-
Title
-
RAGIONE, FOLLIA E RIVOLUZIONE FRANCESE
-
Creator
-
Roy Porter
-
Camilla Miglio
-
Date Issued
-
1989-08-01
-
Is Part Of
-
Quaderni Storici
-
volume
-
24
-
issue
-
71 (2)
-
page start
-
563
-
page end
-
588
-
Publisher
-
Società editrice Il Mulino S.p.A.
-
Language
-
ita
-
Format
-
pdf
-
Relation
-
Storia della follia nell'età classica, Italy, Rizzoli, 1963
-
Rights
-
Quaderni storici © 1989 Società editrice Il Mulino S.p.A.
-
Source
-
https://web.archive.org/web/20230920162235/https://www.jstor.org/stable/43778138?searchText=Foucault&searchUri=%2Faction%2FdoBasicSearch%3FQuery%3DFoucault&efqs=eyJsYV9zdHIiOlsiYVhSaCJdfQ%3D%3D&sd=1975&ed=2000&pagemark=eyJwYWdlIjoxMSwic3RhcnRzIjp7IkpTVE9SQmFzaWMiOjI1MH19&groupefq=WyJjb250cmlidXRlZF90ZXh0Iiwic2VhcmNoX2NoYXB0ZXIiLCJjb250cmlidXRlZF9hdWRpbyIsInJlc2VhcmNoX3JlcG9ydCIsInNlYXJjaF9hcnRpY2xlIiwicmV2aWV3IiwibXBfcmVzZWFyY2hfcmVwb3J0X3BhcnQiXQ%3D%3D&ab_segments=0%2Fbasic_search_gsv2%2Fcontrol&refreqid=fastly-default%3Aeb6e899e1ae8a0814a952eb52b74e46d
-
Subject
-
confinement
-
surveillance
-
discipline
-
biopower
-
extracted text
-
RAGIONE, FOLLIA E RIVOLUZIONE FRANCESE
La nostra cultura ritiene che si possa essere o razionali, o folli, e che questa distinzione sia reale. La scienza psichiatrica, la psicoterapeutica, gli istituti psichiatrici, tutti si basano sulla validità di questa premessa, a sua volta sostenuta da una filosofia della mente ereditata dall'antichità e da un modello ontologico di malattia. Minare questa polarità tra ragione e non-ragione, normalità mentale e malattia mentale, vuol dire scuotere le fondamenta della psichiatria stessa, per non parlare della civiltà.
Ovviamente, l'esperienza di medici, magistrati e della gente comune nei secoli ha contribuito a mantenere questo assunto 1. La presenza del pazzo furioso che fa roteare l'ascia, del sempliciotto idiota, del depresso suicida, o dell'alienato, autistico, schizofrenico, non è sufficiente a provocare scetticismo su ciò che recentemente Roth e Kroll hanno definito «la realtà della malattia mentale» 2.
Ma l'identificazione della pazzia non è mai stata facile. Il culto di certi tipi liminali - lo holy fool q il genio folle - pur non negando la realtà dell'insania, ha sfidato il consueto stigma morale di essa, che può essere un dono anziché soltanto una sventura. Per di più, estimatori della follia hanno spesso osservato come in essa si possa rintracciare una struttura tale da smascherare la psicopatologia della ragione 3. In un mondo pazzo il vero sano è probabilmente il folle - punto di vista fermamente condiviso da R.D. Laing e da altri moderni antipsichiatri, che potrebbero vantare un onorevole pedigree risalente, passando per Bur-ton ad Erasmo, fino all'encomio medievale della licensed foole-ry4, Spesso, nella storia, cosiddetti «matti» hanno gridato di essere essi i veri sani, benché perseguitati da medici folli con i loro folli manicomi: la società etichetta come turbati mentalmente
* Traduzione dall’inglese di Camilla Miglio
QUADERNI STORICI 71 / a. XXIV, n. 2, agosto 1989
564
Roy Porter
coloro i quali provocano turbamento ad essa, definisce incomprensibili coloro i quali non è in grado di comprendere. E comunque, domanda la Follia, chi sarebbe tanto ragionevole da poter discernere - un enigma messo in un guscio di noce da Natha-niel Lee, poeta e drammaturgo della Restaurazione, «mi chiamavano pazzo, e io li chiamavo pazzi, e, siano maledetti, mi hanno sconfitto» 5.
Comunque la distizione tra sani e folli non deve essere stata così scottante prima del momento in cui i pazzi cominciarono a venir ricoverati abitualmente in manicomi, rischiando di venir posti sotto sequestro, e, in ogni senso, rinchiusi. In ogni caso, ciò avvenne con l'istituzionalizzazione dei ricoveri, a partire dal XVIII secolo, che Michael Foucault ha chiamato, suggestivamente sebbene non molto accuratamente «il grande esilio»; e particolarmente col venire alla luce di scandalosi casi di reclusione di persone sane, diventò urgente stabilire ferrei criteri medico-legali di accertamento. Tuttavia ciò era reso sempre più problematico, dato che la psichiatria, comprensibilmente quantunque tendenziosamente, cominciava a differenziarsi dal senso comune. Dalla fine del XIX secolo, nuove categorie diagnostiche, quali l'insania latente e morale, pretendevano di definire modi della malattia mentale invisibili all’occhio inesperto, e di smascherare la follia sotto una apparente normalità 6.
Con la diffusione dei ricoveri si sviluppò una letteratura di protesta dei pazienti. Denunce si levarono da ex pazienti, che rivendicavano la loro sanità mentale e denunciavano persecuzioni subite da sinistri nemici. Tali pubblicazioni vanno dalla poesia di James Carkesse al tempo della Restaurazione, ai pamphlet di Alexander Cruden, il grande compilatore delle concordanze bibliche (si faceva chiamare Alessandro Magno), alle accuse pronunciate da figure minori, quali Samuel Bruckshaw e William Bel-cher, fino alla straziante Narrative of thè Treatment Received by a Gentleman, degli anni Trenta, di John Perceval, figlio del primo ministro assassinato. In molti casi ci vorrebbe uno storico coraggioso, per non dir temerario, per giudicare se tali scritti rivelino persecuzione o paranoia, o entrambe 7.
Questa letteratura di protesta, queste autobiografie dei malati di mente che io altrove ho analizzato, sono sconcertanti quanto acute; soprattutto, sfidano lo storico, nel loro rispecchiare la società, rovesciando il volto familiare delle cose, offrendo mappe straniate della realtà, e rimettendo la psichiatria sulla sua testa, o forse sui suoi piedi. Oggi vorrei indagare qui un particolare ti-
Ragione, follia e Rivoluzione francese
565
po di follia che corrisponde al caso di James Tilly Matthews, paziente del Bethlem Hospital di Londra tra il 1797 e il 1814: caso particolarmente affascinante in quanto abbiamo la fortuna di possedere in stampa e in fasci di manoscritti, sia la testimonianza dello stesso Matthews, che rivendica la propria sanità, sia la documentazione delle autorità dell'istituto, che certificano la sua insania, sia le deposizioni di numerosi testimoni di entrambe le parti. La stessa psichiatria era così posta sotto processo (cera «buon senso» in Bethlem?) nel confronto tra pazzia e medicina, Luna opposta all'altra, e tuttavia, potremmo quasi dire, Luna ambiguamente doppio dell’altra.
James Tilly Matthews era un commerciante gallese che operava a Londra, in 84 Leadenhall Street 8. Non si conosce nulla dei primi tempi della sua vita. Allo scoppio della Rivoluzione Francese, che egli salutò favorevolmente, andò vieppiù turbandosi per il deteriorarsi delle relazioni anglo-francesi. In accordo con il suo conterraneo, il radicale David Williams, che stava negoziando una riconciliazione con leader girondini come Briss^ot e Le Brun, Matthews tentò dal 1792 di portare aperture di pace a Pitt e ad altri ministri facendo la spola tra Parigi e Londra in una serie di iniziative diplomatiche autonome: Pitt rifiutò di vederlo, anche se a quanto pare egli ottenne udienza presso Lord Grenville. Quando i Giacobini presero il potere, Matthews cadde in sospetto. Arrestato nel 1793, fu trattenuto a Parigi fino al 1796, quando le autorità, concludendo, pare, che egli fosse un «pazzo pericoloso» - lo rilasciarono! 9 In Francia Matthews conobbe il mesmerismo, ancora in auge nonostante la partenza forzata del dr. Me-smer stesso dalla capitale, dovuta alla condanna conseguente al rapporto della commissione investigativa istituita da Luigi XVI nel 1784.
Matthews si affrettò a tornare in Inghilterra nel marzo 1796, convinto di possedere informazioni che avrebbero potuto salvare il proprio paese. In settembre egli scrisse a Lord Liverpool, denunciando macchinazioni segrete dei francesi, e spiegando detta- , gliatamente, sebbene incoerentemente, come, a causa delle sue missioni di pace, egli fosse diventato «oggetto di intrigo»: «ogni mezzo possibile sembrava indirizzato a intrappolarmi e distruggermi». Per fortuna, confidava, «io non mi faccio certo subito impaurire da una intera armata giacobina!», e così aveva continuato ad agire dietro le quinte ,0:
Ma nell'andare e venire, Mylord, la mano della perfidia era sempre dietro di me.
566
Roy Porter
Già da allora mi era spesso giunta voce, persino dalla mia partenza dalla Francia, che in Inghilterra cerano uomini malvagi, collegati con i mostri francesi, i cui intrighi si erano addirittura estesi, nell'intento di contrastare ogni mio sforzo. Povera vana gelosia!
Aveva trovato la maniera di salvare Maria Antonietta e la sua famiglia, ma «proprio quando speravo di riceverli, venni messo agli arresti», e «vennero redatte lettere pretestuosamente trovate nei bastioni di Lisle, a St. Omas e così via, che svelavano trame il cui centro ero io». Esito di tutto ciò fu che egli divenne «oggetto di tutte le vendette di quegli inveterati nemici del nome britannico» n.
Catturatolo, i giacobini inizialmente tentarono di indurlo a servirli come spia, e «mi offrirono ricchezze e onori, perfino palazzi; ma, Mylord, io detesto gli assassini, questi veri nemici di ogni cosa che sia britannica», e così rifiutò. «Fu allora che mi gettarono in prigione». Subendo ora torture, ora lusinghe, aveva tenuto duro, risoluto «a morire di fame piuttosto che patire Tof-fesa del nome britannico», nonostante che la sua reclusione offrisse ai suoi nemici l'opportunità di rovinare i suoi affari in patria. Così, a conclusione della sua confusionaria lettera, egli aveva reso un racconto completo delle «atrocità e delle ingiustizie subite». Affermando di avere nuovi vili complotti francesi da rivelare, e cercando di ottenere, forse con qualche sfumatura ricattatoria, un compenso finanziario, egli chiedeva udienza presso il ministro 12.
Non sappiamo come Lord Liverpool abbia reagito. Certo non vi fu incontro né compenso alcuno. Disponiamo invece di una ulteriore lettera di Matthews a lui indirizzata, del dicembre dello stesso anno, che cominciava così I3:
dichiaro sua Eccellenza, in ogni senso del termine, un diabolico traditore. Dopo una lunga vita di iniquità reali e politiche, durante la quale Sua Eccellenza, servendosi di blandizie e tradimenti, e soprattutto contribuendo a tradire il Suo re, il quale, credendo alle Sue ipocrite professioni, a detrimento di molti compatrioti La ha coperta di onori ed emolumenti. Ella si è posta al centro di intrighi, [...] che hanno [...] già da tempo ridotto il Suo paese ai piedi dei suoi acerrimi nemici, i quali già hanno assassinato la Francia.
Matthews aveva denunciato a gran voce le trame di Liverpool: «Queste trame comprendevano Tassassimo delTinfelice Maria Antonietta, della Principessa Elisabetta, e di Luigi XVII». Per la verità, riguardo a quest'ultimo re, Matthews accusava a bruciapelo: «Ella fu in realtà fautore dell'omicidio di quello sfortunato monarca». Matthews aveva avvertito che egli evidentemen-
Ragione, follia e Rivoluzione francese
567
te sapeva troppo, e per questo era diventato un soggetto da eliminare. E dunque «Ella in Inghilterra e Suoi alleati in Francia hanno causato la morte di entrambe le nazioni e la fine della mia stessa esistenza». Ma Matthews ora non era più disposto a compromettere la propria onestà più di quanto lo fosse Robespierre stesso 14:
dichiaro guerra aperta a Lei, Mylord, e a tutti i Suoi compagni o seguaci nel tradimento. Certo, potrebbe riuscire a convincere il mondo della mia follia, ma io non avrò tregua fino a quando non convincerò Lei e il mondo intero del contrario. Spero, Mylord, che presto il Paese potrà giudicare con imparzialità: nel frattempo, ho l’onore di firmarmi
Mylord,
Your Lordship’s mo. ob.t Sert.
James Tilly Matthews
Questi profetici riferimenti alla pazzia trovarono presto riscontro nella realtà. Matthews riprese il discorso nella galleria della Camera dei Comuni, accusando i ministri di «venalità traditrice». Trascinato davanti al Consiglio della Corona, fu esaminato e dichiarato insano di mente; il suo parroco, Camberwell, venne incaricato dal Lord Chancellor di non perderlo di vista; venne destinato a Bethlem il 28 gennaio 1797. La sua famiglia si oppose, ma, dopo un ulteriore esame compiuto da Lord Kenyon, tale opposizione venne respinta.
E lì Matthews restò, anche se ce da dire che dopo un anno venne trasferito al reparto incurabili. Poco si sa delle sue condizioni, fino al 1809, quando i suoi familiari e il parroco con una petizione ne richiesero il rilascio, rivendicandone la sanità. Fu a questo punto che i suoi rapporti con John Haslam divennero critici.
Haslam era Vapothecary di Bethlem, mestiere più o meno equivalente a medico generico interno. Nato a Londra nel 1764, pochi dettagli ci restano dei suoi primi anni. Fece tirocinio negli ospedali di Londra e all'Università di Edimburgo, prima di approdare a Bethlem nel 1795. Qui la sua posizione era in qualche modo ambigua. Dei tre medici dello staff egli aveva il rango più basso, e perciò la responsabilità maggiore. A capo del gruppo era Thomas Monro, medico, terzo rampollo di quella dinastia dei Monro che gestì Bethlem nel periodo georgiano. Più interessato agli acquerelli che alla pazzia, Monro era una figura supina, che si accontentava à^Xancien regime ereditato da suo padre, dr. John Monro. Cera poi il chirurgo, Bryan Crowther. Era un alcolista, probabilmente affetto da delirium tremens; e secondo quan-
568
Roy Porter
to Haslam rivelò alla commissione della Camera dei Comuni sui manicomi del 1815, per dieci anni, pur continuando ad occupare attivamente il proprio posto, il chirurgo era «generalmente non padrone di sé e per lo più ubriaco. Era matto da legare» 15.
Gravato dalla presenza di un medico assenteista e di un chirurgo delirante, Haslam fu costretto ad assumersi la responsabilità della gestione del Bethlem Hospital. Il vuoto di autorità esacerbò quell'aria di cattiva amministrazione, e quelle crudeltà del regime terapeutico che presto sarebbero state implacabilmente denunciate dalla Commissione dei Comuni del 1815.1 riformatori poi scoprirono, per esempio, che talvolta i pazienti venivano tenuti nudi, legati al muro; e i critici si giovarono dello scandaloso trattamento inflitto a un certo James Norris, immobilizzato per più di dieci giorni in una speciale armatura costruita artigianalmente. Nella sua difesa di fronte alla commissione Haslam apparve ora evasivo, ora aggressivo, cinico, arrogante («non sono disposto ad ascoltare persone che hanno meno esperienza di me»). Esplicitamente incurante delle lamentele dei pazienti, egli disprezzava lo spirito dei tempi, che salutava con favore l’umanitarismo dei Tukes alla York Retreat, che sosteneva una terapia morale 16.
Lungi dall'essere semplicemente un esponente della vecchia scuola, comunque, Haslam si rivelò psichiatra (per usare un comodo anacronismo) di notevole statura, esponendo le sue acute osservazioni in una serie di volumi, a partire dal 1798 con Obser-vations on Insanity, fino al 1817 con il suo Medicai Jurisprudence, testo pionieristico nella psichiatria legale inglese 17. A quanto hanno affermato gli storici, Haslam fu il primo a fornire resoconti clinici precisi di casi di schizofrenia e paresi generale. Eccelleva in descrizioni dettagliate, punteggiate di acute osservazioni, mentre deprecava le descrizioni basate su teorie astratte. Respingeva radicalmente la pretesa dei suoi colleghi psichiatri di percepire l'essenza della pazzia; tale smisurata ambizione era per lui il vertice della follia, che si traduceva per lo più in ossessioni professionali. Illustrando i doveri di un testimone legale, egli commentava cosi .
qualunque medico si senta in grado di penetrare i recessi di una mente malata, commette in quel momento un oltraggio; osservare l'interazione di pensieri paralizzanti e motivi contrastanti [...] bisogna ammettere che tale conoscenza è al di là delle nostre possibilità.
Sprezzante verso la speculazione e la ciarlataneria maschera-
Ragione, follia e Rivoluzione francese
569
ta dietro il gergo professionale, Haslam ignorava la psichiatria teorica, difendendo con fermezza le sue versioni pratiche. Egli sosteneva quella che i suoi con temporanei chiamavano «gestione morale», la convinzione che i mezzi morali - la disciplina personale - fossero superiori alla medicina nel trattamento dei pazzi. Nulla a che vedere comunque, con il sentimentalismo; egli non fu mai incline a considerare i pazzi altro che alieni, e persino personaggi grotteschi. I pazzi generalmente manifestano, sottolineava Haslam, una bassa astuzia, una subdola volontà, nel loro essere infidi, testardi, e spesso pericolosi. In questa visione menti sane ed insane costituivano poli opposti, essendo la pazzia entità fin troppo reale; medici responsabili avevano il dovere sociale di rivelare la pazzia nei suoi veri colori.
Queste convinzioni dovevano essere profondamente radicate nella sua mente, se il caso Matthews lo turbò a tal punto, potremmo anzi dire, lo tormentò.
Matthews trascorse gli anni dal 1797 in poi a Bethlem, dove, splendida ironia, un altro paziente, Urbane Metcalf, lo credeva l'erede al trono di Danimarca, all'epoca occupato dal folle Cristiano VII. Quando nel 1809 la petizione per il rilascio di Matthews venne respinta, la sua famiglia e il suo parroco ottennero un mandato di comparizione secondo lo habeas corpus davanti al King's Bench. Cercando un parere medico autorevole, lo fecero esaminare da due medici londinesi, George Birkbeck (ricordato come promotore degli istituti di meccanica) e Henry Chutter-buck. Questi lo giudicarono fondamentalmente sano, benché sofferente di manie riguardo a certe questioni «filosofiche»; ritenendolo innocuo, essi ne raccomandarono il rilascio. Altri testimoni deposero inoltre in favore della sanità di Matthews. Insieme a Thomas Monro, Haslam era convinto del contrario. Egli attestò che Matthews aveva manifestato segni di pazzia per dieci giorni ed era rimasto preda di manie di grandezza politiche. Alcune erano di carattere generale; così egli era convinto che «il re di Prussia [...] avesse approntato un piano per eliminare il generale Washington in modo da dividere l'America in due monarchie da affidare a due dei giovani principi del suo paese». Egli però soffriva anche di manie di grandezza personali, credendo, per esempio, che «il Comitato di Salute Pubblica si fosse costituito per suo consiglio, e che la legge sulla corrispondenza dei traditori fosse stata approvata onde evitare che la sua corrispondenza raggiungesse la Francia ed egli stesso potesse recarvisi» ,9.
570
Roy Porter
Matthews dunque soffriva, spiegava Haslam, di manie di persecuzione, convinto dell'esistenza di una «cospirazione per distruggere sua moglie e la sua famiglia», e che «la sua reclusione fosse parte di un più vasto piano ai danni della sua libertà, ordito diversi anni orsono nelle varie corti d'Europa». Ovviamente, anche ora, a Bethlem, egli era circondato da spie, e si rifiutava «di associarsi con alcuno dei detti pazienti dell’ospedale, sostenendo che non già di matti si trattasse, bensì di strumenti di un intrigo, pagati da certi agenti per simulare la pazzia» 20.
Molto critico, Haslam sosteneva che le opinioni di Matthews avrebbero costituito un grande rischio, qualora egli fosse stato rilasciato, per Sua Maestà e per la sua Famiglia. Convinto che «i sovrani regnanti fossero usurpatori e impostori», Matthews si era investito del titolo di «imperatore del mondo intero». «Lamentandosi di un così tirannico, illegale e crudele trattamento», «indirizzava le sue minacce alla attuale Maestà e alla Famiglia Reale, facendo risalire il proprio diritto alla corona al re Edoardo III» (l'alleanza gallese?). Così Giorgio III - al tempo vecchio e demente egli stesso - era un usurpatore da distruggere, insieme con tutto il sistema vigente nella nazione, «i membri del Consiglio della Corona, i segretari di Stato, i Giudici, i direttori dell'ospedale e tutte le altre autorità». Altri testimoni appoggiarono la deposizione di Haslam riguardo alle pericolose manie di Matthews 21.
La causa di Matthews era perduta. Non c'era da stupirsene. Una solenne delegazione del Royal College di Medicina, composta da Thomas Monro, medico di Bethlem, Robert Darling Willis e Sir Lucas Pepys, che si occupavano entrambi della pazzia del re, avevano confermato la diagnosi di Haslam. Del resto Haslam aveva presentato una prova di inoppugnabile evidenza, un documento autografo di Matthews, che comincia così 22:
James, Assoluto, Solo, e Supremo Sacro Universale imperioso arci grande arci universale arci imperioso grande padrone universale imperioso arci-grande-arci-impe-ratore supremo &
in cui egli ribadisce il suo «possesso assoluto del [...] mio arci impero», accusa tutti i monarchi d'Europa, e anche dell'Asia, di essere usurpatori, e promette un compenso per «segreti assassini» per la loro eliminazione, cominciando dal basso, con «trecen-tomila sterline» per la testa del re di Norvegia e Danimarca (egli stesso, ovviamente, matto), e arrivando fino a un milione di sterline per lo Zar, un milione per l'imperatore della Cina e per il re
Ragione, follia e Rivoluzione francese
571
di Spagna» e così via. Matthews forniva istruzioni anche per i metodi («preferirei che fossero appesi per il collo fino a che muoino e poi pubblicamente arsi»), scusandosi peraltro della barbarie di tutto ciò. Era, spiegava «una vera sfortuna per me [...] dover condannare a morte qualcuno»; necessità tuttavia lo costringeva a «punire piuttosto che aver pietà», e in ogni caso, il numero di malfattori che egli avrebbe voluto eliminare «non corrisponde nemmeno alla metà delle persone letteralmente assassinate in un anno nell'isola di Gran Bretagna per effetto di Macchinari, telai a vapore, magneti, veleni, effluvi fluidi tossici, eccetera, in questo sistema» 23.
Il principale bersaglio della vendetta di Matthews era naturalmente il re e tutti i suoi ministri 24:
l'infame assassino usurpatore Giorgio il guelfo la sua Famiglia e stirpe: e tutti quelli che si fanno chiamare parlamentari, della camera dei Lords e dei Comuni di Gran Bretagna, Irlanda & [...] e tutti quelli che sul ??? sono stati parte del sedicente Consiglio della Corona, di Gabinetto, o di ambasciate nel detto periodo, o lo sono stati da allora; e tutti quei sedicenti magistrati della Union Hall del distretto di ??? o di Bow Street Westminster alla fine dell'anno millesettecentonovantasei, o da allora, con tutti quelli che si facevano chiamare Lord Mayor, consigliere comunale, Common Council, governatori, Dottori, Apothecary, assistente, impiegato, chirurgo, eccetera, dell'ospedale Bethlem.
«Il compenso per sì giuste esecuzioni», concludeva Matthews, «ammonta a quattro milioni di sterline».
Queste folli minacce probabilmente erano del tutto innocue: ma la vita di Giorgio III era già stata bersaglio di molti matti come Margaret Nicholson e James Hadfield (essi stessi ora al sicuro a Bethlem); la Corte non poteva irresponsabilmente rischiare altri incidenti. Per di più Haslam era riuscito a rendere note alla Corte precise istruzioni mandate da Lord Liverpool agli amministratori dell'istituto, con la raccomandazione di «continuare a tenere nel vosto ospedale come soggetto adatto al luogo James Tilly Matthews, un pazzo che ora si trova già sotto la vostra responsabilità. Come Haslam ebbe a spiegare, «il paziente [...] è sempre stato considerato ricoverato per ordine e con la conoscenza del governo». Tale pressione politica fu sicuramente decisiva.
Esasperato da tutta la faccenda e dalla sfida che essa rappresentava per la propria autorità, e per quella di Bethlem, Haslam si risolse a difendersi per iscritto, inaugurando così forse il genere della letteratura psichiatrica di protesta. Il suo Illustrations of Madness apparve nel 1810, prima opera in lingua inglese dedica-
572
Roy Porter
ta ad un singolo caso psichiatrico. Haslam lanciò i suoi strali contro l'irresponsabile intervento di Clutterbuck e Birkbeck. Erano davvero tempi scalandosi per la medicina, se i medici arrivavano a tali radicali divergenze proprio sulla presenza di una malattia mentale. Pazzia e ragione erano antitetiche - come potevano dei medici giungere a diagnosi così diametralmente opposte? Haslam, risentito, non risparmiò le parole 25:
Essendo la pazzia l'opposto della ragione e del buon senso, come la luce si oppone alle tenebre, ciò che è diritto a ciò che è storto, etc., fa molta meraviglia che due opposte opinioni possano venire espresse in merito: posto che entrambe le parti siano in possesso delle facoltà proprie degli esseri umani in condizioni di salute fisica e mentale, sta di fatto che: se una parte ha ragione, l'altra deve aver torto: poiché una persona non può con ragione essere nello stesso tempo reputata padrona di sè e fuori di sè.
Il sarcasmo di Haslam alludeva ovviamente al fatto che Matt-hews non fosse la sola persona fuori di sè, poiché egli chiaramente intendeva che i dottori si fossero stupidamente resi zimbello del loro paziente. Illustrations of Madness presentava casi di medici oltre che pazienti pazzi. Questo libro dunque agiva su due fronti, da un canto, sostenendo una volta per tutte la pazzia di Matthews, dall'altro, screditando i matti in libertà nel mondo, compresi naturalmente gli psichiatri matti: «certamente [osserva Haslam con scherno] un medico può essere cieco, sordo e muto, stupido o matto, e ciononostante il suo diploma lo protegge dall'accusa di ignoranza» 26. E tuttavia, conclude trionfante, apertamente swiftiano nella sua ironia, persino le opere di matti come Clutterbock e Birkbeck possono avere grande valore, contribuendo all'«uso e miglioramento della pazzia in un Commonwealth» 27.
Convinto che la pazzia si denuncia da sé, Haslam impiega la tecnica della semplice «illustrazione», presentandola nuda e cruda al lettore. Egli sostiene che la sua narrazione non sia che una esposizione delle opinioni di Matthews, a lui esposte nella convinzione - al contrario di quanto pensi Haslam! - che il lettore automaticamente si potesse convincere della sua sanità. Così comincia dunque la cronaca di Haslam sulla degenza di Matthews a Bethlem 28:
Per molti anni egli restò in questa situazione; talvolta, un automa mosso dalla forza altrui, di cui si dovrà parlare in seguito; altre volte, l’imperatore del mondo intero, che emetteva sentenze contro i sudditi disobbedienti, e scacciava dai loro troni gli usurpatori.
Ragione, follia e Rivoluzione francese
573
(Abbiamo già visto come Matthews si foggiasse davvero del titolo di imperatore universale). Dopo aver discusso gli esami dei suoi rivali condotti nel 1809, Haslam passa alla dettagliata illustrazione delle opinioni, o in altre parole, delle allucinazioni di Matthews.
Una banda di malfattori, esperta in chimica pneumatica, vive presso London Wall a Moorfields, vicino all’ospedale di Bethlem e, afferma Matthews, lo tormenta con un «telaio ad aria», una macchina diabolica che emette raggi che si infiltrano nella sua mente e ne prendono possesso 29. Sono sette i componenti della banda. Il loro capo è Bill thè King, il più abile a far funzionare il congegno. «Non fu mai visto sorridere»30. Ce poi Jack thè Schoolmaster, che è lo stenografo («il cancelliere») della banda 31. Poi ce Sir Archy, probabilmente una donna travestita da uomo; il suo linguaggio è spesso osceno. Sir Archy invece di operare con il telaio ad aria i lavaggi del cervello, adotta un magnete, e comunica con Matthews attraverso «brain sayings», di cui si parlerà in seguito 32. L'ultimo componente della banda è Middle Man; analogamente al defunto ingegnere John Smeaton, è lui a fabbricare i telai ad aria, considerando tutto ciò un bel passatempo 33. Ci sono inoltre tre donne: Augusta, il cui compito principale sta nel comunicare con le altre bande nella West End della città; Charlotte, che parla sempre francese, e sembra che abbia tenuto prigioniero niente meno che lo stesso Matthews; e infine The Giove Woman, che non parla mai, porta sempre i guanti, (soffre di prurito), ed è una esperta dell’apparecchio 34. La banda finanzia spie, e rivela segreti di stato al nemico. «Vivono in modo promiscuo e indecente» 35.
Il telaio ad aria che assale Matthews funziona con una quantità di liquidi disgustosi, compresi «effluvi di cani - alito umano maleodorante - putridi effluvi -[...] fetori di fogna», e così via 36. I suoi raggi assalgono corpo e mente, causando «una serie di danni inauditi, contro i quali non è stato ancora trovato un rimedio». Tra questi, il Fluid Locking, che provoca in Matthews l’afasia; il Cutting Soul from Sense, che distingue i suoi sentimenti dai suoi pensieri; lo Stone-making, che provoca calcoli alla vescica (bladder stones); il Thigh-talking, che distorce i suoni come se si avesse l’orecchio dentro la propria coscia; kiteing, o la capacità di ghermire il cervello di una persona e impiantarvi pensieri che vanno al di là della sopportabilità; Sudden death-squeezing o anche Lobster-cracking, che attraverso un campo magnetico ferma la circolazione e impedisce le funzioni vitali lo Stomach-skinning,
574
Roy Porter
che rimuove la pelle dal ventre, Apoplexy-working with nutmeg grater, che introduce violentemente liquidi nella testa, spesso con effetti letali, Lengthening thè brain, o in altre parole, distorsione forzata del pensiero, che può far sì che il buon senso appaia insania, e trasformare la verità in calunnia»; Thought-making che consiste nell'estrazione attraverso suzione del corso dei pensieri, e la sua sostituzione con un altro; Laugh-making, che si spiega da sé; poking, una forma di punizione fisica inflitta quando la vittima resiste alle altre forme di tortura; Bladder-filling, o introduzione di gas nel sistema nervoso; Bomb-bursting e Tying-down, che implica il gonfiamento dell'intero corpo con il gas; «Gas plucking, o l'estrazione del fluido magnetico dall'ano della vittima - per non parlare di altre torture quali «curvatura del piede», «induzione al letargo», «esplosione a scintilla», «inchiodatura delle ginocchia», «bruciatura», «avvitamento degli occhi», «interruzione della vista», «legamento del palato», «strappo vitale», «lacerazione delle fibre» 37.
Oltre che possedere un armamentario di torture fisiche, la banda dispone anche di diverse tecniche di controllo mentale. Una di queste è il «brain saying», un mezzo magnetico di controllo a distanza, un sistema telepatico di comunicazione di cui Matthews fece esperienza per la prima volta al tempo del suo imprigionamento in Francia; simile è il «voice-saying», anche se questo esercita il controllo del pensiero attraverso un suono articolato. Matthews viene assalito nel sonno da «dream-workings», in cui immagini vengono introdotte nella sua coscienza languida attraverso «pupazzi» mossi dalla banda, le cui effigi si imprimono nella sua immaginazione. La vittima è talvolta in grado di vedere i suoi carnefici, anche se questi possono sottrarsi alla vista servendosi di una speciale barra di metallo 38.
Haslam passa poi allo stesso telaio ad aria, di cui Matthews ha tracciato uno schema con didascalia riprodotto nel libro 39. Leve diverse attivano le varie torture producendo distinte modulazioni delle onde magnetiche, alcune delle quali inducono repulsione, altre attrazione, alcune emettono radiazioni metalliche, altre radiazioni «spermatiche animal-seminali», e così via 40. La didascalia di Matthews spiega le diverse funzioni, per esempio le operazioni di «dettatura» di Jack thè Schoolmaster 4Ì. Matthews crede che il telaio sia stato descritto nella Rees Cyclopaedia, ma Haslam lo smentisce42. Fortunatamente per le vittime della macchina, essa è soggetta alla legge quadrica inversa (inverse square law), e l'influenza del telaio ad aria si estende completa-
Ragione, follia e Rivoluzione francese
575
mente oltre distanze di circa mille piedi, anche se la cattiva notizia per i pazzi è che una banda ha sede presso Bethlem e un’altra nelle vicinanze del St. Luke’s Asylum 43.
Per di più, molte bande a Londra possiedono telai ad aria, e il loro potere è raddoppiato in quanto impiegano ausiliari, i cosiddetti «praticanti pneumatici», che pre-magnetizzano le vittime, quando esse si trattengono nei bar e così via, con «fluidi magnetici volatili, rendendole così estremamente vulnerabili ai flussi d'aria emessi dai telai44. Gli obiettivi principali delle bande criminali - a parte Matthews stesso - sono state figure emergenti del governo45. Attraverso la trasmissione di pensiero per mezzo dei loro raggi, essi possono rendere un ministro forzatamente «posseduto» da un’idea, oppure indovinarne i pensieri; a tutto ciò William Pitt stesso era «oltremodo» suscettibile 46. Il risultato era che informazioni segrete potevano essere prontamente passate al nemico, a Parigi. Così, se un ministro stava considerando uno scambio di prigionieri, argomento questo un tempo molto caro a Matthews 47,
l'esperto magnetista, fattosi, spiando e aspirando, una propria opinione, avrebbe immediatamente informato il ministro francese delle intenzioni del segretario inglese, e così egli avrebbe potuto prenderlo alla sprovvista nello scambio.
Tali attività, chiamate Event-workings, ovvero manipolazione degli eventi attraverso raggi, erano responsabili delle disfatte di Walcheren e Buenos Aires, e dell’ammutinamento di Nore, che (così credeva Matthews), accadde significativamente immediatamente dopo il suo ricovero a Bethlem, cioè, appena la sua eroica resistenza al nemico era stata neutralizzata 48.
Matthews ribadisce che i francesi usavano queste segrete armi magnetiche e mesmeriche sin dal principio della guerra, allo scopo di «entrare in possesso di tutti i segreti del governo inglese, per instaurare un regime repubblicano in Gran Bretagna ed Irlanda, e in particolare per disgregare la marina britannica» 49. Per essersi fermamente opposto a tali vili progetti egli era stato perseguitato dai gendarmi parigini, e più tardi, ritornato in Inghilterra, dalla banda dei sette e degli altri «assassini-spie-traditori» 50. Il patriottico Matthews aveva rivelato tutto questo all'amministrazione nel 1796 con «incessanti e forti rimostranze», quasi quotidianamente «scrivendo, o appellandosi a casa di questo o quel ministro» 51 ; ma le vili spie erano riuscite a far sì che i loro fantocci «affermassero la mia pazzia, al fine di gettarmi in manicomio per poter così invalidare ogni mia affermazione, e
576
Roy Porter
confinarmi entro il raggio d azione del telaio ad aria in grado di raggiungere Bedlam». Loro scopo voleva essere quello di «sopraffare la mia ragione e i miei discorsi, e distruggermi a loro modo, mentre tutto avrebbe lasciato supporre che io morissi per insania» 52. In realtà le bande non erano riuscite a ridurlo al silenzio; erano tuttavia riuscite a farlo «rinchiudere in Bedlam» 53. Quando il celebre avvocato Thomas Erkine fu proposto quale suo difensore, essi minacciarono di far impazzire anche lui 54.
Haslam spiega dettagliatamente i piani segreti delle bande tesi a minare gli sforzi di guerra alleati 55, prima di trarre una propria incisiva conclusione. Matthews, afferma, descrive un sistema di «assalto» che lo ha privato della volontà e dell’autonomia morale, «messo in atto senza possibilità di resistenza dalle abili manovre di Bill, o del Middle Man; si è dato così la zappa sui piedi. Un automa confesso come lui, per la sua stessa ammissione «non responsabile» delle proprie azioni, «non dovrebbe restare a piede libero; se non altro perché «già troppi pazzi [...] godono di una pericolosa libertà». Come volevasi dimostrare, il caso resta aperto 56.
Affascinante della strategia di Haslam è il fatto che, convinto che il paziente si condannasse da sé attraverso le proprie stesse parole, egli non ritenesse necessario far altro che fungere da «registratore» delle affermazioni di Matthews: qualsiasi persona di buon senso avrebbe concluso che si trattava di un pazzo (supposizione nient affatto irragionevole). Egli non si sentiva per nulla obbligato nei confronti della psichiatria nella diagnosi delle turbe di Matthews, nella classificazione della sua condizione, o nella spiegazione del significato di questa. Si può senz’altro supporre che per Haslam essa non aveva alcun significato: i pensieri di Matthews erano nient altro che il nonsense di un pazzo maniaco 57.
A differenza di Haslam, gli storici seguono il metodo ermeneutico, e noi non possiamo fare a meno di interpretare il sistema delle manie di Matthews. Chi potrebbe dubitare che le sue esperienze durante il Terrore, nel bel mezzo di macchinazioni politiche e poi in carcere, con l’orrore della ghigliottina, abbiano fatto esplodere le sue preoccupazioni circa complotti e persecuzione, doppio gioco e inganni? Tra le ombre della diplomazia di cappa e spada controrivoluzionaria, nulla era come sembrava.
Inoltre, le proprietà che Matthews attribuiva al suo macchinario - quei raggi, onde e gas - sicuramente rispecchiano un diffuso interesse per le scienze proprio del tardo Illuminismo. Il te-
Ragione, follia e Rivoluzione francese
577
laio ad aria combina la mistica che circondava il nuovo macchinario tessile della Rivoluzione Industriale con la moda della chimica pneumatica («ad aria») seguita da Priestley, Lavoisier e Beddoes58. Soprattutto, la preoccupazione per l’immissione di sottilissime onde eteree nei corpi con l'ausilio di magneti si rifà alle teorie mesmeriche che correvano a Parigi e Londra dagli anni attorno al 1780. Mesmer sosteneva che la salute, mentale e fisica, dipendeva dal libero corso di raggi magnetici animali attraverso gli organi. L'ostruzione di tale corso avrebbe provocato la morte, come in qualche modo ripete Matthews col suo lobster-cracking, bladder-filling e bomb-bursting. Mesmer si era limitato a disturbi fisici, ma i mesmeristi parigini del tempo di Matthews vennero vieppiù affascinati dal controllo psichico-transfert del pensiero a distanza, piuttosto simile al brain-sayings di Matthews 59.
Le potenzialità di uso ed abuso politico del mesmerismo erano ovviamente già nell'aria da tempo. Gli stessi Mesmeristi sostenevano che esso avrebbe potuto mettere alla prova una forza psichica di armonia spirituale. Ma, come ha brillantemente illustrato Robert Darnton, seances magnetiche animali erano regolarmente denunciate come istigazioni all'anarchia, nella supposizione che gli operatori acquisissero potere assoluto sui loro pazienti in trance, sulle donne in particolare, in questo modo traviandole e corrompendole. Per di più, i rischi politici del mesmerismo erano già stati sottolineati dallo scrittore inglese John Pearson, che tracciò un umoristico quadro della mesmerizzazio-ne parlamentare 60:
Se il ministro teme (opposizione di qualche oratore turbolento ad una sua proposta favorita, egli con la sola eloquenza delle proprie dita può far addormentare il fastidioso deputato; se invece il gentiluomo è già in piedi, e tuona invettive contro il malgoverno, egli può trovare a tale Demostene una diversa occupazione, provocandogli una crisi di nervi.
Agli occhi di Pearson questa eventualità - così vicina alle fantasie di Matthews - avrebbe potuto inaugurare «una nuova era nella storia dei condizionamenti ministeriali». Non è ironia da poco che Matthews si sia descritto come vittima di mesmeristi autori di lavaggi del cervello, visto che i futuri psichiatri dinamici, non ultimo Freud, tenteranno di adottare tali tecniche ipnotiche a scopo psicoterapeutico. Qualsiasi sia la causa della malattia di Matthews, egli chiaramente soffriva di molteplici atroci turbe mentali. Egli sviluppò un linguaggio privato per esprimere
578
Roy Porter
tali interferenze, che ascriveva i suoi tormenti interiori a forze esterne, personificate in persecutori maligni. Le sofferenze di Daniel Schreber un secolo più tardi ci si offrono come parallelo. Schreber, un giudice di Dresda il cui caso fu reso famoso da Freud, scrisse di essere fisicamente e mentalmente oppresso da torture quali «il miracolo della compressione del torace», o «il miracolo del coccige». Il fantasioso Freud vide in queste delle espressioni oblique di desideri omosessuali inconsci, ma esse potrebbero venir realisticamente considerate ricordi ossessionanti dei dolorosi metodi ortopedici di suo padre, medico61.
Ma tutte le torture di Matthews avevano una fonte concreta simile? La sua coscienza di possessione mentale e tortura fisica può benissimo corrispondere alla sua situazione, forse in catene, nelle prigioni francesi, culminata poi nel trattamento riservatogli a Bethlem stesso, dove almeno per un periodo egli fu tenuto in ceppi, e la sua salute fisica e mentale andò deteriorandosi a causa dell'umidità e incuria dell'ambiente (egli morì di una tubercolosi, probabilmente contratta in ospedale). Haslam riferisce che Matthews «attribuiva taluni dolori alle giunture a medicine e droghe somministrategli segretamente attraverso il cibo, e sospettava che una certa influenza magnetica o chimica agisse nell'ospedale a suo danno»; anche se Haslam riteneva ciò prova di manie persecutorie.
Sarebbe pedantesco e noioso proporre una lettura semiotica di ogni elemento della demonologia di Matthews. Nondimeno, una affascinante possibilità va considerata. Chi erano in realtà i componenti della banda di sette persecutori dei pazienti di Bethlem? Non erano in effetti, caricature dello staff medico e dei custodi di Bethlem? (Si ricordi che Matthews racconta di una simile gang operante all'ospedale S. Luca). Tali personaggi avevano chiaramente il potere di introdurre interferenze nel pensiero (brain-sayings) dei ricoverati; avevano certamente la capacità di leggere nel pensiero dei pazienti (non era questo, dopo tutto, quel che Haslam faceva con Matthews? Non abbiamo forse in lui il modello di Jack thè Schoobnaster, che registra ogni cosa?)62. Non da ultimo, essi gestivano un arsenale di strumenti di tortura; l'inchiesta dei Comuni del 1815 fu turbata dal ritrovamento di costrittori meccanici come ferri e catene ancora in gran copia a Bethlem e apparentemente adibiti a scopi punitivi: Haslam difese strenuamente l'uso di manette di ferro.
Si tratterebbe dunque di una squisita ironia, se Matthews avesse davvero adoperato lo staff di Bethlem, compreso Haslam,
Ragione, follia e Rivoluzione francese
579
come dramatis personae della sua fantasmagoria persecutoria, e lo psichiatra avesse dunque solennemente registrato lo scenario - manie di un pazzo, naturalmente! - senza il minimo sospetto che essa fosse una satira su lui stesso. Le prove di questa lettura di ciò che Matthews intendeva e della incomprensione di Haslam paiono evidenti. Nella sua deposizione del 1809 Haslam riferì che Matthews riteneva che i suoi persecutori «tentassero di avvelenarlo introducendo nella sua camera vari gas maleodoranti». Per Haslam, tale affermazione tradiva una paranoia; probabilmente mai gli passò per la mente che Matthews ragionevolmente reagiva al fatto che, tra crolli e sgretolamenti, il vecchio Bethlem puzzava. Similmente, Haslam riferì che Matthews era ossessionato dal fatto di «essere circondato, ovunque egli andasse, da persone che spiavano dove egli fosse diretto»; ma sicuramente ciò rispecchiava la realtà di un ricoverato in manicomio. Soprattutto, Haslam sembra non aver mai sospettato che il racconto di Matthews circa la banda potesse riguardare lui stesso, invero poteva investirlo dell’accusa di torture. Haslam registrò, stampandole, le parole di Matthews. Ma ciò facendo, forse, alquanto inconsapevolmente, registrava Matthews che registrava Haslam. Autoincriminandosi, come Dogberry, egli ha descritto se stesso come un somaro. Non meno di Birkbeck e Clutterbuck, anch egli era lo zimbello di Matthews.
Haslam vinse la battaglia ma non la guerra. Matthews rimase rinchiuso in Bethlem, paziente inconsueto, che si esercitava in incisioni all'acquafòrte, calligrafia, e disegno tecnico; in occasione di un concorso pubblico per la costruzione del nuovo ospedale Bethlem, Matthews sottopose alla commissione un dossier di quarantasei pagine di disegni (ora perduti), lodato a tal punto dall'amministrazione, che fu votato per lui un compenso ex grafia di trenta sterline. Nel 1814 fu trasferito al Fox London House Asylum di Hackney, a quanto si disse, per un «cambiamento d'aria» che avrebbe giovato alla sua precaria salute (i costi erano sostenuti metà dalla famiglia, metà da Bethlem). Lì egli si rese utile nelle veci di «consulente» per i pazienti, un divertente caso di bracconiere trasformato in guardacaccia, o addirittura «automa» trasformato in «imperatore», esercitando egli finalmente il potere. I suoi parenti continuarono ad insistere perché venisse dimesso, tuttavia un altro richiamo dello Home Office, circa la sua pericolosità si mostrò decisivo. Fu solo la morte a far uscire Matthews, al principio del 1815 63.
580
Roy Porter
Più tardi, nello stesso anno - quale pena per Haslam - la commissione dei Comuni sui manicomi risuscitò il fantasma di Matthews. Il nipote di Matthews, tale Richard Staveley, un droghiere benestante, dimostrò che Haslam aveva incatenato il paziente alle gambe, avendo questi sfidato la sua «autorità», e lo aveva punito con catene per «farti capire che cos’è la nostra autorità». Secondo Staveley, Matthews era considerato dalla maggior parte degli inservienti e pazienti un essere innocuo - addirittura una «paciere» - contro il quale Haslam aveva sviluppato «una violenta animosità». Il suo fermo rifiuto di rimetterlo in libertà assumeva così una luce irrazionale e perversa. Per ragioni che restano oscure, Haslam non rivelò le pressioni governative su Bethlem né nel suo Illustrations of Madness, né davanti alla commissione 64.
Il rapporto dei Comuni fece cadere Bethlem in disgrazia, e in successivi esami post mortem i suoi amministratori ebbero accesso ad un resoconto scritto da Matthews, che accusava Haslam di maltrattamenti. Matthews aveva già minacciato di rendere pubblico questo documento; «vantandosi [così annotava Haslam] del racconto dettagliato che avrebbe potuto fare dei presunti maltrattamenti ricevuti, me ne lesse la maggior parte». Haslam ovviamente vide in tutto ciò un ulteriore sintomo di follia, e restò sbalordito quando gli amministratori lo considerarono sensato e non insensato, al che egli importunamente insinuò che gli stessi amministratori fossero le ultime vittime di Matthews 65:
Pensavo che la sua circolazione non dovesse essere evitata, presumendo che esistesse, nel giudizio di coloro i quali passavano per persone di buon senso, una sufficiente avversione per l'assurdo, che li mettesse in grado di discerncre gli affari della luce del giorno dalla materia di un sogno.
Ovviamente, aveva torto. A dispetto della difesa di Haslam, gli amministratori lo licenziarono nel 1816. Egli si considerava un capro espiatorio «sacrificato al pubblico schiamazzo e allo spirito di parte» - frase che, ironicamente, riecheggia proprio le lamentele di Matthews! Tenendo rinchiuso Matthews, Haslam inconsapevolmente preparava il proprio licenziamento: tale era l’astuzia della follia. All'età di cinquantadue anni, fu lasciato senza lavoro né pensione.
Da uomo energico qual era, Haslam si rimise in piedi. Conseguita la laurea in medicina al Marischal College, Aberdeen, cominciò ad esercitare la professione di medico, abilitato dal Royal College of Physicians nel 1824 alla veneranda età di sessant’an-
Ragione, follia e Rivoluzione francese
581
ni 66. Amareggiato dalle proprie esperienze, egli prese a veder profilarsi la pazzia dovunque. Una volta, prestando servizio come testimone psichiatrico in tribunale, gli fu chiesto se l'imputato fosse sano di mente. «Non ho mai visto un uomo sano di mente», rispose. Alle proteste del l’avvocato, egli soggiunse, «suppongo che Iddio sia sano di mente, ma lui solo». Alla domanda di come potesse saperlo, rispose, «dalle mie riflessioni durante gli ultimi quattordici anni, e da ripetuti colloqui con i migliori teologi del paese» 67.
Lo scopo di questo saggio non è - credo che sia abbastanza chiaro - rivendicare la sanità mentale di Matthews, o discutere se il suo ricovero in quanto pazzo fosse tutta una montatura psichiatrica, o se egli fosse una vittima deirimperialismo medico o dell'abuso politico delle leggi sulla pazzia. I maltrattamenti inflitti a Matthews devono essere ponderati in rapporto alla attenzione scrupolosa con cui il suo caso venne ripetutamente sollevato e discusso. Nessuna prudente autorità avrebbe messo in libertà un paziente che incitava allo sterminio di massa dell'establishment politico nazionale - dopo tutto si era nel decennio dell'allarme controrivoluzionario con tutte le sue censure persino su temperati dissensi politici. Sarebbe assurdamente sentimentale raffigurare Matthews nelle vesti di eroe popolare o martire.
Piuttosto, il mio scopo, nell'esplorare queste case di fantasmi che erano le teste della mia coppia di protagonisti, è stato quello di sollevare la questione della comprensione storica della pazzia. Gli storici devono avere un senso della pazzia diverso dalle semplicistiche descrizioni di ossessioni e etichettature di cui Haslam fu autore; e poi dobbiamo anche capire il senso della psichiatria. Entrambe costruivano immagini fantastiche della realtà. E poiché Haslam e Matthews erano in lotta fra loro, poiché le ossessioni di Matthews erano un modo di fare i conti con la realtà di Bethlem, e la psichiatria di Haslam era un modo di fare i conti con la follia di Matthews, le tendenze sotterranee, i significati nascosti di entrambi si rivelano straordinariamente convergenti.
La follia di Matthews può essere spiegata a molti e diversi livelli. Fu, chiaramente, come già detto, la storia della sua vita, il suo tentativo di dare senso a se stesso. Matthews reagì allo sconcertante caos del dramma di morte e pericolo della Rivoluzione Francese, delle sue doppiezze, riformulandolo interamente in un suo scenario immaginario privato. Le ossessioni surreali di Matthews somigliano ad un dramma familiare rappresentato da atto-
582
Roy Porter
ri ubriachi vestiti con i costumi sbagliati, che confondono i versi da recitare. A partire dal 1790, quanto più agiva, tanto più si sentiva smarrito, e doveva riscrivere il copione per dar senso al proprio destino. La follia, come ha suggerito Peter Barham, produce la sua propria narrativa, materiale che gli storici possono trattare 68.
Indagate nella loro trama profonda, le ossessioni di Matthews testimoniano non solo una vicenda privata, ma pulsano del linguaggio dei suoi tempi. Ogni età ha i matti che si merita. Matthews era paranoico perché al suo tempo regnava la paura. L opinione pubblica definiva folle la politica del Terrore, investendo i suoi leader del marchio di pazzi e mostri; e molti dei più famosi, e anche più ragionevoli ideologi politici degli anni Novanta -Edmund Burke, John Robinson, e TAbbé Barruel - ritrassero esplicitamente la Rivoluzione stessa come un maligno complotto. Robinson appunto intitolò la sua opera Proofs of a Cospiracy against all thè Religions and Govemments of Europe, spiegando come i diabolici rivoluzionari avessero in animo di sovvertire la stessa civiltà attraverso una ulteriore cospirazione. La turbata mente di Matthews condensò e distorse rimmaginario fobico collettivo del tempo, e lo concentrò su se stesso. Ma era poi in questo tanto diverso dal grande Burke? È noto che Burke oscillava tra disperata malinconia e ossessioni maniacali; Gibbon lo definì «il più eloquente pazzo che abbia mai conosciuto» - la concorrenza era notevole - e dopo uno dei suoi discorsi sulla pazzia di Giorgio III, Burke trovò un bollettino sul suo seggio parlamentare, che diceva: «molto irritabile la sera, insonne di notte, molto inquieto stamattina». Egli concluse sui suoi nemici della Camera dei Comuni con le parole di Lear «Tray, Bianche e Sweetheart, guarda come abbaiano contro di me», e così personali erano le sue fobie del terrore giacobino, che chiese di venir seppellito in una tomba anonima, in modo che in caso di invasione i francesi non potessero giungere a profanare le sue spoglie 69.
La paranoia di Matthews non era dunque isolata. Lo stesso si potrebbe affermare per le sue manie di grandezza. Senza Napoleone, avrebbe potuto Matthews incoronarsi imperatore universale? Quando, poco tempo dopo, uno dei pazienti del dr. Esqui-rol in un manicomio parigino gridò, «io sono uomo, Dio, Napoleone, Robespierre a un tempo. Sono Robespierre, un mostro. Devo essere ucciso», si trattava di una parodia dei capi megalomani non meno che di un sintomo della sua malattia mentale 70.
Inoltre, una volta rinchiuso, la tormentata mente di Matthews
31.26 . on3.46 onWed, 20Sep2023 16:18:ll +00:00
Ragione, follia e Rivoluzione francese
583
sviluppò una logica situazionale - Perceval la avrebbe chiamata «ragionevolezza della follia» - appropriata alle sue circostanze. Egli era convinto di essere spiato, e ridotto alla condizione di automa indifeso in balia di forze incontrollabili. E tale, come paziente di Bethlem, egli era. Haslam dichiarò al King’s Bench che Matthews era ossessionato dall'idea di essere recluso «per disposizione e influsso del duca di Portland». Matthews aveva torto: le istruzioni venivano da Liverpool e non da Portland. Ma se Matthews si sbagliava, Haslam era ottuso. Erano entrambi ingaggiati in una battaglia per imporre l'un l’altro letture opposte della realtà.
Tutto questo si riassume in un dialogo di potere. Matthews si credeva vittima di una enterite di forze maligne: il governo francese, il governo di Sua Maestà, le bande, i telai ad aria e i loro raggi, e non ultimo il Bethlem Hospital - poiché, come diceva Matthews, «un gruppo di lavoratori sono impiegati nelle vicinanze di individui chiamati pazzi; e non vi è alcun manicomio in cui non lavorino membri di una banda». In racconti dettagliati, egli mitizzava la sua onnipotenza di imperatore universale. Manie, certamente. Ma Matthews aveva bisogno di tutta la forza possibile, poiché la battaglia a Bethlem era reale.
La psichiatria aveva infatti il proprio programma di potere, benché il suo pugno di ferro - l’antico regime di fruste e catene -era ormai in buona misura rivestito dal guanto di velluto noto come terapia morale, con le sue pretese di dominare il matto attraverso la forza della personalità e del controllo mentale. Era noto che il rev. dr. Francis Willis, psichiatra del re, mesmerizza-va i suoi pazienti attraverso la carismatica, affascinante forza dello sguardo. In modi diversi, i racconti di Matthews sugli imperatori, gli assassini e le loro vittime, e il trattato psichiatrico di Haslam, Considerations on thè Moral Management of thè Insane erano entrambe variazioni di un unico tema: il potere. La gang dei sette e il telaio ad aria rappresentano il potere psichiatrico ridotto parodisticamente nel grossolano meccanicistico linguaggio di un A Tale of a Tub.
Matthews armava battaglia contro Haslam. La psichiatria comandava i grandi battaglioni, ma la pazzia agiva con la guerriglia; e con la sua sottile astuzia, la pazzia di Matthews rise per ultima, benché egli non sopravvisse tanto da godere il proprio trionfo. Possiamo certo concordare con ciò che Scull e gli altri storici radicali hanno sostenuto, che la storia della psichiatria riveli il progressivo soggiogamento dei cosiddetti matti da parte di
584
Roy Porter
una professione sempre più potentemente monopolistica, spesso insensibile ai dilemmi del proprio compito, e sorda alla fenomenologia reale delle relazioni interpersonali provocate da una reclusione forzata. Ciò è sicuramente esemplificato dalla apparente incapacità di Haslam di comprendere quel che Matthews intendeva.
Ma se questo caso illustra la polarità paziente-psichiatra, alie-no-alienista, segnala però anche la loro convergenza attraverso un gioco di specchi. Lo psichiatra Haslam soffre del Possessione di essere controllato, ma viene sopraffatto dal manoscritto di un pazzo e da un collegio di amministratori che gli si rivelano come vittime di un raggiro di Matthews. Dopo aver osservato scrupolosamente gli ordini governativi, viene alla fine messo alla ruota da una commissione dei Comuni e sacrificato come capro espiatorio dai suoi superiori. Ne esce profondamente turbato; indossando un berretto a sonagli, da buffone di Bethlem, conclude che tutto il mondo è pazzo.
La storia della pazzia è in realtà la saga di una dialettica infinitamente difficile da afferrare tra pazienti e psichiatri. In ciascuna delle rispettive mitologie, si sono descritti a vicenda, come mostri, secondo la propria immaginazione. Ognuno ha cercato di sopraffare l’altro - nel caso dei pazienti, con mezzi necessariamente obliqui. Intrappolati in queste mitologie e nei rispettivi campi di forza, ecco che presto diventano un doppio. Il duello tra John Haslam e James Tilly Matthews dà vita ad una conturbante e impressionante folie à deux.
Roy Porter
Wellcome Institute for thè History of Medicine, London
NOTE AL TESTO
1 Sulla identificazione visiva del pazzo, cfr. M. MacDonald, Mystical Bedlam: Madness, Anxiety and Healing in Seventeenth Century England, Cambridge 1981: R. Porter, Mind Forgd Manacles, London 1987, pp. 33-40.
2 M. Roth - J. Kroll, The Reality of Mental Illness, Cambridge 1986; per una diversa difesa di una posizione simile, cfr. P. Sedgwick, Psvcho Politics, London 1982. '
3 Cfr. C. Becker, The Mad Genius Controversy, Beverly Hills 1978; M. Screech, Ecstacy and thè Praise of Folly, London 1980; Id., Good Madness in Christendom, in W.F. Bynum - R. Porter - M. Shepherd (a cura di), The Anatomy of Madness, London 1985, 2 voli., voi. 1, pp. 25-39. Per altri aspetti deHanti-psichiatria, cfr. T. Szasz, The Manufacture of Madness, New York 1970 (trad. it., Milano 1972); Id., The Myth of Mental Illness, New York 1972 (trad. it., Milano 1976); Id., The Age of Madness. The History of Involuntary Hospitalization Presented in Selected Texts, London
Ragione, follia e Rivoluzione francese
585
1975. Per interpretazioni recenti, cfr. J. Busfield, Managing Madness. Changing Ideas and Practice, London 1986.
4 Sulle situazioni che sfruttano l'ambiguità morale della follia, si veda E.G. O'Donoghue, The Story of Bethlem Hospital from its Foundation in 1247, London 1914; A. Masters, Bedlam, London 1972; S. Gilman, Seeing thè Insane, New York 1982.
5 Cfr. R. Porter, A Social History of Madness, London 1987, cap. 3.
6 Porter, op. cit., cap. 3; per un'opinione contraria, vedi M. Foucault, Histoire de la folie à l'àge classique, Paris 1961 (trad. it., Milano 1963); A. Scull, Museums of Madness, London 1979; T. Butler, Mental Health, Social Policy and thè Law, London 1985; K. Jones, Lunacy, Law and Conscience, 1744’1845, London 1955; W. Parry-Jones, The Trade in Lunacy, A Study of Private Madhouses in England in thè Eigh-teenth and Nineteenth Centuries, London 1971.
7 Si veda il dibattito in D. A. Petersen, A Mad Peopless History of Madness, Pittsburg 1982; P. McCandless, Liberty and Lunacy: thè Victorians and Wrongful Con-finement, in A. Scull (a cura di), The Madhouses, Mad Doctors and Madmen, London 1981, pp. 253-74; Porter, op. cit., pp. 165-68; J. Parkinson, Mad-houses. Observa-tions on thè Act for Regulation of Mad-Houses and A Correction of thè Statements of thè Case of Benjamin Elliot, Convicted of Illegally Confining Mary Daintree: With Re-marks Addressed to thè Friends of Insane Persons, London 1811.
8 Per informazioni su Matthews, si veda R. Porter, «Under thè Influence»: Me-smerism in England, in «History Today», settembre 1985, pp. 22-29; D. Williams, Incidents in my own Life which have been Thought of Some Importance, a cura di P. France, Falmer 1980, pp. 10, 28, 32-34, 60; D. Williams, The Missions of David Williams and James Tilly Matthews to England (1793), in «English Historical Review», 53 (1938), pp. 651-68 (un articolo eccellente, basato su carte inedite di archivi francesi); Id., Un document inédit sur la Gironde, in «Annales historiques de la Revolution fran^aise», XV (1938), pp. 430-31; J.G. Alger, Englishmen in thè French Revolution, London 1889.1 contemporanei spesso scrivevano «Tilley» per indicare il secondo nome di Matthews, ma lui si firmava «Tilly».
9 France (a cura di), op. cit., p. 33. David Williams (1736-1816) era un letterato e un libertino. Visitò la Francia nel 1792, divenendo cittadino francese, e vi rimase fino all'esecuzione di Luigi XVI, che deplorò. Fu coinvolto in negoziati di pace con Lord Grenville (William Wyndham, 1759-1834), all'epoca segretario di Stato agli Esteri.
10 British Library, Add. MS. 38231, f. 82. Charles Jenkinson (1727-1808) fu fatto primo conte di Liverpool nel 1796. Era un veterano dei governi di Lord North, fu funzionario di Pitt, e divenne cancelliere del Ducato di Lancaster. Verso la metà degli anni Novanta fu partecipe dei negoziati con francesi e olandesi.
" Ibid.
12 Ibid.
13 British Library, Add. MS. 38231, f. 121. C’è un'altra lettera di Matthews a Liverpool (Add. MS 38231, f. 125). Indirizzata da Camberwell Grove e datata 24 dicembre 1796, recita:
«Signore, Avendo scritto con l’on. conte Moira un resoconto dei fatti che ho vissuto, prego Vostra Signoria di indirizzarsi a quell'Indipendente Nobiluomo per il suo uso, giacché il nome delle Signorie Vostre vi è menzionato. Con i miei più distinti ossequi. James Tilly Matthews, Servo Vostro.
Lord Moira (Francis Hastings, 1754-1826) era un militare che ebbe il comando di varie forze di spedizione alla metà degli anni Novanta.
14 Ibid.
15 Cfr. O'Donoghue, op. cit.
586
Roy Porter
16 Per informazioni biografiche, si veda R. Hunter -1. Macalpine, John Haslam: His Will and his Daughter, in «Medicai History», 6 (1962), pp. 22-26; D. Leigh, John Haslam, M. D. 1764-1844, in «Journal of thè History of Medicine», 10 (1955), pp. 1743; Id., The Historical Development of British Psychiatry, Oxford 1961, voi. 1. È un peccato che Leigh si riferisca continuamente a John Tilly Matthews, che egli bolla come «formidabile eccitatore di disordini» (p. 110).
17 Fra le opere principali di Haslam: Observation on Insanity, with Practical Re-marks on thè Disease and an Account of thè Morbid Appearance on Dissection, London 1798; Observations on Madness and Melancholy, including Practical Remarks on those Disesases; together with Cases: and an Account of thè Morbid Appearance on Dissection, seconda edizione, notevolmente ampliata, London 1809; Observations of thè Physician and Apothecary of Bethlem Hospital, upon thè Evidence Taken Before thè Committee of thè Hon. House of Commons for Regulating Mad-Houses, London 1816; Considerations on thè Moral Management of Insane Persons, London 1817; Medicai Jurisprudence, as it Relates to Insanity, According to thè Law of England, London 1817; A Letter to thè Govemors of Bethlem Hospital, Containing an Account of their Management of that Institution for thè Last Twenty Years; Elucidated by Originai Let-ters and Authentic Documents; with a Correct Narrative of thè Confinement of James Norris, by Order of their Subcommittee; and Interesting Observations on thè Parlia-mentary Proceedings, London 1818; Sound Mind; or, Contributions on thè Naturai History and Physiology of thè Human Intellect, London 1819; A Letter to thè Right Ho-nourable Lord Chancellor, on thè Nature and Interpretation of Unsoundness of Mind, and Imbecility of Intellect, London 1823; Lectures on thè Intellectual Composition of Man, in «The Lancet», 1, 38 (1827-8), pp. 38, 71, 119, 207, 288, 335; On thè Nature of Thought, or thè Act of Thinking, and its Connexion with a Perspicuous Sentence, London 1835; Selection of Papers and Prize Essays on Subjects Connected with Insanity, letto alla Society For Improving thè Conditions of thè Insane, pubblicato dalla Society, London 1850.
18 Haslam, Medicai Jurisprudence, cit., p. 128.
19 La maggior parte delle informazioni qui raccolte provengono da J. Haslam, Illustrations of Madness, Exhibiting a Singular Case of Insanity, and a No Less Re-markable Difference of Medicai Opinion: Developing thè Nature of Assailment and thè Manner of Working Events, with a Description of thè Tortures Experienced by Bomb-Bursting, Lobster-Cracking and Lengthening thè Brain, London 1810. Ristampato nei Tavistock Classics, nella collana di storia della psichiatria, London 1988, a cura e con una ampia introduzione di R. Porter. Le discussioni sono ampiamente documentate nei Libri delle Minute del Governatore per il periodo in questione, conservati nei Bethlem Archives. Sono immensamente grato all'archivista di Bethlem, Miss Patricia Allderidge, per la sua assistenza.
20 Citato da un documento dell'archivio di Bethlem, scritto da Haslam, che sostiene di riferire opinioni di Matthews. Il documento è riprodotto nell'introduzione di Porter a Haslam, Illustrations of Madness cit., Appendice 2.
21 Haslam, Illustration of Madness, cit., p. 2.
22 Da un documento dei Bethlem Archives, scritto da Matthews, riprodotto nell'introduzione di Porter a Haslam, Illustration of Madness, cit., Appendice 3.
23 Ibid.
24 Ibid.
25 Haslam, Illustrations of Madness, cit., p. 15. Henry Clutterbuck era un diplomato del Royal College of Physicians, e uno dei medici del General Dispensary. Scrisse vari trattati medici, fra cui le Observations on thè Prevention and Treatment of thè Epidemie Fever at Present Prevailing in thè Metropolis and Most Parts of thè United Kingdom, London 1819. George Birkbeck (1776-1841), laureato in medicina
Ragione, follia e Rivoluzione francese
587
ad Edimburgo nel 1796, dopo aver lavorato come professore di filosofia naturale all'Andersonian Institution di Glasgow, si affermò come medico a Londra, diplomandosi presso il Royal College of Physicians nel 1808. È ricordato soprattutto come fondatore del movimento del Mechanics’ Insti tute. Si veda anche, H. Clutter-buck, A Brief Memoirof George Birkbeck, M.D., London 1842. Birkbeck e Clutterbuck erano entrambi medici presso il General Dispensary, in Aldersgate Street.
26 Haslam, Illustrations of madness, cit., p. 16.
27 Ibid., p. VI. L'allusione di Haslam è naturalmente alla «Digressione» nell’opera di Swift, Tale of a Tub.
28 Ibid., p. 2.
29 Ibid., p. 19.
30 Ibid., p. 21.
31 Ibid., p. 22.
32 Ibid., p. 23.
33 Ibid., p. 24.
34 Ibid., pp. 25-27.
35 Ibid., p. 21.
36 Ibid., p. 28.
37 Le torture appena elencate sono discusse da Haslam in Ibid., pp. 30-38.
38 Ibid., pp. 38-42.
39 Ibid., pp. 42-49.
40 Ibid., p. 49.
41 Ibid., p. 50.
42 Ibid., p. 45.
43 Ibid., p. 51.
44 Ibid., p. 53.
45 Ibid., p. 54.
46 Ibid., p. 68.
47 Ibid., p. 55.
48 Ibid., pp. 60-64.
49 Ibid., p. 61.
50 Ibid., p. 63.
51 Ibid., p. 64.
52 Ibid.
53 Ibid., p. 66.
54 Ibid., p. 73.
55 Ibid., p. 70.
56 Ibid., p. 80.
57 Per la storia dello sviluppo di questo aspetto della psichiatria che nega che la follia abbia un significato, cfr. Porter, Social History of Madness, cit., cap. 2.
58 Sul fascino delle macchine, si veda H. Jennings, Pandaemonium, London 1985.
59 Cfr. R. Darnton, Mesmerism and thè End of thè Enlightenment in France, Cambridge, Mass. 1968; G. Sutton, Electric Medicine and Mesmerism, in «Isis», 72 (1981), pp. 375-92; V. Buranelli, The Wizard from Vienna, New York 1975; J. Miller, Mesmerism, in «The Listener», 22 novembre 1973.
60 Citato da R. Porter, «Under thè Influence»: Mesmerism in England, in «History Today», settembre 1985, pp. 22-29.
61 M. Schatzman, Soul Murder: Persecution in thè Family, London 1973.
62 Haslam, Illustrations of Madness, cit., p. 22.
63 Cfr. il Libro delle Minute del Governatore conservato nei Bethlem Archives,
588
Roy Porter
alla data dell’ll agosto 1814; lettera di Lord Sidmouth, che era segretario agli Interni.
64 Parliamentary Papers (1815), Report front thè Committee on Madhouses in En-gland, pp. 14-16. La tesi inespressa che si celava dietro la documentazione su Matthews presentata al Commons Committe era che lo staff medico di Bethlem non voleva che Matthews fosse rilasciato nel timore che costui spifferasse tutto a proposito delle inumane condizioni di vita a Bethlem.
65 Leigh, Development of British Psychiatry, cit., p. 132; J. Haslam, A Letter to thè Govemors of Bethlem Hospital, London 1819.
66 Leigh, Development of British Psychiatry, cit., pp. 139 s.; F. Schiller, Haslam of «Bedlam», Kitchiner of thè «Oracles»: Two Doctors under their Mad King George IH, and their Friendship, in «Medicai History», 28 (1984), pp. 189-201.
67 Citato in N. Walker, Crime and Insanity in England, voi. 1, Edinburgh 1968, p. 89.
68 Per il dibattito si veda Porter, Social History of Madness, cit., cap. 2; P. Bar-ham, Schizophrenia and Human Values, Oxford 1984.
69 Cfr. Porter, Social History of Madness, cit., cap. 3.
70 Argomento discusso in R. Porter, Monsters and Madmen in Eighteenth-Centu-ry France, in D. Fletcher (a cura di), The Monstrous, Durham 1987, pp. 83-103.