nelle recenti sintesi di storia sociale, cultu* rale ed economica del Settecento inglese vengono scarsamente ricordate sia la medicina sia l'illuminismo1. Specialmente quanto alla medicina questo disinteresse non deriva da mancanza di puntuali ricerche specialistiche2. Ma il fatto è che gli storici sociali generali non hanno sentito il bisogno di collegare fra loro medicina, illuminismo, sviluppo della società inglese: il che non prova tanto una marginalità di questi temi rispetto alla vita del paese, quanto piuttosto la frammentazione dominante negli studi storici. Gli storici sociali sacrificano all'altare della sofisticazione specialistica. La tela compatta è stata spezzettata: in questo scritto si propongono alcuni modi per ricucirla.
Sarebbe in verità paradossale se medicina e illuminismo non avessero interagito notevolmente, poiché molti «philosophes» erano interessati alla medicina e poiché in Inghilterra molti medici erano letterati, da Locke e Berkeley e Mandeville, passando da Smollett e Hartley fino a Erasmo Darwin3 e a Beddoes. Gente di medicina si batteva per rivendicazioni illuministiche, come l'istruzione o l'abolizione del commercio degli schiavi. Dal canto suo il pensiero illuministico riconsiderò alla luce della biologia proposizioni teologiche e filosofiche tradizionali come la teodicea della morte, l'anima, le relazioni fra spirito e corpo, pensiero e cervello. E gli storici «interni» della medicina hanno ritenuto di individuare un illuminismo medico e di attribuire certi progressi nel loro campo alle idee illuministiche. Così Lester King ha puntualizzato la nascita di un «empirismo illuminato»4 e Richard Shryock ha sostenuto che «fu naturale» che
* Questo saggio rappresenta un’anticipazione del testo di un contributo preparato per il convegno di storia sociale della medicina che si terrà a Hull nell’estate del 1979. I riferimenti bibliografici sono fatti sulla base delle edizioni inglesi delle opere citate.



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«l’età deH’illuminismo contemplasse il progresso verso la medicina moderna»5.
Non sorprende, dunque, che sia pure da storici non sociali siano stati fatti in Inghilterra tentativi di raccordare l’evoluzione della medicina e il movimento illuminista. Per dirla schematicamente, esistono al riguardo due linee interpretative contrapposte. La prima, che si può chiamare di «ottimismo ingenuo», è stata descritta in modo alquanto volgare da Peter Gay6 il quale, analizzando l’illuminismo come medicina e terapia, sostiene le proposizioni seguenti: a) i filosofi vedevano giustamente se stessi come «medici missionari»7, che curano le malattie della società: per loro la filosofia era il medicamento per i guai del presente8; b) essi osservavano che l’autentico progresso non consisteva in una cura pretesca di anime fittizie, bensì nel concreto trattamento medico della salute del corpo; c) di conseguenza, «per l’uomo deH’illuminismo la medicina [...] era il più visibile e più profondo indice del generale progresso»9; d) la scienza medica e l’epistemologia (esperienza, esperimento) deH’illuminismo «rivoluzionarono la medicina»10, attraverso innovazioni come il vaccino11 ; e) pertanto «rilluminismo risultò insieme guarigione e terapia»12: «gli effetti salutari dell’illuminismo erano evidenti sul volto stesso delle persone»13.
All’opposto di questo inno aH’illuminismo come panacea sta l’ambigua e talora stizzosa revisione delle implicazioni mediche deH’illuminismo rintracciabile in storici specialistici come Ro-sen e Coleman e in pensatori teorici più globali come Foucault14 e Illich. Il nucleo della loro interpretazione, che chiamerei «pessimismo cospirativo», vede rilluminismo e la medicina alleati nel costruire una nuova età di potere laico. Offrendo un «miraggio di salute», i dottori deH’illuminismo vendevano a un credulo popolino quel che Illich chiama la «medicalizzazione della vita»15. Mediante progetti per una politica sanitaria, mediante il «culto degli ospedali» e l’interventismo tecnologico, mediante il tentativo di controllare la morale collettiva attraverso l’igiene pubblica, l’assolutismo illuminato alimentava la professione medica per edificare lo «stato di polizia»16. La medicina avrebbe edificato «le illusioni della ragione»17, poiché «l’illuminismo, che scoprì le libertà, inventò anche la disciplina»18. Di qui il mercantilismo medico, il cameralismo medico, la polizia medica proposti e in certa misura realizzati negli Stati tedeschi, come pure le ambizioni ideologiche in Francia, parzialmente concretate nella Société royale de médecine, questo «figlio deH’illuminismo»19. Come Coleman ha giustamente sottolineato,



Medicina e Illuminismo nell’Inghilterra del Settecento 157 i philosophes del tardo illuminismo guardavano allo Stato come garante della salute pubblica20.
2. Il caso dell'Inghilterra. In che misura le due visioni del-r«ottimismo ingenuo» o del «pessimismo cospirativo» sono state applicate all'Inghilterra? Ma sono esse davvero applicabili?
È stato giustamente notato che pochi storici sociali hanno affrontato questa tematica. Per converso, storici inglesi della medicina e della salute pubblica hanno adoperato il concetto di illuminismo tanto come causa che come conseguenza di trasformazioni in campo medico: qui prevale l'«ottimismo ingenuo». Talvolta questo orientamento interpretativo non comporta nulla più che il linguaggio deH'illuminismo, usato in maniera indefinita, teologica, whiggish, a fini laudatori. Per esempio Hutchins ha approvato la pratica «illuminata» del Foundling Hospital che allontanava le nutrici dopo che tre bambini da loro accuditi fossero morti («come risultato di questa pratica illuminata, solo 66 morirono fra i 136 accettati il primo anno»)21 : ma Hutchins non aveva una precisa idea delle connessioni fra pratica dei managers ed istanze dei Lumi. Analogamente, quando King definisce l'«illuminismo medico» nel senso che i vecchi sistemi dogmatici vengono spazzati via da un nuovo «empirismo illuministico», cioè da «un rinnovato e più chiaro modo di guardare al mondo»22, non si comprende bene quale forza di impatto egli attribuisca alle specifiche filosofie illuministiche.
In molte opere storiografiche, poi, i menzionati successi sono collocati in imo stereotipo scenario mitico dell'illuminismo, scolpito nel cuore degli storici della medicina. Si prenda, per fare un esempio, The historical development of British psychiatry di Denis Leigh: l'illuminismo vi è rappresentato come un importante passo in avanti nel trattamento delle infermità mentali in quanto rompeva con la credulità religiosa (demonismo, stregoneria), con la crudeltà (fruste e catene), con la ciarlataneria (come Greatrakes l'Adulatore). Rispetto a tutto ciò «il pensiero illuminato del Settecento» generò «terapia morale» e «ottimismo»
L'accostamento dell’illuminismo ai progressi medici e al miglioramento della salute è per la verità il filo sotterraneo che domina il grosso della storiografia medica, in cui si possono individuare cinque rivendicazioni: a) le idee illuministiche contribuirono a rendere la medicina più razionale, empirica, sperimentale. Trevelyan lo sostiene decisamente quando afferma che «la professione medica uscì dai secoli oscuri della ciarlataneria

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e della superstizione verso la luce della scienza»24. Le pratiche popolari e magiche, i sortilegi, fecero posto a cure scientifiche come la vaccinazione o come i succhi di frutta contro lo scorbuto “
b) Gli animi divennero più sensibili alla sofferenza, fiorirono umanitarismo e filantropia, le cure diventarono meno impietose (p. es. i pazzi furono liberati dalle catene per essere chiusi in camicie di forza). Bethlem — il manicomio — fu chiuso ai visitatori. Sicché King-Hele ritiene che «si debba ammirare» Erasmo Darwin per il suo «lavoro pioneristico nel curare le malattie mentali con umanità anziché brutalmente»26.
c) A loro volta queste idee determinarono un grande incremento di istituzioni sanitarie (ospedali, ambulatori, dispensari, centri assistenziali e specialistici, manicomi, e così via), e l'esigenza di norme più adeguate per il loro funzionamento (si veda Toughts on hospitals di John Aikin, 1771), come pure un alto livello della loro gestione (si vedano le ispezioni di John Howard).
d) Il sempre maggiore impegno rivolto al progresso materiale diede impulso a un movimento per l'igiene e la salute pubblica attraverso miglioramenti in settori come disponibilità d'acqua, fognature, pavimentazione stradale, regolamenti edilizi, fino alla costituzione di commissioni sanitarie locali27.
e) Per finire, la prova di questa tensione verso i problemi della salute è stata individuata nell'aumento demografico, sia che lo si faccia dipendere dalla medicina illuminata (a cominciare dalle vaccinazioni) “, sia che lo si attribuisca a un miglioramento delle condizioni generali di vita29.
Chi sottolinea l'impatto dell'atteggiamento illuministico verso la pratica medica in Inghilterra si vale essenzialmente di due argomenti. In primo luogo, quel secolo vide indubbiamente una grande espansione dei provvedimenti sanitari. Nell'ultimo periodo degli Stuart vi erano nel Regno meno istituzioni di tipo ospedaliero che in qualunque altro analogo paese europeo. Il secolo successivo vide invece aggiungersi ai due ospedali generali della Londra medievale — il Bart e il St. Thomas — altri cinque (il Westminster nel 1719; il Guy nel 1725; il St. George nel 1733; il London nel 1740; il Middlesex nel 1745). Ospedali specialistici furono creati per la prima volta a Londra, come gli ospedali per la maternità, il Foundling Hospital, il Magdalen Hospital per il recupero delle prostitute, il Luck Hospital per le malattie veneree. Furono aperti dispensari, tanto che nel 1800 essi assistevano circa 50 mila persone l'anno a Londra. E tutti

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questi progressi si trasmisero anche nelle province, dove prima del Settecento non vi erano ospizi specifici per i malatiM.
In secondo luogo, molti fra quelli che stavano al centro dello sviluppo medico consideravano se stessi come «illuminati» e avevano atteggiamenti e ruoli tipici deirilluminismo. Così il dottor John Aikin pensava che «mai i diritti umani furono meglio interpretati e i sentimenti di compassione più coltivati che nel nostro tempo e paese»31. Oppure il dottor John Coakley Lattsom si esprimeva così per giudicare il diffondersi presso gli inglesi di un nuovo atteggiamento verso le malattie: «Nel giro di pochissimi anni ho osservato un completo rivolgimento nella condotta popolare verso i propri amici infermi: si è imparato che molte infermità sono alleviate da una libera circolazione d’aria, dalla pulizia, dal provvedere, invece che reprimere, con benevolenza e con cura al malato»32.
Analogamente, molti medici dei pazzi interpretavano la follia attraverso un’ottica illuministica. Il dottor Battie riteneva che la pazzia dovesse essere affrontata del tutto diversamente dalla criminalità: essa poteva essere curata con un trattamento che non comportava nessuna crudeltà né restrizione fisica, ma piuttosto una buona gestione33. Erasmo Darwin e William Pargeter attribuirono entrambi le cause della pazzia all’influenza del Me-todismo e dell’entusiasmo religioso34. È pure un’espressione dei valori illuministici il fatto che molti dei presunti assassini di Giorgio III non fossero più sottoposti a procedimenti penali ma semplicemente tenuti in custodia come dementi35.
Comunque, si possono fare molte critiche a quella visione di «ottimismo ingenuo» secondo cui l’illuminismo moltiplicava il progresso medico, determinando attraverso la salute una crescita demografica. Il grosso delle pratiche sanitarie del Settecento rimase, in ogni accezione del termine, «non illuminato». Anche nei circoli colti la credulità era ancora dominante, come prova il caso di Mary Tofts36. Molti trattamenti restarono fortemente tradizionali37, come Yancien régime imposto dai Monro a Bethlem, coi suoi rituali salassi primaverili38, o la terapia meccanica a base di «intimidazione, coercizione, controllo», che il reverendo Francis Willis applicò a Giorgio III39. Pratiche ancestrali continuavano a intrecciarsi con vecchie norme. Un personaggio come John Byng poteva scrivere: «Ho bevuto tè di lumache per colazione, perché il petto mi fa molto male»40. L’incompetenza dei chirurghi, ciarlatani e medici (la hogartiana compagnia dei becchini), le nutrici annebbiate dal gin, gli ospe-

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dali maleodoranti, rimasero oggetto di satire e cavallo di battaglia dei riformatori41.
Non sorprenderà dunque se molti storici hanno discusso se la medicina nel Settecento — «una età di agonia»42 — non abbia fatto più male che bene alla salute. McKeown e Brown, per esempio, hanno sostenuto che gli ospedali erano fetidi come «anticamere della morte»43, e altri studiosi sono d’accordo44. Molti demografi storici, che attribuivano l’aumento della popolazione nel Settecento al declino della mortalità, spiegano ora tale declino con andamenti biologici indipendenti dal controllo umano, come l’«accidentale» diminuzione delle epidemie45. E oggi molti demografi pensano che l’aumento della popolazione sia stato più che altro funzione di un accresciuto livello delle nascite derivante da nuovi modelli di famiglia e di comportamento sessuale *.
Vi sono perciò seri dubbi sul fatto che un miglioramento sanitario si sia verificato in seguito a novità in campo sanitario. A maggior ragione anche l’ipotesi che progressi medici in quanto tali siano stati sollecitati dall’impegno verso programmi illuministici non può a sua volta venire raccolta acriticamente.
Per un verso, infatti, forse il Cristianesimo e non l’illuminismo animò le riforme filantropiche in campo medico, così come fu la passione cristiana che infiammò il movimento per le scuole di carità o per la protezione degli spazzacamini e che assicurò definitivamente l’abolizione del commercio degli schiavi. Non si tratta comunque di stabilire una dicotomia fra idee religiose e illuministiche: sarebbe un controsenso storico, poiché l’illuminismo inglese operava entro e non contro un quadro di opinione religiosa aperta, non dogmatica, liberale, sia pure nell’ambito del Cristianesimo47. Si deve però ribadire che molte riforme mediche del Settecento passarono attraverso un modello socio-intellettuale derivante in larga misura dall’appartenenza a sette cristiane, come i Quaccheri Fowler e Lettsom, gli Unitari Haygarth, Currie, Ferriar, Percival e Rigby, il dissenziente indipendente Howard, l’evangelico ante litteram Hanway. Le incisive, decise crociate di Howard derivano da un temperamento puritano, rigoroso, evangelico. Howard, il rigido autoritario, aveva poco a che fare coll’illuminismo4®. Per il filantropo Hanway l’aldilà cristiano rimaneva prioritario: «Imparare come morire è senza dubbio la più importante lezione della vita; è il grande problema della vita [...]; quale follia è continuare ad aggrapparsi alla terra, invece di sforzarsi di salire al cielo!»49.
Per altro verso, le trasformazioni della medicina non sono

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venute fuori più dalla logica di una situazione storica, che da istanze specificamente illuministiche?50. Prendiamo qualche caso particolare per vedere se le idee illuministiche abbiano rappresentato ima forza autonoma, per esempio l'inoculazione del vaiolo, indicata da Razzell come la maggiore salvaguardia della vita operante in quel secolo51. Certamente l’inoculazione non fu un trionfo della «nuova scienza» o della «nuova medicina»: era un empirico rimedio popolare52 importato dal Medio Oriente (qualche volta ci è stato detto che la medicina illuministica tornava a far capo alla medicina popolare)53. È lecito pensare che la sua introduzione in Europa dimostri l'inizio di una propensione empirica deH'illuminismo che faceva abbandonare sistemi aprioristici ed esaminare invece le nuove terapie secondo i loro vantaggi: oppure dicendo ciò cadremmo in un'altra forma di apologia? Geneviève Miller ha dimostrato con certezza che la vaccinazione fu accettata largamente nell’Inghilterra illuminista, mentre fu rigettata dalla Facoltà di Parigi, per quanto fosse sostenuta dai philosophes, ma la stessa Miller nega che questa diversa accoglienza sia riducibile a una semplice dicotomia fra illuminismo e tradizionalismo. Piuttosto si può dire che la vaccinazione ebbe facile ingresso in Gran Bretagna per la ragione, abbastanza contingente, che essa era caldeggiata dalla famiglia reale e da medici di corte come Sloane e Mead, mentre in Francia rimase una pedina nel gioco delle rivalità professionali54.
Un altro punto da considerare è quello dello sviluppo delle applicazioni aritmetiche e quantitative alla medicina. Tròhler55 ha osservato in modo convincente che le statistiche mediche non furono adoperate per la prima volta sistematicamente nella Francia del primo Ottocento, come si crede generalmente, bensì nell’Inghilterra del Settecento. Prima facie si è portati a vedere questo sviluppo come derivazione di idee illuministiche quali l'empirismo lockiano, il calcolo delle probabilità56, l'aritmetica politica, il desiderio di calcolare il dolore in base alla felicità. Vero è che molti degli statistici in questo campo erano empiristi di obbedienza lockiana57. Ma la conclusione di Tròhler è che la quantificazione di fenomeni sanitari non derivò primariamente dalle ideologie bensì dalle circostanze. Medici della marina e dell'esercito come Pringle e Blane maneggiavano un numero così ampio di pazienti da rendere possibili delle statistiche e comunque i medici militari dovevano elaborare in proposito dei rapporti. Gli addetti ai nuovi ambulatori e dispensari cercavano di pubblicare le statistiche delle cure, per ben figurare con gli azionisti e con la pubblica opinione. La sperimentazione di diver-



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se terapie in malattie epidemiche comportava anch’essa una quantificazione. Gente che si trovava al margine, come guaritori, specialisti, professionisti inglesi formatisi in Scozia, si rivolgeva alla scienza e alle statistiche mediche per farsi delle credenziali. In nessun caso dunque le idee furono mai altro che uno fra i molti stimoli operanti.
Infine, il dubbio maggiore intorno alla tesi secondo cui rilluminismo avrebbe trasformato la medicina inglese deriva dal fatto che la condizione complessiva della medicina e dei suoi addetti nella società inglese cambiò ben poco nel corso del secolo. Quello dei tre ordini dei professionisti, delle corporazioni e, al vertice, dei medici-gentiluomini, rimase un sistema così saldo alla fine del secolo come era stato all’inizio. I tentativi interni di ristrutturazione furono deboli e ottennero ben poco58: del resto né re né parlamento cercarono di indagare, intervenire, riformare59, non vi fu uno sforzo comune per la modernizzazione o la professionalizzazione. E non soltanto rancieri régime sanitario sopravvisse, ma nell’Inghilterra settecentesca si manifestarono poche di quelle concezioni filosofiche sul ruolo centrale dei medici — siano essi considerati come incubi della repressione o come angeli della misericordia — nella gestione di una società razionale, che contraddistinguono i progetti illuministici nella Germania cameralista così come nella Francia enciclopedista.
3. Ricostruzione. Queste osservazioni un po’ scettiche e non conclusive non possono farci affermare senz’altro che l’illuminismo abbia mancato di influire sulla medicina inglese. Esse però ci sollecitano a ripensare che cosa intendiamo per illuminismo e per quali vie un movimento del genere avrebbe potuto effettivamente svolgere ima sua influenza.
È intanto essenziale ricordare che l’illuminismo non fu monolitico. Esso non ebbe uno stampo unico, rigido, identico in ogni paese, non si inserì in una modernità assoluta o universalmente omogenea60. I valori illuministici furono anzi sfaccettati e sfumati: accolti da popolazioni diverse, si adattavano alle esigenze e alle circostanze: è tipica la loro differenziazione da paese a paese61. L’illuminismo inglese si sviluppò nel senso dell’individualismo62. La mancanza di schemi interpretativi complessivi e formalizzati della medicina sociale come li hanno colti Foucault e Rosen per la Francia e la Germania non significa che in Inghilterra mancasse una medicina illuministica, tutt’altro, significa solo che gli inglesi illuminati erano contrari al dispotismo stata-



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le63. Il luogo dell’illuminismo medico inglese sta nel privato, nell'individuale, nel locale, nel personale, nel volontario: esso si incarnò di conseguenza in un movimento ospedaliero volontario64, fondato e diretto da azionisti privati, e indirizzò l'impegno per i pazzi verso cliniche private65. Imprenditori paternali-sti allestivano progetti di trattamento sanitario privato, altri investivano in stabilimenti balneologici66. Le nuove società mediche dell'Inghilterra settecentesca non erano istituzioni riconosciute come quelle francesi — la Société royale de médecine e la Société médicale d’émulation — ma dei clubs, come la Medicai Society di Londra, la Colchester Medicai Society, la Hunting-donshire Medicai Society67.
Soprattutto, occorre aver presente che la medicina illuministica in Inghilterra operava in una società di aperta contrattazione individuale. Jewson ha colto lucidamente i termini di quell’ambiente in cui «le acquisizioni specialistiche [...] erano ottenute grazie a un proselitismo individuale, attraverso contatti personali»68. Il modus operandi dei medici inglesi non corrisponde al mondo descritto da Foucault in cui chi soffriva veniva ridotto a un paziente, diventando oggetto di esami clinici: questi veniva piuttosto considerato un cliente, che contrattava con il dottore in un mercato dei medici. Uno dei caratteristici risultati della medicina illuministica inglese fu la formalizzazione dell’etica medica69, la regolamentazione del comportamento individuale del sanitario verso il cliente. Inoltre, nella misura in cui i medici trattavano gente inferiore, essi preferivano la filantropia alla polizia sanitaria usata nel Continente come mezzo di controllo.
Naturalmente uno zelante individualismo può rappresentare la razionalizzazione del conservatorismo e della corruzione. In realtà però esso fu sovente lo stimolo per energiche iniziative locali. Per esempio sono ben note le attività di John Haygarth a Chester, James Curde a Liverpool, Thomas Percival a Manchester per la creazione di dispensari, ambulatori e per l’igiene pubblica70. L'esperienza di Percival a Manchester rappresentò il vivaio di due innovazioni fondamentali: il primo ospedale per malattie contagiose e il primo ufficio assistenziale di sanità (1796). E Thackray ha di recente illustrato il ruolo decisivo che il personale medico ebbe nella vita intellettuale, culturale e civile di quella città verso la fine del Settecento71.
Nel definire la portata ma anche i limiti della medicina illuministica operante nell'ambito dell'individualismo si resta con due impressioni contrastanti. In primo luogo, come Webster ha



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opportunamente sottolineato, le aspirazioni di gente come Perci-val andavano ben oltre alla ricerca di espedienti ad hoc per superare difficoltà locali72 implicavano progetti a lungo termine in materia sanitaria, basati sulle conoscenze e sulla scienza, radicati in comunità concrete. Ma d'altro canto, come Hennock ha notato, questi progetti illuministici di costruzioni sanitarie si realizzarono ben poco73: fin tanto che simili riforme si fondarono sulfindividualismo locale, esse non riuscirono a superare l’ostruzionismo delle diverse comunità. E quest’ultimo poteva essere spazzato via solo da un severo intervento dello Stato, per il quale si dovette attendere l’età vittoriana.
Vi è un secondo modo in cui i nostri problemi circa il rapporto fra medicina e illuminismo possono porsi: domandare invece, come la letteratura dapprincipio fece, se la medicina settecentesca fosse illuminata, cioè se facesse l’uomo più sano, significa eludere la risposta e ipostatizzare, come se fossero immutabili, certi valori culturali relativi, per esempio il significato stesso della salute e della malattia per se stesse e quali dovrebbero essere le funzioni spettanti alla medicina. Solo analizzando come questo ventaglio di atteggiamenti si sia andato trasformando possiamo giudicare l’influenza dei valori illuministici.
In questo senso, vorrei porre in luce tre fondamentali cambiamenti nella considerazione della medicina e della salute da parte deU’illuminismo inglese. Il primo è la sua secolarizzazione. I devianti del Seicento venivano stigmatizzati religiosamente (indemoniati, streghe, ossessi), quelli del Settecento furono invece definiti secondo categorie pseudo-mediche (masturbatori, pazzi, epilettici)74. Molte cure tradizionali, come il tocco taumaturgico del re, presupponevano un intervento religioso: esse perdettero credito nel XVIII secolo. Webster ha dimostrato come il movimento riformatore puritano del periodo della guerra civile associasse automaticamente la rigenerazione del corpo a quella spirituale75. Dottori e pazienti del Settecento abbandonarono invece questo senso delle implicazioni spirituali della sofferenza e dell’efficacia curativa della fede e delle preghiere. Si allentarono molti tabù religiosi contro la terapia medica dei «peccati», furono superate le resistenze religiose contro la creazione di brefotrofi, di riformatori per prostitute, di ospedali chiusi per pazienti di malattie veneree. E non è secondario il fatto che la professione medica desacralizzasse il corpo (per esempio consentendo le autopsie), anche se questi e altri aspetti della secolarizzazione determinarono un’opposizione popolare76. Il Settecento vedeva insomma la salute dove le precedenti generazioni vedeva-



Medicina e Illuminismo neirInghilterra del Settecento 165 no la santità. L'illuminismo si trovò impegnato, per esempio, in un'importante opera di ridefinizione della sfera sessuale77.
Strettamente collegato è un secondo aspetto, quello di un diverso modo di intendere l'infermo. La grande espansione degli istituti sanitari in quel secolo rappresentò essenzialmente un aumento dei provvedimenti per i poveri da parte dei ricchi, esprimendo così una concezione illuministica della filantropia78. Questo sistema di valori umanitario combinava una teoria secolarizzata delle buone opere (secondo la psicologia pelagiana di Locke le buone opere mostrano le virtù) con un controllo sociale nobiliare fatto di paternalismo79. La filantropia medica incarnava ciò che E.P. Thompson ha chiamato l'ostentato teatro rituale del potere nobiliare: i malati poveri meritevoli dovevano essere controllati sia con un diretto indottrinamento (gli ospedali prevedevano l'ascolto obbligatorio di discorsi esortanti alla pietà) “, sia inculcando la gratitudine personale verso i maggiorenti, dovendosi possedere, per essere ammessi, un biglietto di un singolo azionista. La svolta verso la medicina come fonte di carità risponde ai valori terreni deH'illuminismo, mentre in passato grosse donazioni venivano fatte piuttosto a patrimoni ecclesiastici81. Si può anzi dimostrare che i valori illuministici cambiarono il diagramma del comportamento nella carità, mostrando un sostanziale incremento delle somme impegnate in essa82. Questo fatto è importante, poiché si era spesso sostenuto che l’espansione dei servizi sanitari (come dispensari e ambulatori provinciali), andasse spiegata in funzione di una difesa da malattie, danni e incidenti di lavoro derivanti dalla prima rivoluzione industriale. Ora, le ricerche di Webster e Pickstone hanno dimostrato che molte fra le più recenti città industriali, come 01-dham e Ashton, restarono fortemente carenti in questo genere di servizi, mentre i centri più forniti erano le tipiche città mercantili con una forte presenza di gentry, come Kendal e Lancaster. Solo un ethos nobiliare di illuministica e doviziosa filantropia e paternalismo può spiegare dunque certi atteggiamenti significativi nell’atteggiamento verso la malattia83.
Una terza direzione nuova riguarda l’ottica con cui si guardava alla salute. Nella concezione trascendentale preilluministica dell’infermità, la sofferenza e la rassegnazione erano valori positivi M. L'uomo dell'illuminismo, al contrario, guardava alla realizzazione del corpo nell’immediato. Il pensiero illuministico assunse un carattere sempre più utilitario, dove la sofferenza era soltanto il male estremo85. Per di più, gli sforzi della scienza e della tecnica promettevano il dominio della natura e i filosofi cercava-



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no il trionfo della scienza medica sulla sofferenza e sulla morte. Con il sogno di uccidere la sofferenza86, si cambiò il fine da quello di assistere a quello di guarire, «Giobbe divenne Prometeo»87: il prometeismo medico consentì uno sfrenato interventismo della medicina88.
Gli scritti di medici illuministi attestano questa nuova fede nella lotta contro il male. Il materialismo laico di Erasmo Darwin per esempio era incentrato sul corpo89. «La vita è breve», l'uomo non ha la certezza di una «condizione futura», egli è forgiato dalla «mano avara della natura» che lo fornisce di «imperfette e limitate facoltà», cosicché è essenziale conservare la salute fisica. Così Darwin si applicava ai «modi per prevenire la vecchiaia»90, suggerendo a James Watt il tentativo di Rabelais «per indagare quanto a lungo un uomo intelligente e di buon carattere può durare se ha cura di sé».
Nella medicina di Darwin il corpo venne desacralizzato, diventando un oggetto aperto a un «eroico» interventismo e sperimentalismo come gli elettroshock, drastiche inoculazioni, ed altri procedimenti tecnici e psicologici. Come per Samuel Butler, ultimo discepolo di Darwin, la malattia era quasi un delitto. «Io bevo solo acqua — si vantava il morigerato dottor Darwin — e sto sempre bene». La gioia era in primo piano nella sua concezione medica.
Come ha dimostrato Lawrence Stone, le famiglie in questo periodo soffrivano più dei loro predecessori per la morte dei discendenti e parenti, poiché le loro aspettative di vita erano più alte91. Illich è andato più in là affermando che la secolarizzazione della vita da parte deirilluminismo e la fiducia nei nuovi feticci della medicina generò una nuova mostruosa paura, quella della morte stessa: «La paura di una morte incurabile fu per la prima volta sentita dalle élites settecentesche che rifiutavano l'assistenza religiosa e respingevano la speranza di una vita ultraterrena. Per le élites deirilluminismo la morte diventò diversa e molto più terribile di quanto fosse per le generazioni precedenti»92.
Ma Illich è poco convincente. Nel dibattito settecentesco sulla moralità del suicidio filosofi come Hume e d’Holbach scandalizzavano i cristiani per la loro tranquilla accettazione della morte93. E sembra perciò che i philosophes non abbiano avvertito l'orrore di Illich alla prospettiva della propria scomparsa. Erasmo Darwin non aveva tabù personali sulla morte: «Quando penso alla morte è sempre senza pena né paura». Non dobbiamo però generalizzare il suo prometeismo medico: l'uomo



Medicina e Illuminismo nell’Inghilterra del Settecento 167 che aveva vegliato instancabilmente quando la sua prima moglie morì a trentanni e suo figlio a diciannove non doveva avere arrogante fiducia nei suoi stessi purganti o emetici: «Non c'è molto da possedere a questo mondo, noi ci attendiamo troppo. La ragione cicatrizza la ferita, che è continuamente soggetta a suppurare di nuovo»94. Il tranquillo letto di morte di David Hume indispettiva il cristiano James Boswell95. E molti altri episodi provano che una serenità classica di fronte alla morte, poco comune nelle generazioni precedenti, era diffusa fra i gentiluomini colti inglesi. Così si esprimeva nel 1733 un necrologio di John Underwood nel «Gentlemen's magazine»:
«In questo funerale, finito il servizio, fu posta una lapide sopra la bara, in cui un piccolo pezzo di marmo bianco aveva questa iscrizione: Non omnis moriar, 1733. Poi i sei gentiluomini che lo seguivano verso la tomba cantarono l'ultima stanza della Ode 20a del libro secondo di Orazio. Non furono suonate campane, nessun invitato salvo quei sei gentiluomini, nessun congiunto seguiva il suo feretro: la bara era dipinta in verde ed egli era sdraiato con tutti gli abiti, tenendo sotto la testa YHorace di Sanadon, ai suoi piedi il Milton di Bentley, nella mano destra una piccola Bibbia in greco [...]. Al termine della cerimonia andarono a casa sua, dove la sorella offrì una cena fredda. Mentre veniva tolta la tovaglia i nobiluomini cantarono la 31a Ode del primo libro di Orazio, bevvero allegramente e tornarono a casa verso le otto. Il defunto lasciò quasi seimila sterline alla sorella a condizione che ella operasse le sue volontà, ordinando che desse a ciascun gentiluomo dieci ghinee ed esprimendo il desiderio che lei non vestisse a lutto. Le volontà terminavano così: “Dopodiché voglio che bevano allegramente e che non pensino più a John Underwood"»96.
4. Implicazioni. Il senso del discorso fatto fin qui è che non dobbiamo cercare l'influsso deH’illuminismo sulla medicina settecentesca nei registri della mortalità, ma piuttosto in un cambiamento nelle categorie di vita e di morte, di sano e di malato, di normale e di deviante, del ciclo della vita. Senonché, c'è da chiedersi, gli storici che si occupano di queste dimensioni più ampie della vita — famiglia, infanzia, pazzia, sessualità, demografia — sono davvero stati così sensibili da valutare i sistemi che determinano atteggiamenti e azioni97? La risposta non è univoca. Molti storici preparati in medicina si sono troppo esclusivamente preoccupati di collocare gli eventi sull'asse del progresso medico per tener conto di qualsiasi altra cosa.



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Storici economico-sociali e demografici hanno prestato poca attenzione alla coscienza ogni qualvolta potevano ricorrere alla quantificazione. E troppi storici della psicologia sono passati grossolanamente sopra la logica della interpretazione storica nella loro brama di dar sfogo alla propria indignazione, esibire la propria virtù, vendere la loro panacea morale per Inumanità. Insomma il quadro è tutt'altro che soddisfacente.
Si prendano i resoconti sulla nascita e suirallevamento dei bambini. È generalmente ritenuto, a ragione98, che nel Settecento inglese si sia assistito a grandi cambiamenti nel costume. L'ostetrico maschio cominciò a far concorrenza alla levatrice. Le fasce vennero sostituite da un sistema di vestimenti più sciolti. Il nutrimento dei neonati di benestanti da parte di balie fece posto airallattamento materno. Molti storici si sono però accontentati di deprecare le precedenti usanze e di lodare rinnovazione, diventando semplici automi, apologeti delle novità. Così Rendle-Short ha sostenuto che le fasce e le levatrici mettevano a rischio la salute dei neonati e che Cadogan, quando si batteva per vestiti più aperti e per l'utilizzazione di ostetrici maschi, «rendeva liberi i bimbi» e garantiva la salute fisica ". Oppure Lloyd DeMause, adoperando un'ottica un po' diversa ma parallela, nella sua teoria «psicogenica» della storia ha condannato le fasce in quanto trasmettevano ai figli i disturbi psichici dei genitori: l'averle abbandonate per un sistema più «moderno» di allevamento, quello «intensivo», continuava an-ch'esso a trasmettere al piccolo l'ansia dei genitori, ma con minore pericolo per la sua salute psichica100. Infatti per DeMause ogni tipo di allevamento del bambino prima della psichiatria moderna mancherebbe di soddisfare i bisogni del bambino.
Ciò che pochi critici hanno osservato101 è che la proposta di Cadogan per il parto e l'allevamento discendeva semplicemente dai principi deH'illuminismo. Con un'insistenza persino noiosa Cadogan contrapponeva alle proposizioni pre-illuministiche correnti (come tradizione, usanza, presunzione, mistero, pregiudizio, pratiche femminili) quelle illuministiche (come natura, utilità, senso, scienza, pratiche maschili). Per lui, la ragione per cui dissentire dai vezzeggiamenti dei bambini sta nel fatto che «la natura infallibile» è buona102. Le fasce sono dannose perché i bambini devono avere libertà, essere «liberi di agire»103, e non essere sottoposti a «crudeli torture», come Buchan chiama le costrizioni del corpo. Nel primitivismo illuministico di Cadogan, sono sani i trattamenti semplici e naturali: «Salute e progenie sono il destino dei poveri [...]. La madre che ha solo pochi



Medicina e Illuminismo neiringhilterra del Settecento 159 panni per coprire alla meno peggio il suo bambino e poco più che il suo latte per nutrirlo lo vede sano e forte»1M. La battaglia per l'allattamento materno derivava anch'essa dal programma illuministico. Vi fu dunque una profonda rivoluzione nei modi di guardare ai bambini, e anche alla medicina infantile, propagata tra la gente dagli ambienti medici inclini alle idee illuministiche.
Gli stessi modelli dominano la storiografia della pazzia. Sembra che in passato il pazzo e la sua famiglia fossero lasciati a cavarsela da soli. La psicologia della demenza non era esaminata attentamente in prospettiva medica, anche perché la pazzia era ritenuta ima sorta di «possessione» religiosa: solo la cosmologia illuministica la prese in considerazione come un autentico problema, offrendo le proprie soluzioni. Lavori pioneristici come la fisiologia dei nervi e delle fibre di Willis e l'epistemologia empirica e associazionistica di Locke dimostrarono quale delicato equilibrio operasse fra la razionalità e la «normalità» psichica105. Il diagramma fra sanità e demenza si ridusse drasticamente allorché una sensibilità «nervosa», sublimata in manifestazioni alla moda come la melancolia, lo spleen, l'ipocondria, i «vapori» femminili106, divenne il distintivo dell'uomo colto, sensibile, raffinato.
La «scoperta» illuministica dei disturbi mentali ebbe tre conseguenze. In primo luogo si verificò un deciso impulso a isolare gli infermi in istituzioni speciali. Pensando soprattutto alla Francia, Foucault ha scritto del «grande confino» di quelli la cui follia nell'«età della Ragione», irrideva alla ragione107: questa caratteristica si applica però meno bene all'Inghilterra. Il numero complessivo degli internati nell'Inghilterra settecentesca fu probabilmente minore, poiché gran parte dei manicomi erano privati e a pagamento e perciò riservati a gente ricca: solo nel secolo seguente si avranno ospizi per dementi poveri108. Per di più, con buona pace di Foucault, quello della «ragione» non era l'unico problema e i motivi per l’internamento riguardavano più spesso l’anormalità delle emozioni109. In secondo luogo l'ottimismo illuministico di medici come William Battle vedeva nella pazzia una malattia curabile. Infine, alla pazzia si doveva provvedere non con le restrizioni della medicina ma con la psicologia, con l’abilità, e anzi, secondo l’affermazione di Tuke, con la gentilezza110.
La ragione per cui si propongono questi esempi è di osservare come il compito degli storici non sia di dimostrare se in quel periodo siano sopravvissuti maggior numero di bambini,



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più gente diventasse matta (o venisse curata per tale), più gente si masturbasse (o venisse curata per questo)1U. Questi fenomeni in linea di principio non sono obiettivamente misurabili e anche se lo fossero le cifre superstiti sarebbero per forza del tutto insufficienti. Il compito fondamentale è invece di cogliere Patteggiamento dei contemporanei quanto alle condizioni di vita (quali erano i problemi relativi? come pensavano che si dovessero risolvere?) e di chiedersi perché queste cambiarono.
Ebbene, il mio assunto è che i valori dell'illuminismo servono a spiegare i cambiamenti più importanti che nel Settecento si ebbero riguardo alla concezione della vita. Questo punto è generalmente lasciato in ombra, e ciò in parte perché tanti storici hanno una visione unilaterale deH’illuminismo ora considerandolo come la nascita della modernità, ora deprecandolo come la gabbia ferrea della razionalità112, anziché considerarlo nel suo insieme: e — il rovescio della medaglia — ciò deriva in parte anche dal fatto che l’illuminismo è spesso visto come un momento dell'apertura dell’intelletto più che come ideologia di un preciso gruppo di interessi, rappresentato in Inghilterra dai proprietari e dai colti. Se li si intendono come ideologia di classe113, i paradossi dell'illuminismo di Gay e di quello di Foucault si rivelano in ultima analisi come due facce della stessa medaglia. Il guanto del chirurgo ha la misura esatta di un pugno di ferro.
Nell'Inghilterra settecentesca la proprietà era ben salda e sovrano era il capitale. Via via che la ricchezza si accumulava, lo stile di vita delle classi proprietarie — il perseguimento dell'agio, l’eleganza, il piacere — si allontanava sempre più da quello dello plebe114, dal quale e contro il quale si differenziava via via. Si aprì un divario fra cultura alta e cultura bassa115. Di conseguenza l’élite illuminata stabiliva per sé più sofisticati principi morali e di comportamento, così da separarsi dal volgo. Elias ha segnalato la crescente importanza delle posate, delle tovaglie, dei fazzoletti, delle lenzuola pulite116. E lo stesso vale per la medicina: il rifiuto delle balie e delle levatrici era un modo per difendere l’élite dalla contaminazione delle masse. Una terapia morale come la gentilezza nei riguardi dei pazzi dimostrava a sua volta la superiorità morale delle élites: si introducevano dei diaframmi fra élite e rimedi popolari.
L’altro lato di questa medaglia stava nella contrazione della tolleranza delle élites verso le masse poco «meritevoli». Caddero sotto un regime più severo il povero ozioso, inetto, ingrato, il criminale e ogni sorta di deviante. Scomparve la legittimazio-

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ne religiosa della diversità: il santo povero, il santo folle. Eppure il basso popolo era ancora necessario ai patrizi benestanti117, con i quali esisteva un certo potere contrattuale reciproco: doveva essere tenuto buono mentre lo si controllava.
Perciò la cultura illuministica lasciò una porta aperta a quei membri meritevoli degli ordini inferiori che volessero sostenere docilmente la loro parte sulla scena e accettare il battesimo nel tempio borghese della salute. Il dottor James Currie coglieva perfettamente questa condiscendenza, che incarna la concezione elitaria della salute dello Stato 118 : «I poveri che lavorano richiedono la nostra continua attenzione. Coltivare le loro idee, reprimerne i vizi, assisterne le fatiche, irrobustirne Fattività, accrescerne il benessere: ecco i più nobili compiti di menti illuminate ai livelli più alti». E di queste rivendicazioni dei poveri la più importante era la richiesta della «assistenza quando si affonda sotto i colpi dell'infermità».
Allo scopo di indicare la collocazione di classe negli atteggiamenti verso la salute vorrei concludere questo articolo sollevando due fra i più interessanti problemi degli sviluppi medici riferibili all'illuminismo.
Il primo riguarda una figura chiave nella medicina settecentesca, ancora peraltro studiata solo in modo biografico, aneddotico, volgare: quella del ciarlatano, del guaritore119. Il XVIII secolo è stato chiamato l'età aurea dei ciarlatani, e non è difficile intendere perché essi vi abbiano trovato terreno fertile. Infatti, se quel secolo fu l'età della mercificazione della felicità120, il ciarlatano era l'operatore commerciale per eccellenza, l'imprenditore medico nell'epoca degli imprenditori. Terapie miracolose stavano passando dalle mani del clero a quelle dei laici. Dacché i re avevano cessato di imporre le mani contro la scrofola, il mercato si aprì ai ciarlatani taumaturghi come Joshua Ward (noto come Phill Drop), il «cavalier» Taylor, Katterfeltro, James Graham.
Ciò che veramente bisogna sapere, specialmente alla luce degli studi di Darton sul Mesmerismo in Francia121 è quali fossero in Inghilterra i nessi fra ciarlataneria e illuminismo. Poiché è probabile che i guaritori settecenteschi si siano spogliati delle loro vesti religiose o magiche per atteggiarsi ad avanguardia deH'illuminismo, offrendogli terapie «scientifiche» e strumenti tecnici come l'ipnosi e i letti elettrici. Inoltre, come corollario a ciò, è possibile che essi si siano indirizzati a un mercato più alto, assecondando i modelli e le preferenze culturali della moda colta. Fino a che punto la medicina popolare inglese, al



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pari del mesmerismo francese, abbia comportato allusioni politiche di tipo radicale resta del tutto da studiare.
Il secondo problema, su cui esiste una storiografia vasta ma tutt'altro che conclusiva, è la comprensione del mutamento demografico. Poiché le spiegazioni dell'esplosione numerica in termini di miglioramenti medici e della pubblica salute sono fallite, gli storici si sono spostati dal terreno della mortalità a quello della fertilità. Lo studio di quest'ultima porta necessariamente alla storia della famiglia nei suoi cambiamenti di dimensione, forma, funzioni, che è ancora territorio degli storici della medicina presi in senso stretto, per via di fattori come l'aumento dell'allattamento materno, la diffusione della contraccezione, le variazioni della fecondità. Per molti storici demografici i mutamenti nella formazione, struttura e dimensione della famiglia sono per lo più intesi a rispondere a situazioni e pressioni economiche dirette. Per loro perciò non va conferito né esplicitamente né implicitamente alle ideologie un ruolo importante in questi cambiamenti122.
Altri storici della famiglia credono peraltro che l'evoluzione delle forme di accoppiamento nel Settecento derivassero dal mutare di certi atteggiamenti e, per dirla con Shorter, dai «sentimenti interiori» più che da «considerazioni esterne»123. Questi storici ritengono che la liberazione della sessualità rappresentasse una modificazione profonda della mentalité: e qui è in gioco la questione del ruolo dell'illuminismo. Da un lato Shorter ha ritenuto che la rivoluzione sessuale sia venuta dal basso. Parlando in particolare della sessualità prematrimoniale, egli sostiene che «sono gli strati inferiori che fanno il primo passo, seguiti in punta di piedi dalle classi medie»124. Questa interpretazione è stata poi sviluppata dalle studiose femministe. Così Patricia Branca ha affermato che la crescita demografica settecentesca derivò da una rivoluzione nella «realizzazione sessuale», e che «nella rivoluzione demografica la maggior spinta innovativa venne dalle donne», che affrontarono la «rivoluzione sessuale del tardo Settecento»125.
In questa ipotesi di una rivoluzione sessuale insieme plebea e femminile il problema è che non abbiamo quasi nessuna prova diretta di una coscienza sessuale delle classi popolari, specialmente tra le donne126. Questa novità nella vita intima sessuale degli strati inferiori deve essere ricavata quasi interamente dalle statistiche sulla percentuale di illegittimi rapidamente crescente, oppure deve essere dedotta dalle «teorie della modernizzazione» 127.



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Lawrence Stone ha offerto un'analisi del tutto opposta. La rivoluzione sessuale che secondo lui accompagnò sia sul terreno pratico che affettivo, remergere della moderna famiglia — chiusa, domestica, nucleare, basata sul sentimento della coppia — non avrebbe potuto cominciare dal basso, poiché generalmente la famiglia operaia era condizionata quasi interamente da brutali vincoli economici, ma deve piuttosto essere stata un portato delle classi agiate, che avevano la sicurezza, lo spazio, il tempo per misurarsi con nuovi modelli di esistenza. Fu l'inclinazione alle idee illuministe della gentry e dell'alta borghesia a determinare atteggiamenti più liberali verso l'attrazione sessuale 128.
Ciò che rende attendibile l'ipotesi di Stone è che l’edonismo illuministico favorì certamente una liberalizzazione degli atteggiamenti verso la sessualità. Medici illuministi come Erasmo Darwin posero il sesso al centro della loro concezione del mondo e come elemento decisivo nella loro attività medica. Darwin raccomandava il piacere nel matrimonio per evitare i disturbi psicosomatici e spiegava la sensibilità al bello con l'esperienza infantile del «seno materno». Tutti i suoi scritti erano del resto varianti di una sua credenza secondo cui la «attrazione animale» è «la fonte più pura della felicità umana, il sorso di cordiale che sta nella coppa altrimenti insignificante della vita» 129.
L'evoluzione degli atteggiamenti verso la sessualità è natural-mento solo uno fra gli elementi della storia medico-biologica della famiglia; tutte queste materie richiedono una riflessione e una ricerca molto maggiori. È chiaro comunque che i «valori» possono rappresentare un movente decisivo nella riproduzione umana, anche se la nostra conoscenza si ferma ad una superficiale comprensione dei valori nella loro funzionalità ideologica verso una società strutturata.
5. Conclusione. La considerazione delle condizioni sociali di vita nell'Inghilterra settecentesca rende insostenibili le due concezioni dominanti proposte dagli studi correnti allorché affrontano l'influenza deH'illuminismo sulla medicina. Da un lato l’assenza di una professione medica militante ed esclusiva spiega la mancanza di una medicina scientifica veramente efficace, quale la scuola degli «ottimisti ingenui» si sarebbe aspettata di trovare. Ma a sua volta l’assenza di una professione medica burocratizzata significa che la congiura per una «medicalizzazione statale» della vita, additata dai pessimisti, non esiste130. Il frutto del connubio dell’illuminismo con la medicina non deve essere cercato in Inghilterra nella professione medica e neppure nello Sta-



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to, ma presso le classi proprietarie, preminentemente individualistiche. L'occhio clinico va abbassato a un livello più profano.
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NOTE AL TESTO
1 P. es., D. C. Coleman, The economy of England, 1450-1750, Oxford 1977; J. B. Owen, The eighteenth century, 1714-1776, London 1974; J. Carswell, From revolution: England 1688-1776, London 1973; A. Parreaux, Daily life in England in thè reign of George III, London 1969; B. A. Holderness, Pre-Industrial England: Economy and society from 1500 to 1750, London 1976; R. J. White, The age of George III, London 1968; D. Marshall, Industriai England 1776-1851, London 1973; D. Jarrett, Britain 1688-1815, London 1965. Anche l’ultimo lavoro di Jarrett, England in thè age of Hogarth, London 1974, ha un ottimo capitolo sulle condizioni di vita verso la metà del Settecento (cap. 8: La valle delle lacrime).
2 Per quanto le idee dell’Inghilterra settecentesca siano state molto studiate, il libro più ampio sull’illuminismo inglese nel suo insieme è ancora il lavoro pubblicato cento anni fa da L. Stephen, A history of English thought in thè eighteenth century, London 1976.
3 Cfr. D. Hassler, Erasmus Darwin and Enlightenment belief, in «Enlightenment essaies», I (1970), pp. 77-83.
4 L. S. King, The road to medicai enlightenment, 1650-1695, London 1970, p.
3 ; per le stesse idee, vedi G. Williams, The age of agony: The art of healing,
1700-1800, London 1975, p. 23.
5 R. Shryock, The development of modem medicine, London 1949, p. 58. Si
veda il commento di P. Gay, The Enlightenment as medicine and his cure, in
The age of thè Enlightenment: Studies presented to Theodore Besterman, London 1967, pp. 375-386. A p. 381: «Le idee dell’illuminismo operarono come un agente primario nella rivoluzione medica». Non intendo però con questo saggio indagare sull’impatto dell'illuminismo sul pensiero per sé in materia di medicina.
6 Gay, op. cit., e Id., The Enlightenment. An interpretation, II, The Science of freedom, London 1970, cap. I, § 2: 'Enlightenment: medicine and cure’.
7 Gay, op. cit., p. 379.
« Ibid., p. 380.
’ Ibid., p. 375.
« Ibid., p. 381.
» Ibid., p. 380.
12 Ibid., p. 385.
13 Ibid., p. 386. Gay si riferisce specificamente alla vaccinazi9ne antivaiolosa.
14 M. Foucault, The birth of thè clinic, London 1973; Id., Madness and civi-lization, London 1967; Id., Discipline and punish, London 1977. Talora, però, Foucault allude a una ottica «dei lumi». Così in Birth of thè clinic (p. 195), scrive



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che la salute, che prima era invisibile, nel Settecento fu «improvvisamente offerta alla pienezza dello sguardo».
15 I. Illich, Limits to medicine, London 1976.
16 G. Rosen, Cameralismo and thè concept of medicai police», in «Bull of thè hist. of med.», XXVII (1953), pp. 21-42; Id., The fate of concept of medicai police, 1780-1890, in «Centaurus», V (1957), pp. 97-113; Id., Hospitals, medicai care and social policy in thè French Revolution, in «Bull, of thè hist. of med.», XXX (1956), pp. 124-149; Id., Mercantilism and health policy in eighteenth century French thought, in «Medicai history», III (1959), pp. 259-277.
17 I. Illich, op. cit., p. 59.
18 Foucault, Discipline and punish, cit., p. 222.
19 J. P. Peter, Disease and thè sick at thè end of thè eighteenth century, in Biology of man in history, a cura di R. Forster e O. Ranum, Baltimore 1975, p. 83.
20 W. Coleman, Health and hygiene in thè Encyclopedie: A medicai doctrine for thè bourgeoisie, in «Journ. of thè hist. of med.», XXIX (1974), pp. 399-421.
21 J. H. Hutchins, Jonas Hanway, London 1940, p. 20.
22 L. S. King, op. cit., pp. 3 e 11.
23 D. Leigh, The historical development of British psychiatry, 2 voli., Oxford 1961, I, p. XIV.
24 Citato da A. E. Clark-Kennedy in The London: A study in thè voluntary hospital System (2 voli., London 1962, I, p. 16: cfr. G. M. Trevelyan, English social history, London 1977, p. 359). Il riferimento alla medicina nell’indice analitico di Trevelyan suona così: «Pensiero medico, progressi nel [...]». È a tale progresso che Trevelyan attribuisce il boom nella popolazione settecentesca.
25 R. Shryock, op.cit., p. 58.
26 D. King-Hele, Doctor of revolution: The life and genius of Erasmus Darwin, London 1977, p. 17. Tenuto conto delle sue invenzioni, come la sedia girevole per curare pazzia ed emicrania, è dubbio fino a che punto il termine «umano» sia sempre appropriato.
27 M. C. Buer, Health, wealth and population in thè early days of thè industriai revolution, London 1926; B. Keith-Lucas, Some influence affecting thè development of sanitary legislation in England, in «Ec. hist. rev.», 2a serie, VI (1953-54), p. 290.
28 Vedi per esempio P. Razzell, Edward Jenner: The history of a medicai myth, in «Medicai history», IX (1965), pp. 216-229.
29 M. C. Buer, op. cit., p. 240 ss. Cfr. M. C. Gay, op. cit., p. 384.
30 Per conferma vedi W. H. McMenemey, The hospital movement of thè eighteenth century and its development, in The evolution of hospitals in Britain, a cura di F. N. L. Porter, London 1964, pp. 43-71.
31 Citato in J. Woodward, To do thè sick not thè arm: A study of thè British voluntary hospital System to 1875, London 1974, p. 14; cfr. p. 22.
32 Citato in J. Woodward, op. cit., p. 145.
33 Vedi R. Hunter e I. Macalpine, Three hundred years of psychiatry, 15351860, London 1963, p. 408.
34 Rispetto a Darwin vedi D. King-Hele, op. cit., p. 286; per Pargeter, vedi D. Leigh, op. cit., p. 244.



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35 I. Macalpine e R. Hunter, George III and thè mad-business, London 1970, cap. XXII.
36 G. Williams, op. cit., pp. 35-38.
37 Cfr. W. R. Le Fanu, The lost half century in English medicine, 1700-1750, in «Bull, of thè hist. of med.», XLVI (1972), pp. 319-348.
38 Vedi i riferimenti in G. Williams, op. cit., pp. 162-164.
39 Vedi I. Macalpine e R. Hunter, op. cit., cap. XVIII.
40 Per la persistente diffusione di rimedi popolari vedi N. C. Hultin, Medicine and magic in thè eighteenth century: thè diaries of James Woodford, in «Journ. of thè hist. of med.», XXX (1975), pp. 349-366; G. S. Rousseau, John Wesley’s
Primitive Physic (1747), in «Harvard Libr. Bull.», XVI (1974), pp. 242-256.
41 Cfr. C. T. Probyn, Swift and thè physicians: Aspects of satire and status, in «Medicai history», XVIII (1974), pp. 249-261.
42 Così il titolo del libro di Williams (pp. cit.) e vedi D. Jarrett, England in thè
age of Hogarth, cap. X.
43 T. McKeown e R. G. Brown, Medicai evidence related to english population changes in eighteenth century, in «Population studies», IX (1955-56), pp. 119-141; per più recenti riconsiderazioni di questa posizione vedi J. Woodward, op. cit., capitoli IX e X.
44 P. es., B. Abel-Smith, The hospitals, 1800-1948, London 1966, cap. I.
45 Vedi, per esempio, J. D. Chambers, Population, economy and society in pre-industrial England, London 1972.
46 P. es., D. Levine, Family formation in an age of nascent capitalism, New York 1977.
47 Per ima recente ottima esposizione di questo punto di vista cfr. S. F. Cannon, Science in culture: The early Victorian period, Folkestone 1978, pp. 2 e 266.
48 L. Baumgartner, John Howard and thè public health movement, in «Bull, of thè Inst. of thè Hist. of Med.», V (1937), pp. 489-508. Si veda quanto scrive David Owen: «I motivi religiosi risultano impressionanti nel corso della storia della filantropia inglese»: English philanthropy, 1660-1960, Cambridge (Mass.) 1964. I movimenti per la salute e la purezza del corpo erano strettamente connessi con quelli per la purificazione spirituale: E. I. Bristow, Vice and vigilance: Purity movement in Britain since 1700, Dublin 1977.
49 J. Hanway, A journal of eight days j'ourney from Portsmouth to Kingston upon Thames, London 1762.
50 Vi è qui un’evidente analogia col dibattito storico sul ruolo della specifica influenza di Bentham nei movimenti riformatori della prima età vittoriana. Per un recente excursus vedi Studies in thè growth of nineteenth century government, a cura di G. Sutherland, London 1972.
51 P. Razzell, op. cit.
52 Analoga appropriazione illuministica di un rimedio popolare fu l’uso del digitale.
53 Per numerose riflessioni sul rapporto fra medicina alta e bassa vedi N. C. Hultin, op. cit.
54 G. Miller, The adoption of inoculation for smallpox in England and France, Philadelfia 1957.
55 U. Trohler, Quantification in British medicine and surgery, 1750-1830, with special reference to its introduction into therapeutics.

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56 I. Hacking, The emergence of probability, Cambridge 1975.
57 Cfr. L. King, The philosophy of medicine: The early eighteenth century, Cambridge (Mass.) 1978, cap. X.
58 Vedi I. Waddington, The struggle to reform thè Royal College of Physicians, 1767-1771: A sociological analysis, in «Medicai history», XVII (1973), pp. 107-126.
59 Tobias Smollett notava: «Non vi era nessun mecenate fra i ministri e nessun debole raggio di paternalismo traspariva dal tono» (citato da W. H. McMene-my, op. cit., p. 60). Per un resoconto verbale di Samuel Garth sui difetti di organizzazione e di livello nella professione all'inizio del secolo vedi J. Woodward, op. cit., p. 2. Si noti anche quanto poco il governo fece durante l’«epidemia del gin».
60 Per il problema delle relazioni deirilluminismo con la «teoria della modernizzazione» cfr. A. M. Wilson, The philosophes in thè light of present-day theories of modernization, in «Studies on Voltaire and thè eighteenth century», LVIII (1967), pp. 1893-1913; H. B. Applewhite e D. G. Levy, The concept of modernization and thè French Enlightenment, «Studies on Voltaire and thè eighteenth century», LXXXIV (1971), pp. 53-98.
61 Si veda il prossimo volume di saggi curato da R. Porter e M. Teich, The Enlightenment in its national contest, Cambridge 1980.
62 Recentemente hanno ribadito l’importanza dell’individualismo nella storia inglese D. Jarrett, op. cit., cap. II; A. Macfarlane, The origin of english individua-lism, Oxford 1978; J. B. Morrell, Individualism and thè structure of British Science in 1830, in «Historical studies in thè physical Science», III (1971), pp. 183-204. J. Roach ha correttamente definito il Settecento inglese come un’età di «sviluppo individuale e di inerzia collettiva»: Social reform in England, 1780-1880, London 1978, p. 32.
63 Di qui il successo delle opposizioni settecentesche a un censimento nazionale: D. V. Glass, Numbering thè people, Farnbourgh 1973.
64 Cfr. J. Woodward, op. cit. Gli ospedalieri inglesi nelle loro celebrazioni storiche vantavano il proprio carattere volontario. La crescente fortuna delle «private school» nel Settecento rappresenta uno stretto parallelismo.
65 W. L. Parry-Jones, The trade in lunacy: A study of private madhouse in England in thè eighteenth and nineteenth centuries, London 1972. Fino al 1808 non si richiedeva un’autorizzazione statale per stabilire ospizi in provincia. II principale intervento statale nei manicomi del Settecento fu per prevenire internamenti illegali.
66 E. Posner, Eighteenth century health and social Service in thè pottery industry of North Staffordshire, in «Medicai history», XVIII (1974), pp. 138-145. Confronta inoltre la nascita in Inghilterra di società mutualistiche.
67 Cfr. A. Rook, General practice, 1793-1803: The transactions of a Huntingdon-shire Medicai Society, «Medicai history», IV (1960), pp. 236-252 e 330-347.
68 N. D. Jewson, Medicai knowledge and thè patronage System in thè eighteenth century England, in «Sociology», Vili (1974), pp. 369-385 e 379.
69 Vedi L. King, The medicai world of eighteenth century, Chicago 1958, cap. Vili.
70 J. F. Fulton, The Warrington Academy (1757-1786) and its influence upon medicine and Science, in «Bull, of thè Inst. of thè Hist. of Med.», I (1933), pp. 50-80. Per una valutazione recente vedi J. Roach, op. cit., pp. 45 ss.



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Roy Porter
71 A. W. Thackray, Naturai knowledge in cultural context: thè Manchester model, in «Am. Hist. Rev.», LXXIX (1974), pp. 672-709.
72 C. Webster, The crisis of thè hospitals during thè Industriai Revolution, in Human implications of scientific advance, a cura di E. G. Forbes, Edinburgh 1978, pp. 214-223.
73 E. P. Hannock, Urban sanitary reforme a generation before Chardwick, in «Ec. Hist. Rev.», LX (1957-58), pp. 113-119.
74 O. Temkin, The falling sickness, Baltimore 1971.
75 C. Webster, The Great Instauration, London 1975, cap. IV.
76 P. Linebaugh, The tyburn riot against thè surgeons, in Albioni fatai tree, a cura di D. Hay e altri, London 1975, nella serie di stampe di Hogarth sulle forme della crudeltà.
77 Per prospettive su questo vedi C. Becker, The heavenly city of thè eighteenth century philosophes, New Haven 1933; e M. Douglas, Purity and danger, London 1966.
78 J. Woodward, op. cit., cap. Ili; B. Rodgers, Cloak of charity: studies in eighteenth century philanthropy, London 1949.
79 Vedi l'illuminante analisi di E. P. Thompson, Patrician society, plebeian culture, in «Journ. of Soc. Hist.», Estate 1974, pp. 382-405; e Id., Eighteenth century English society: class struggle without class?, in «Social History», 1978, pp. 133-165. Confronta D. Hay sulle funzioni della legge: Property, authority and thè criminal law, in Albioni fatai tree, cit., pp. 17-64.
80 B. Rodgers, op. cit., p. 13.
81 Vedi W. K. Jordan, Philanthropy in England, 1480-1660, New York 1959.
82 B. Rodgers, op. cit., cap. I. Naturalmente, il ricco aveva più da fare.
83 Vedi i commenti di W. F. Bynum ai lavori di Webster e Pickstone nell’Introduzione a Humans implications, cit., a cura di E. G. Forbes, pp. 197-202.
84 I. Illich, op. cit., cap. IV.
85 R. Mauzi, L’idée du bonheur dans la litérature et la pensée frangaises au XVIIe siècle, Paris 1960, cap. Vili.
86 I. Illich, op. cit., cap. III.
87 Ibid., p. 160.
88 Ibid., cap. I.
89 D. King-Hele, op. cit., cap. XI.
90 Filosofi come Godwin e Condorcet riflettevano sulla possibilità di abolire per intero la morte e di raggiungere una immortalità corporea.
91 L. Stone, The family sex and marriage in England 1500-1800, London 1977, cap. I.
92 I. Illich, op. cit., p. 101.
93 Vedi G. Noon, On suicide, in «Journ. of thè Hist. of Ideas», XXXIX (1978), pp. 371-386; L. G. Crocker, The discussion of suicide in thè eighteenth century, in «Journ. of thè Hist. of Ideas», XIII (1952), pp. 47-72; S. E. Sprott, The english debate on suicide, LaSalle, 111. 1955.
94 D. King-Hele, op. cit., p. 205.
95 Per la mitologia cristiana sull'agonia di Voltaire sul letto di morte vedi P. Gay, op. cit., p. 88. Per la mancanza di paura di Gibbon di fronte all’annichili-mento cfr. Memoir of thè life, writings and correspondance of James Currie, a cura di W. W. Currie, 2 voli., London 1831, voi. I, p. 384.



Medicina e Illuminismo nell’Inghilterra del Settecento
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96 Citato in G. Williams, op. cit., p. 227. Si confrontino le istruzioni del dottor Claver Morris per il suo funerale: «È mio desiderio che non appaia un coinvolgimento nel dolore neanche nelle relazioni dei miei amici più intimi: se è possibile, dovrebbe tenersi un concerto di musica di almeno tre sonate nella stanza dove sarà posto il mio corpo, prima che sia portato via dalla mia casa per essere sepolto». Vedi E. Hobhouse, The diary of a West Country Physician, A. D. 1684-1726, London 1934, p. 42.
97 Illuminante è M. Douglas, Cultural bias, London 1978.
98 Comimque Adrian Wilson, in un lavoro inedito, ha stabilito che il numero delle prove su cui si basa questo assunto è piuttosto basso e forse non è rappresentativo.
99 J. Rendle-Short, Infant management in thè 18th century with special reference to thè work of William Cadogan, in «Bull, of thè Hist. of Med.», XXXIV (1960), pp. 97-122 e 101.
w° L. Demause, The evolution of childhood, in The history of childhood, a cura di L. Demause, New York 1976, pp. 1-73.
101 Vedi L. Stone, op. cit., p. 426.
102 W. Cadogan, An essay upon nursing and thè management of children, London 1748, p. 7.
103 Vedi la discussione in G. Williams, op. cit., p. 56.
104 W. Cadogan, op. cit., p. 7. La mistificazione ideologica di questa opinione deve essere fortemente sottolineata.
105 G. S. Rousseau, Nerves, spirits and fibres: Toward defining thè origins of sensibility, ristampa rivista in The blue guitar, voi. II (1976), pp. 125-153.
106 R. Hunter e L. Macalpine, op. cit., pp. 489 ss.; E. Fischer-Homberger, Hypo-chondriasis of thè eighteenth century-neurosis of thè present century, «Bull, of thè Hist. of Med.», XLVI (1972), pp. 391-401; G. S. Rousseau, Science and thè disco-very of thè imagination in Enlightened England, in «Eighteenth Century Studies», III (1969), pp. 108-135. Cfr. G. S. Rousseau, op. cit., p. 147: «[. . .] Possiamo ora cominciare a capire perché le malattie, e non solo quelle isteriche e ipocondriache, erano spesso considerate ‘nervose’, e dopo un certo periodo di tempo venivano interiorizzate da persone di rango come im segno visibile di raffinatezza e di delicatezza, cioè come una prova tangibile di evidente superiorità da parte delle classi alte e medie».
107 M. Foucault, Madness and civilization, cit., cap. II.
108 W. L. Parry-Jones, op. cit., cap. III.
109 I. Macalpine e R. Hunter, op. cit., cap. XIX.
110 W. F. Bynum, Rationales for therapy in British psychiatry, 1780-1835, in «Medicai history», XVIII (1974), pp. 317-334.
111 Per il fatto che molta gente si masturbasse nel Settecento vedi E. H. Hare, Masturbatory insanity: The history of an idea, in «The Journ. of Mental Science», CVIII (1962), pp. 1-2. Per una buona discussione recente vedi R. H. Macdonald, The frightful consequences of Onanism: Notes on thè of a delusion, in «Journ. of thè Hist. of Ideas», XXVIII (1967), pp. 427-431; R. P. Neumann, Masturbation, madness and thè modern concepts of childhood and adolescence, in «Journ. of Interdisc. Hist.», Vili (1977), pp. 1-27.
112 Cfr. i rilievi del tutto ostili di C. Hill nel suo From reformation to industriai revolution, London 1969, p. 281: «[...] Era difficile trovare la via al



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Roy Porter
di fuori della morale barbarica di una società Yahoo. Il primo conte di Shaftesbury auspicava una fine e spersonalizzata religione dell’altruismo, il vescovo Berkeley supponeva che materia, tempo e spazio fossero illusione, Fielding pensava che potremmo avere tutti un destino di allegria se avessimo buoni propositi», e così via.
113 Adottiamo qui le espressioni di «classe» e «lotta di classe» proposte in E. P. Thompson, op. cit.
114 J. H. Plumb, The pursuite of happiness: a view of life in Georgian England, New Haven 1977.
115 Si confronti questo punto in P. Burke, Popular culture in early modern Europe, London 1978.
116 N. Elias, The civilizing process, Oxford 1978.
117 Questo è stato ben stabilito in E. P. Thompson, Patrician society, plebeian culture, cit.
118 J. Currie, op. cit., I, p. 459.
119 Naturalmente il termine «ciarlatano» è pesante. Per alcuni riferimenti in proposito vedi G. Williams, op. cit., cap. XI; S. H. Holbrook, The golden age of quackery, London 1961. Per un analogo caso di una figura marginale emergente e in ascesa come l’ostetrico maschio vedi J. Donnison, Midwives and medicai men, London 1977.
120 Cfr. J. H. Plumb, The commercialization of leisure in eighteenth century England, Reading 1973.
121 R. Darnton, Mesmerism and thè end of thè enlightenment in France, Cambridge (Mass.) 1968.
122 Così come J. D. Chambers, Population, economy and society in pre-industrial England, London 1972; P. Laslett, Family life and illicit love in earlier generations, Cambridge 1977.
123 E. Shorter, The making of thè modern family, London 1976, p. 86.
324 Ibid., p. 123.
125 P. Branca, Women in Europe since 1750, London 1978, pp. 55 e 88. Branca aggiunge, comunque, che «non si può escludere la possibilità di piaceri sessuali» prima del XVIII secolo.
126 L. Stone, op. cit., p. 603.
127 P. Branca, op. cit., p. 9.
128 L. Stone, op. cit., pp. 622 ss.
129 D. King-Hele, op. cit., pp. 240, 247, 276. Nel suo Tempie of nature Darwin celebrava le «divinità dell’amore sessuale», che creavano il progresso evolutivo, attraverso l’eccezionale fecondità dei loro poteri generativi. La vita si innalzava dalla riproduzione asessuale a quella sessuale, che è «il capolavoro della natura». A ciarlatani come Mesmer o Graham si deve l’offerta alle classi alte di una terapia sessuale.
130 Per qualche illuminante nota sulle debolezze dei gruppi professionali nello sviluppo della società di classe inglese vedi H. J. Perkin, The origins of modern English society, London 1969, cap. VII.