"Il teatro del mondo": Comenio e la cultura praghese dell'età di Rodolfo II

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Title
"Il teatro del mondo": Comenio e la cultura praghese dell'età di Rodolfo II
Creator
Giuseppe Cengiarotti
Date Issued
1992-10-01
Is Part Of
Studi Storici
volume
33
issue
4
page start
809
page end
831
Publisher
Fondazione Istituto Gramsci
Language
ita
Format
pdf
Relation
Le parole e le cose: un'archeologia delle scienze umane, Italy, Rizzoli Ed., 1967
Rights
Studi Storici © 1992 Fondazione Istituto Gramsci
Source
https://web.archive.org/web/20230921154601/https://www.jstor.org/stable/20565531?searchText=Foucault&searchUri=%2Faction%2FdoBasicSearch%3FQuery%3DFoucault&efqs=eyJsYV9zdHIiOlsiYVhSaCJdfQ%3D%3D&sd=1975&ed=2000&pagemark=eyJwYWdlIjoxMiwic3RhcnRzIjp7IkpTVE9SQmFzaWMiOjI3NX19&groupefq=WyJjb250cmlidXRlZF90ZXh0Iiwic2VhcmNoX2NoYXB0ZXIiLCJjb250cmlidXRlZF9hdWRpbyIsInJlc2VhcmNoX3JlcG9ydCIsInNlYXJjaF9hcnRpY2xlIiwicmV2aWV3IiwibXBfcmVzZWFyY2hfcmVwb3J0X3BhcnQiXQ%3D%3D&ab_segments=0%2Fbasic_search_gsv2%2Fcontrol&refreqid=fastly-default%3A5c8970f25c75e82a89f0c4262de63f2f
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«IL TEATRO DEL MONDO»: COMENIO E LA CULTURA PRAGHESE DELL’ETÀ DI RODOLFO II
Giuseppe Cengiarotti
1 . Sia nella giovinezza che nella maturità di Comenio si ritrova il topos dell’immagine labirintica del mondo: infatti, mentre nel 1650 sta componendo il Testamento della madre morente (Ksaft umirafìci matky) rimette mano anche al Labirinto del mondo e il paradiso del cuore (Labyrint svèta a raj srdce), opera giovanile che la critica di solito considera nell’ambito degli «scritti consolatori»1. In assenza di una sua traduzione in lingua italiana non ci sembra senza significato - specie in occasione del quattrocentenario della nascita del grande riformatore moravo - fornire al lettore almeno l’indice completo di quest’opera capitale: una corretta valutazione del tema del labirinto all’interno di tutto il corpus comenianum può consentire infatti di meglio comprendere le più intime motivazioni del suo enciclopedismo e della stessa pansofia2. Del resto, il Labirinto va letto contestualmente a tutti gli altri
1 Si tratta di opere composte tra il 1620 e il 1628 in cui prevalgono motivazioni di carattere religioso e sociale come in Truchlivy (L’afflitto), Listove do nebe (Lettere al cielo) o Premyslovàni (Meditazione). Cfr. J. A.Komensky, Opera omnia (Dito Jana Amosa Komen-ské'ho, d’ora in avanti JAK), Praha, Academia, 1978, voi. Ili, pp. 7-12. Sul Labyrint svèta a raj srdce mi permetto di rinviare a G. Cengiarotti, «Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore». Progetto di riforma e profezia nell'opera di Comenio, in corso di pubblicazione in «La Cultura». Lo Ksaft umirajici matky, Jednoty bratrske (Il testamento della madre morente, l’Unione dei fratelli) è stato composto nel 1650, all’indomani dei trattati di Westfalia che sancirono la fine di ogni speranza di autonomia per il mondo riformato ceco: tuttavia la critica di solito lo ascrive fra gli «scritti consolatori» per il carattere e le tematiche in esso contenute.
2 Cfr. appendice (tutte le traduzioni dal ceco sono mie). Una lettura in chiave «rosacrociana» del Labyrint è fornita da F.A.Yates, The Rosicrucian Enlightenment, London, Routledge & Kegan Paul, 1972 (trad. it., L'Illuminismo dei Rosa-Croce. Uno stile di pensiero nell'Europa del Seicento, Torino, Einaudi, 1976, pp. 189-201). Si tratta di una interpretazione per molti versi convincente, ma che sottovaluta la dimensione propriamente ceca della personalità comeniana. Cfr. J.V.Novak, Labyrint svèta a raj srdce J.A.Komenske'ho a jeho vzory, in «Casopis ceského muzea», 69, 1985; St. Soucek, Komenského Labyrint u nas a v cizinè, in «Archiv prò bàdàni o zivotè a spisech JAK» (d’ora in poi AJAK), 7, 1924, pp. 17-53; D.Ci^evskry, Comenius «Labyrint of thè World». Its Themes and Their Sources, in «Harvard Slavic Studies», I, 1953; E.Michàlek,



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scritti giovanili, gli «scritti consolatori», in cui prevale l’invettiva e la disperazione per la disfatta nazionale e religiosa, ma anche ad altre composizioni di carattere enciclopedistico poco note quali 11 teatro del mondo (Theatrum Universitatis rerum ovvero, in ceco, Divadlo svela), la cui lettura aiuterà a collocare Comenio al termine di quella lunga stagione culturale che trova il suo perno nella Praga di Rodolfo II3.
Il Labirinto - composto nel 1623 - ci racconta di quel mondo e ce ne descrive in forma allegorica la fine drammatica - in questo senso lo si può in parte ascrivere nell’ambito di quella letteratura sulla guerra dei tren-t’anni che comprende il Simplicissimus o la Courage del Grimmelshausen, le opere di Angelus Silesius o del Griphius4: composto all’indomani della battaglia della Montagna Bianca (1620) presenta le terre ceche come una realtà devastata e snaturata, un mondo alla rovescia, un Narrenshiffin cui come in un quadro di Bosch domina la mutilazione e lo scempio dell’umano:
entriamo dunque nell’ultima via dove sin dal primo spiazzo scorgo diverse persone vestite di rosso e avvicinatomi a loro sento che parlano di come si possa dare un colpo mortale che possa intervenire in un istante sia da lontano che da vicino [...] Frattanto dal campo di battaglia scorgo ora diverse persone con le mani o le gambe o la testa o il naso staccati; il corpo sfigurato, la pelle smembrata e li portano e spostano tutti sanguinanti e maciullati [...]5.
Ancora, nel passo che segue, ascoltiamo la rievocazione del crollo di quel
Traditionelle Elemente im Wortschatz des Labyrint von Comenius, in «Acta Comeniana>, 2, 1970, pp. 229-238; H.Mirvaldova, Alegoricnost v Labyrintu svèta a rapi srdce J.A.Komenskeho, in «Slovo a slovesnost», 31, 1970, pp. 3 5 3-365.
3 II testo del Divadlo svèta sta in JAK, I, pp. 95-181. Per quanto concerne la cultura praghese e, più in generale, dei paesi cechi negli anni della formazione di Comenio ci si limita ad indicare almeno R.Evans, Rudolf II and bis World. A Study in Intellectual History 1376-1612, Oxford, Clarendon Press, 1973 (trad. it., Rodolfo II d’Absburgo. L'enigma di un imperatore, Bologna, Il Mulino, 1984); dello stesso autore si veda anche Tbe Making of thè Habsburg Monarchy. 1330-1700, Oxford, Clarendon Press, 1979 (trad. it., Felix Austria. L’ascesa della monarchia absburgica: 1330-1700, Bologna, Il Mulino, 1981). Cfr. inoltre K.Vocelka, Rudolf II. und seine Zeit, Wien-Koln-Graz, 1985, e i vecchi studi di A.Gindely, Rudolf IL und seine Zeit, Praha, 1862-1865, 2 voli.; Id., Geschichte der Gegenreformation in Bòhmen, Leipzig, 1894; Id., Geschichte der Bòhmischen Bruder, Praha, 1868, 2 voli.
4 Fu dedicato a Karel Éerotìn, esponente di primissimo piano del movimento di opposizione degli Stati cechi che lo protesse e ne incoraggiò l’azione, come risulta dalla lettera dedicatoria in cui lamenta «cum in hoc secessu et ingrato otio meo [...] drama sub manibus natum est. Cujus pars prima mundi ludicra et inanitates typis depingit». Subito dopo, nell’indirizzo al lettore scrive: «non è poesia, lettore, ciò che leggerai, benché ne abbia l’aspetto; si tratta di cose vere [...] Poiché per la maggior parte ho descritto vicende personali [...]».
3 JAK, III, p. 334.



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mondo culturale che era culminato nel breve regno di Federico del Palatinato, attivamente sostenuto da Karel zerotin6, magnate protettore dello stesso Comenio e uno dei leader del «partito degli stati»:
Accadde alla mia presenza che un trono vacillasse [allude evidentemente a Ferdinando II] si disfacesse e crollasse a terra. In un baccano di folla mi misi a guardare riparato da essa e vidi che conducevano e insediavano un altro sovrano; mandando grida esultavano che ora ce ne sarebbe stato un altro al posto del precedente e mostrandosi zelanti percuotevano e colpivano in modo indiscriminato. Tenendo per cosa giusta aiutare il bene comune (cosi almeno si diceva) mi avvicinai anch’io e contribuii con un chiodo o due a puntellarlo, per la qual cosa alcuni mi lodarono mentre altri mi guardarono storto. Nel frattempo l’altro, ripresosi, aiutato dai suoi si lanciò su di noi con una mazza e prese a colpire la folla finché questa non si disperse tutta e non cadde qualche testa. Sconvolto dalla paura non riuscivo quasi a ricordarmi più niente quando il mio caro Vsezvèd (Sotutto) avendo udito che ponevano la domanda «chi ha maggiormente aiutato a prendere il potere e ad affermarlo?» mi diede uno scossone per farmi fuggire7.
Il lamento comeniano, Tamara constatazione che «il disordine pervade ogni cosa» - che ritroviamo anche nelT inquietante Testamento della madre morente - è certo la disperata presa di coscienza dell’irrimediabile fine di un’epoca che era stata caratterizzata dalla grande speranza espressa dai progetti di riforma - i «teatri», appunto - e dalle profezie culminate nel ludibrium rosacrociano8.
Comenio si colloca alla fine di un periodo che ha condotto, per dirla col Koyré, «dal mondo chiuso all’universo infinito», dall’universo armonico retto dal principio della corrispondenza tra il microcosmo e il macrocosmo a quello dilatato all’infinito intravisto da filosofi come Bruno e dagli scienziati «nuovi»: se l’ansia, la vertigine e il disorientamento - la lieKav-xo\ta - segnano la temperie rodolfina, Comenio tenta ancora tra il 1614 e il 1618 di risolvere tale crisi in una nuova sintesi che permetta a quel mondo ordinato ed armonico di consistere, ma la guerra travolge ogni progetto (come traspare in modo emblematico in un altro fonda-
6 Su Zerotin cfr. Z.Kalista, Cechove, kteh tvofili dèjiny svela, Praha, 1936, pp. 83-96, il quale evidenzia la sua cultura cosmopolita e le sue relazioni come lo stretto rapporto che intrattenne col Beza, col Camerario, William Cecil Walsingham, Dudley o con Justus Lipsius.
7JAK, III, p. 333.
8 «Ach, me nadèje», «ah! Le mie speranze...> si lamenta nel Labyrint svela rievocando la vicenda rosacrociana e le illusioni di un certo profetismo (che tuttavia continuerà per tutta la vita e specialmente in vecchiaia a coltivare). Sulla importanza del profetismo in questa stagione cfr. E.De Mas, L'attesa del secolo aureo (1603-1625). Saggio di storia delle idee del secolo XVII, Firenze, Olschki, 1982, in particolare pp. 226-232, 257-263, 279-280.



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mentale scritto «consolatorio», il Truchlivy, L’Afflitto)9 cosicché la rappresentazione del rapporto tra l’uomo, il mondo e Dio in forma di «teatro» lascia il posto a quella, davvero disperata, del labirinto.
L’oscurità, il temno, non è solo la fine di una nazione, ma anche quella di un grande progetto culturale che era espressione di una stagione che aveva avuto il suo centro in Praga: pertanto, per dirla con Christopher Hill che si riferiva ai radicali inglesi, anche l’esperienza di Comenio si potrebbe definire una «experience of Defeat»10. Comenio è infatti espressione di quella temperie culturale drammaturgicamente bene evocata in Ein Bruderzwist in Habsburg di Franz Grillparzer11 e se ne trovano le prove in tutta l’opera successiva di studioso, cosi come nella sua attività di irenista e di cultore del profetismo12. Anche per questo può risultare di qualche importanza metterne in evidenza questi tratti,
9 Cfr. JAK, III, pp. 19-159. Si tratta di un’opera in quattro parti che cerca di indagare sulle cause della tragedia nazionale ed è dedicata prevalentemente ai membri della Jednota bratru. È concepita in forma di dialogo tra l’Afflitto, la Ragione (Rozum), la Fede (Vira) e il Cristo. Soprattutto nelle prime due parti la critica ha colto l’influsso del tardo umanesimo di J.Andreae, ma anche del De constantia del Lipsio e in generale della filosofia stoica. Mentre queste parti sono state composte nel 1623 e nel 1624, la terza e la quarta sono una diretta reazione agli accordi di Westfalia e sono state scritte rispettivamente nel 1650 e nel 1660.
10 Cfr. C.Hill, The Experience of Defeat. Milton and some other contemporaries, London, 1984. Sulla questione, di capitale importanza, ma che esula dai limiti cronologici del presente lavoro, del rapporto tra Comenio e la cultura inglese cfr. almeno i vecchi R.F.Young, Comenius in England, London, 1932, e G.H.Turnbull, Hartlib, Dury and Comenius, London, 1947. Più aggiornati, gli studi di C. Webster, The Great Instauration. Science, Medicine and Reform 1626-1660, London, 197 5, che ha avuto una traduzione (parziale) italiana (Milano, 1980).
11 In consonanza con quanto stiamo vedendo sul piano storico si tengano presenti le considerazioni critiche di Massimo Cacciati il quale, nel definire «l’idea della Weltmonar-chie absburgica» in riferimento a Der Turm di Hugo von Hofmannsthal, di cui vede come un antecedente spirituale diretto Ein Bruderzwist, ha osservato che Rodolfo è «quasi condannato a regnare - disperato nel suo cercare di mantenere il mondo nella Stimmung». Nell’anelito a questa armonia impossibile sta, anche nel dramma, il fondamento dello Stato, «elemento dell’armonia cosmica, strumento del concerto divino. Non può esservi Stato se questo fondamento è abbattuto [... ] poiché allora non la realizzazione del grande simbolo è il fine del “politico”, ma l’interesse e la volontà di potere del particolare». Il Rodolfo di Grillparzer intende «fare dell’uomo e del suo Stato parte del tutto, comprenderlo nella continuità della sua storia e delle sue tradizioni, lasciare che esse si sviluppino naturalmente, organicamente, “indugiare” di fronte al nuovo, assimilarlo lentamente, non anticipare né precedere» (cfr. M.Cacciati, Intransitabili utopie, in Hoffmansthal, La Torre, trad. it. Milano, 1978, pp. 170-171).
12 Cfr. Comenio, Opere, introduzione di M.Fattori, Torino, 1974. Si tratta evidentemente di una questione che meriterebbe una trattazione assai più ampia e articolata di quella che in questa sede non si può far altro che problematizzare con alcuni riferimenti specifici alla formazione del giovane Comenio e che non pretende di affrontare l’intera sua produzione.



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tanto più che la cultura italiana si è invece quasi sempre limitata a circoscrivere la conoscenza di Comenio entro un ambito peculiarmente linguistico e didattico - pure rilevantissimo - ma che va inteso e letto alla luce di quel sostrato intellettuale, non indipendentemente da esso. In questo senso ha scritto bene R.Evans che «giudicare tale pedagogia come qualcosa di democratico ed egualitario per se' significa avere un’idea distorta dei motivi che ispirarono il Comenius e del suo debito con la tradizione occultistica»13. Il nucleo di tutto il futuro lavoro pansofico e della stessa Consultatio Catholica che lo corona sta infatti in uno scritto assai poco frequentato, curiosamente dimenticato dagli studiosi e che non ha mai avuto una traduzione dal ceco, il Theatrum universitatis rerum to jest Divarilo svèta, che affonda le sue radici proprio nel naturalismo alchemico, nell’enciclopedismo e nell’intreccio di culture della Praga rodolfina14. Ad esso intendeva apporre un Amphitheatrum -rimasto poi incompiuto - ed altri annessi, cui lavorò dal 1616 sino allo scoppio del conflitto, ma poi tutto fu interrotto nel 1620, quando gli eventi portarono all’abbandono del nucleo intellettuale che faceva capo a Karel Zerotin, cui non per caso dedicò di li a poco (nel 1623) Il Labirinto riel monrio e il paradiso del cuore.
È dunque a Praga che occorre ricercare le fonti di immagini come il teatro o il labirinto che Comenio riprende da un repertorio classico di matrice tardo-umanistica e manieristica. A Praga l’antico, per rinascere, doveva innervarsi in quel «moderno» costituito dall’hussitismo e dalla stessa cultura politica asburgica con la sua idea di Impero vivificata da Massimiliano II e poi dallo stesso Rodolfo. In questa funzione di mediazione consiste primariamente la storia intellettuale dell’epoca rodolfina - ricostruita in modo impareggiabile da R. Evans ai cui studi si fa qui riferimento - in cui la corte fa convergere su di sé linguaggi e
13 Cfr. R.Evans, Rodolfo II, cit., pp. 389-390.
14 Cfr. JAK, I, Informace o dite, pp. 167-170. Può non risultare del tutto inutile osservare che la rievocazione dell’età rodolfina offerta da A.M.Ripellino (cfr. A.M.Ripellino, Praga magica, Torino, Einaudi, 1973) fa riferimento da un lato alla memorialistica dell’epoca e in modo particolare a M.Dacicky Z Heslova, Pamétf (Memorie) (si veda l’edizione a cura di A.Rezek, Praha, 1878), dall’altro alla storiografia ceca ed essenzialmente a J.Bedrich Novak, Rudolf II a jeho pad (Rodolfo II e la sua caduta), Praha, 1935; J.V.Polisensky, Doba Rudolfa II (L’età di Rodolfo II), Praha, 1941; F.X.Harlas, Rudolf II, milovnik umèni a sbèratel (Rodolfo II, amatore d’arte e collezionista), Praha, 1916, e A.Gindely, Rudolf II, cit.; infine K.Pejml, Dèjiny ceske alchymie (Storia dell’alchimia in Boemia), Praha, 1933. A suo giudizio infatti «l’astrologia giudiziaria è un attributo costante della natura di Praga, in specie di Praga dell’epoca di Rodolfo II [...] L’astrologia rodolfina è pervasa dall’ansia, dal senso di instabilità che travaglia l’epoca» e si comprende bene come tali atmosfere conquistassero i letterati e i drammaturghi cechi, ma soprattutto tedescoboemi di cui si occupa questo indimenticabile volume.



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tradizioni culturali differenti. La politica di Rodolfo si contraddistingue in effetti per un marcato irenismo, allora si diceva «navarrismo», poi sconfessato sia da Mattia nel Bruderzwist sia dai successori, come risulta dagli studi recenti del Vocelka e di altri15 che hanno finalmente gettato luce sugli atti politici di una figura spesso fraintesa per le troppe rievocazioni letterarie o per un eccessivo e limitativo apprezzamento dei soli aspetti artistici e genericamente culturali. Al centro di tale politica vi era l’esigenza primaria di composizione dei conflitti che rischiavano di far deflagrare lo Stato ponendo fine all’ordine gerarchico e spirituale che la Riforma da un lato e la «rivoluzione copernicana» dall’altro avevano profondamente minato16.
Sul piano culturale questa medesima esigenza si esprime nell’enciclopedismo, ossia nel tentativo di ricostruire un arhor scientiae che possa subentrare alla metafìsica tradizionale. Nel suo studio sull’arte della memoria Paolo Rossi aveva evidenziato il ruolo centrale assunto da Comenio proprio in questo senso, prendendo però in esame un’opera più tarda, il Pansophiae Prodromus (1637) e anche Frances Yates in The Art of Memory, in cui analizza minutamente la metafora del «teatro», aveva colto la rilevanza dell’esperienza comeniana considerando in tal senso un altro scritto capitale, ma ancora più tardo, VOrhis sensua/ium pictus (del 1658)17. È certo che, volendo ricercare le fonti dell’enciclopedismo comeniano, teatri della memoria ne troviamo parecchi, a Praga e nelle terre ceche, come per esempio il Theatrum divinum, to Jest Divadlo Bozi del Konecny18, composto nel 1616, a testimonianza della diffusione di questo atteggiamento intellettuale negli anni della formazione di Comenio. Forse ancor più significativo può risultare l’esempio dello Jessenius, autore di un Welt-Spiegel, i.e. Speculum seu Harmonia mundi, oder die vier Monarchien, databile forse al 1585, opera in cui l’enciclopedismo viene espresso mediante la fusione di elementi tratti
15 Si veda innanzitutto K.Vocelka, Die politische Propaganda Kaiser Rudolf II. (15 76-1612), Wien, 1981; cfr. inoltre Prag um 1600. Kunst und Kultur am Hofe Kaiser Rudolfs II, Freren-Emsland, 1988, 2 voli. Utile infine la rassegna bibliografica commentata che sta in A.Kohler, Das Reich im Kampf um die Hegemonie in Europa 1521-1648, Mùnchen, Oldenbourg Verlag, 1990.
16 Cfr. R.Evans, Rodolfo II, cit., pp. 194-195, ma anche Id., Felix Austria, cit., pp. 257-305 e passim', inoltre Vocelka, Rudolf II. undseine Zeit, cit., pp. 170-208.
17 Cfr. P.Rossi, Claris universalis. Arti della memoria e logica combinatoria da Lullo a Leibniz, Bologna, Il Mulino, 1983, in particolare pp. 203 sgg.; F.Yates, The Art of Memory, London, Routledge & Kegan Paul, 1966 (trad. it., L'arte della memoria, Torino, Einaudi, 1972, su Comenio pp. 350-351).
18 Cfr. M.Konecny, Theatrum divinum, to Jest Divadlo Bozl, stampato a Praga nel 1616.



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soprattutto dalla tradizione neoplatonica con altri tratti dal profetismo19. Nell’enciclopedia di Comenio, nel suo «teatro», la città-mondo è designata attraverso la metafora del labirinto e attraverso di essa egli sembra prefigurare il destino della modernità, se è vero che la sua parabola si può mettere in relazione con le funzioni della città-metropoli, come indica l’analisi della Parigi ottocentesca compiuta da Walter Benjamin20: il mondo feudale, essenzialmente rurale, fondato sul rapporto consuetudinario e armonico tra re e stati nello sném, viene qui superato infatti nella sintesi simbolica rappresentata da Praga capitale per decisione presa da Rodolfo nel 1583, ma le funzioni della città vltavina in seguito a questa decisione si moltiplicano e si complicano: per Comenio Praga (prah, la soglia) diventa cosi - si potrebbe dire - ingresso nel labirinto, luogo in cui la complessità moderna, ben lungi dal comporsi e risolversi nell’auspicata armonia degli scritti giovanili e del Divadlo svèta, rischia invece, all’indomani della catastrofe di Bilà Hora, di capovolgersi nell’assenza di un senso e di un centro - il Centrum securitatis - come attesta lo stesso disegno comeniano del labirinto che ce lo rappresenta appunto come una città privata del centro21.
Il carattere di mediazione tra diverse tradizioni denota la cultura
19 Cfr. J.Jessenius, Welt-Spiegel, Le. Speculum seu Harmonia mundi, oder die vier Monarchien, Roma, 1585. Evans (Rodolfo II, cit., pp. 169 e 174) in proposito cita l’Alciati e il Sambucus edè per noi significativo che il De Hierogliphica del Typotius sia stato dedicato a Karel Zerotin gazie alla intercessione proprio del Jensen.
20 Cfr. W.Benjamin, Schriften, Suhrkamp, 1955 (trad. it., Angelus Novus. Saggi e frammenti, Torino, Einaudi, 1962, Parigi. La capitale delXIXsecolo, pp. 141-142): «Alla forma del nuovo mezzo di produzione, che, all’inizio, è ancora dominata da quello vecchio [Marx], corrispondono, nella coscienza collettiva, immagini in cui il nuovo si compenetra col vecchio. Queste immagini sono proiezioni del desiderio, in cui il collettivo cerca di eliminare o di abbellire l’imperfezione del prodotto sociale, come pure i difetti dell’ordinamento sociale della produzione. Emerge insieme, in queste proiezioni, l’energica tendenza a distanziarsi dall’invecchiato - e cioè dal passato più recente. Queste tendenze rimandano la fantasia, che ha tratto impulso dal nuovo, al passato antichissimo. Nel sogno in cui, ad ogni epoca, appare in immagini la seguente, questa appare sposata ad elementi della preistoria, e cioè di una società senza classi. Le esperienze della quale, depositate nell’inconscio del collettivo, producono, compenetrandosi col nuovo, l’utopia, che lascia le sue tracce in mille configurazioni della vita, dalle costruzioni durevoli alle mode effimere».
21 II Centrum securitatis to jest Hlubina bezpecnosti aneb Svètlé vymalovani, jak v samem jediném Bohu a pokornem se /emù na vseckv jeho vuli oddàni a poddàni vsecka dokonala pritomneho zivota bezpecnost, pokoj a blahoslavenstvi zalezi fu edito nel 1633 a Leszno (e nuovamente ad Amsterdam nel 1663). Cfr. JAK, III, pp.425-554. Rientra nell’ambito degli «scritti consolatori» sia per l’argomento, sia per ragioni cronologiche, essendo stato concepito nel 1625 o forse addirittura nel 1622. Nella dedica a Rafael Leszczynsky (p. 478) scrive che «omnium mobilium centra immota esse [...] id olim Prophetae per visionem exhibitum fuit: qui mundum tempestuoso spiritu plenum vidit [...]».



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praghese del tardo Cinquecento che, attraverso i maggiori esponenti della corte e dell’aristocrazia, si irradiò di lì in tutto il regno22. Un esempio altamente significativo di ciò è senza dubbio il simbolico incontro avvenuto nel 1592 - tra l’altro, l’anno di nascita di Comenio -tra Rodolfo II e Rabbi Jehuda ben Bezalel, ossia Rabbi Lòw, il Maharal di Praga23. L’apporto ebraico è infatti un elemento imprescindibile della storia intellettuale praghese di questo periodo, come testimonia la figura di un discepolo del Maharal, David Gans (1541-1613), storico e cosmografo, che in un trattato del 1600, Nehmad ve-Nafm, confrontò la cultura talmudica con gli esiti degli studi di Tycho Brahe e Keplero, che, come si sa, operarono presso la corte rodolfina24.
Fu dunque l’esigenza del confronto tra confessioni e culture a sollecitare in Rodolfo e nella cultura del tempo quell’amore per l’enciclopedismo che alimentò e caratterizzò questa età e che si manifestò fra l’altro nel collezionismo che fu una tipica espressione del mecenatismo asburgico con l’attirare cose e persone le più diverse25. Il criterio ispiratore di tali collezioni e Wunderkammer si rifa in grande misura alla logica tulliana, ma anche alla kabbalah, che si sperava potessero fornire una chiave per
22 Emblematica ancora una volta la figura di Karel Zerotin per quanto riguarda la Moravia; Evans (Rodolfo II. cit., pp. 194-195) ricorda anche Petr Vok di Rozmberk. Sul ruolo dell’aristocrazia nel Seicento asburgico è sempre utile O.Brunner, Adeliges Landle-ben un Europaischer Geist, Salzburg, Otto Miiller Verlag, 1949 (trad. it., Vita nobiliare e cultura europea, Bologna, Il Mulino, 1972).
23 Cfr. in proposito A.Neher, Le puits de l’exil, Paris, Albin Michel, 1966 (trad. it., Il pozzo deiresilio, Genova, Marietti, 1990) secondo il quale lo studio di Rabbi Lòw è nel contempo ricerca sull'«umanesimo tardivo del XVI secolo» in quanto la sua opera si condensa in un grandioso tentativo di ricostruzione enciclopedica del sapere con chiari intenti pedagogici che si inquadra tra il 1592 e il 1609- Il «messianesimo umanistico» del Maharal si configura come un importante momento di giunzione tra diverse tradizioni interne alla teologia ebraica e tra tendenze razionalistiche ad esso esterne. Benché questo studio sia per molti versi discutibile a causa di una scarsa solidità filologica e di impianto storico, alcune sue asserzioni risultano di una certa importanza in quanto mettono in relazione produttiva aspetti poco frequentati della cultura dell’epoca.
24 Cfr. A.Neher, Jewish Thought and thè Scientific Revolution of thè Sixteenth Century: David Gans (1541-1613) and bis times, Oxford, Oxford University Press, 1977. Il trattato di Gans non fu pubblicato fino al 1743. Al di là delle perplessità che il metodo di indagine di Neher può suscitare, il volume sottolinea l’interazione tra pensiero ebraico e cristiano nell’età rodolfina, benché non riesca di fatto a dimostrare che la concezione di Gans fosse effettivamente eliocentrica.
25 Cfr. Evans, Rodolfo II, cit., pp. 175 sgg.; sul mecenatismo si veda H.Trevor-Roper, Princes and Artists. Patronage and Ideology at Four Habsbourg Courts 1517-1633, London, Thames and Hudson, 1976 (trad. it., Principi e artisti. Mecenatismo e ideologia in quattro corti degli Asburgo, Torino, 1980, pp. 101-152), e soprattutto Effetto Arcimboldo, Milano, Bompiani, 1987, catalogo della mostra con saggi di R.Evans, La corte imperiale dei tempi di Arcimboldo (pp. 35-54), T.Da Costa Kàufmann, Le allegorie e i loro significati (pp. 89-110), E.Fucikovà, I «divertimenti» praghesi (pp. 121-132).



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accedere all’armonia, al significato recondito, non immediatamente evidente delle cose e per ciò stesso enigmatico e ambiguo: di qui l’amore per il mistero dei numeri che svelano le relazioni nascoste tra i fenomeni, e l’importanza assunta dall’immagine26: anche per questo l’emblemato-logia dell’Alciati fu particolarmente frequentata a Praga, specie nelle implicazioni esotiche «egiziane», come attestano gli studi del Typotius27. Sono appunto i caratteri di questa cultura che Comenio nel Divadlo svèta intende fornire al pubblico di lingua ceca, cui mancava una sinossi del sapere in lingua madre: egli mirava con quest’opera a colmare quella distanza che a Praga si esprimeva fisicamente nel ponte che collega mala strana, la cittadella del potere e della cultura a stare' mesto, la città vecchia, il luogo del mercato e dei traffici ordinari. Alle finalità enciclopedistiche e che preludono alla pansofia si aggiunge pertanto la volontà di fornire alla società parlante soltanto ceco - certo prevalentemente non nobile (verosimilmente Comenio pensa alla Jednota bratru) -gli strumenti propri di una cultura alta, retaggio sino ad allora degli ambienti universitari e cortigiani28. Si può senza dubbio vedere in questo tutto il peso della tradizione hussita, ma si deve cogliere anche l’esito di una peculiarità tutta ceca, un’anomalia costituita dal difficile rapporto che quella cultura ha avuto col Rinascimento e le sue forme. Questa si può far risalire all’isolamento in cui il paese versò dopo la crisi hussita che, maturata nel tardo Trecento, portò col regno di Jifi z Podèbrad -verso la metà del secolo successivo - ad una forte affermazione dell’identità nazionale in senso nettamente antiromano29. L’avvento di una nuova dinastia - i paesi cechi divennero asburgici solo nel 1526, - ma soprattutto la grave crisi del 1547 conseguente alla guerra della lega di Smalcalda, mutarono la situazione che fu sancita dalla stipula della pace
26 Cfr. Evans, Rodolfo II, cit., p. 175; Battisti, Vantirinascimento, Milano, Garzanti, 1989- . . . . . • . •
27 Cfr. A.M.Ripellino, Praga magica, cit., p. 80: «L’amore delle “curiosità” e dei fenomeni arcani concorre ad accrescere nell’età di Rodolfo lo struggimento per i foschi indizi celati nelle traiettorie dei fiammeggianti corpi celesti e quindi la smània dell’Arte speculatoria» come testimoniano ampiamente le Memorie del Dacicky.
28 Si legga la Epistula ad Montanum, JAK, I, pp. 18-55 e Ad eruditos gentis meae preposta al Teatro del mondo, ivi, I, pp. 116-118, infra.
29 Sul Rinascimento ceco cfr. Z.Wirth, Die Bohmische Renaissance, «Historica», Praha, 1961. In assenza di una auspicabile rassegna sulla modernistica ceca degli ultimi trent’anni mi limito ad indicare J.Macek, 25 ans d’historiographie tchécoslovaque 193 6-1960, Praha, I960, pp. 17 5-208, relative all’hussitismo; su questo movimento citiamo almeno J.Macek, Husistske' revolucni hnuti, Praha, 1952 (trad. fr., Le mouvement hussite en Bohème, Praha, Orbis, 1958); R.Kalivoda, Husitska ideologie v Cechàch (L’ideologia hussita in Boemia), Praha, 1959; Kalivoda-Kolesnyk, Das Hussitische Denhen im Lichte seiner Quellen, Frankfurt, 1969-



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di Augusta del 155 530. Solo allora, e nelle componenti «melantoniane» illuminate e latitudinarie, il rapporto con l’antico e con la cultura classica - ed essenzialmente con l’Italia - potè acquisire un significato diverso e determinare una qualche influenza su quelle terre. È però un’Italia molto diversa da quella che i cechi avevano conosciuto sino al regno di Carlo IV31: dagli Stati della penisola non si esportano piu solo teorie e pratiche d’avanguardia, quelle espressioni della «vita civile» che sono le forme di una re-novatio intesa come vita activa, bensì quelle di un’offensiva controriformistica sempre più difficile da arginare32. Fra le pieghe di un cattolicesimo trionfante, che si esprime in Boemia e in Moravia attraverso le voci provenienti dalle nunziature e dai collegi gesuitici, la cultura italiana rinascimentale (e antirinascimentale, per dirla col Battisti) riuscirà in qualche modo a sopravvivere, ma solo sotto forma di ermetismo, libertinismo, libero pensiero33, e dopo il regno di Rodolfo potrà esprimersi - tanto in Boemia che negli Stati italiani - in forme sempre più dissimulate, in particolare sotto le mentite spoglie della metafora offerta dal teatro d’opera, unico terreno che accomuni due paesi snazionalizzati in maniere diverse34.
Gli studi storici di Robert Evans e di altri studiosi, ma anche tanta letteratura, specie tedesco-boema, ci hanno resa familiare la presenza dei numerosissimi italiani di chiara e più spesso dubbia fama che affollarono la corte praghese, tanto che il nunzio Ferreri ebbe ad annotare tra i suoi appunti: «meglio non fidarsi d’Italiani, che sono alla corte bugiardi e
30 Su tutto questo periodo la fonte migliore è J.Janacek, Ceske dèjiny. Doba pfedbèlohor-ska 1526-1547, 2 voli., Praha, Academia, 1968-1984.
31 Sul rapporto tra i paesi cechi e la cultura italiana cfr. A.Ctonia, Cechy v dèjinach Italske kultury, Praha, 1936. Per quanto concerne i secoli XVI-XVIII mi permetto di rinviare anche a G.Cengiarotti, Considerazioni introduttive intorno ai caratteri della presenza italiana in Boemia (sec.XVI-XVIII). Lineamenti storici, Poggibonsi, halli, 1987.
32 Circa la controffensiva cattolica che darà vita al «partito spagnolo» (spanèlé) e che si consolida negli anni Ottanta per divenire preponderante nel decennio successivo con la nomina a cancelliere dell’intransigente Lobkovic nel 1599, si veda ora lo studio di F.Gui, I Gesuiti e la rivoluzione boema. Alle origini della guerra dei treni'anni, Milano, 1989, che analizza un aspetto importante di questa presenza soprattutto alla luce delle fonti vaticane.
33 Cfr. R.Evans, Rodolfo II, cit., passim', ma anche Id., Felix Austria, cit. Soprattutto Campanella sarà conosciuto e discusso in questo contesto; cfr. J.Polisensky, Comenio e l'Italia del suo tempo, in Aa.Vv., Comenio o della pedagogia, Roma, 1974, atti del convegno comeniano tenuto a Roma nel 1970, pp. 77-78.
34 Cfr. Cengiarotti, Considerazioni introduttive, cit., pp. 68 sgg. Sul tema della dissimulazione si veda anche R.Villari, L'elogio della dissimulazione. La lotta politica nel Seicento, Roma-Bari, Laterza, 1987, pp. 56 sgg.



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pieni d’inganni»35. Vi è nella Praga rodolfina tutta una intellettualità inquieta, delusa, perseguitata - in Italia o altrove - la quale trova qui accoglienza e sia pur precari impieghi e che contribuisce a diffondere in un ambiente riformato le forme di un certo Rinascimento cui potrà attingere Comenio. Tra i tanti citiamo Fabrizio Mordente, astronomo imperiale, o il famigerato Geronimo (o Alessandro o Giovanni) Scotta (o Scota o Scotti o Scoto) o ancora Jacopo Strada, celebre antiquario: medici, letterati, musicisti, astrologhi, ma anche mercanti in odore d’eresia che preferiscono restare lontani da una patria insicura. Entro questo quadro si colloca anche la presenza nella vita culturale praghese degli anni Ottanta di figure quali Francesco Pucci e Giordano Bruno: tanto il primo, eretico convertitosi al cattolicesimo nel 1585 proprio a Praga, quanto il secondo, che visitò la capitale nel 1588 e vi compose alcuni scritti ermetici, erano considerati dei «navarristi», ossia uomini intesi a por fine alle guerre di religione e a riformare dal profondo la politica europea attraverso una attività moderatrice realizzata servendosi di ampie relazioni internazionali che ora gli storici vanno scoprendo36. Corrado Vivanti ha rinvenuto un trattato astrologico-utopistico dedicato all’imperatore Rodolfo affinché, «sumpto a rege Gallico exemplo», potesse riformare e riunificare la Cristianità smembrata e unire il mondo cristiano nella crociata contro il turco37. Come hanno bene messo in evidenza gli studi recenti, la lotta antiturca costituisce nella concezione imperiale rodolfina un obiettivo primario: ad esso si accompagnano le simpatie francesi, confermate per esempio da un dispaccio dell’ambasciatore di Toscana, Roderico Alidosi, in cui si legge che «ha gran simpatia con il Re di Francia, poiché pretende che facci star a segno gli
35 Cfr. Epistulae et acta nuntiorum apostolicorum apud imperatorem (1592-1628), Praha, 1932, I, sectio I, tomus III, appendix I, informationes variae, p. 366. L’appunto verrà tenuto presente e riportato anche dal successore, il nunzio Caetani, il quale annota: «Italiani di Praga pieni di bugie et inganni».
36 Cfr. Yates, L’Illuminismo dei Rosa-Croce, cit., p. 18. Sui soggiorni praghesi di Bruno e Pucci si veda anche Evans, Rodolfo II, cit., pp.301-302, 307-310.
37 II titolo completo è De circulo operum et iudiciorum Dei qui a lapsis primis Hebraeis trahi incoeptus, in eréctis ultimis hebraeis finietur, et de prodromis conversionis Orientis et Meridiei, cuius initia apud Hungaros et venetos coepta, et de ratione ineundae sanctae Pacis inter omnes Christianos qui verum illum Deum, essentia unum sed tribus distinctum personis, invocant, theses XVI ad meditandum et elaborandum propositae onibus piis Ecclesiae Christi aedificationem, salutem imperatoris et Imperli Sacri aliorum-que Regnum et Regnorum et Rerumpublicarum christianarum, in summa commune orbis christiani bonum, pacem et tranquillitatem bisce perturbatis temporibus et legitimam contra turbatores pacis defensionem expetunt, Autore Stephano Pannonio Blogradensi, Anno Christi 1608, ed è citato in C. Vivanti, Lotta politica e pace religiosa in Francia fra Cinque e Seicento, Torino, Einaudi, 1963, prefazione, p. 15.



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Spagnoli»38. Ed è ancora l’autorevole opinione del Vivanti a consentirci di tracciare un collegamento se non addirittura una parentela tra gli ideali di un Hotman, per esempio, e quelli di Francesco Pucci o di Bruno (la Yates aggiungerebbe senz’altro Philip Sidney, anch’egli a Praga in quegli anni con John Dee ed Edward Kelley, almeno). Vogliamo allora ipotizzare una missione, un lavorio diplomatico intrapreso da questi uomini di cultura sotto il patrocinio imperiale per portare anche la capitale praghese su tali posizioni? Va ricordato che negli anni Ottanta l’ortodossia cattolica non ha ancora definitivamente conquistato quell’egemonia che caratterizzerà l’estrema fase del regno rodolfìno, diciamo approssimativamente dalla fine del decennio e definitivamente dopo la nomina del Lobkovic a cancelliere nel 159939.
Tutta la politica rodolfìna si sviluppa in questo contesto, tesa tra una tradizione riformata articolata nelle sue diverse forme e componenti e un mondo cattolico aggressivo che, dopo le crisi del 1599, quella di Passau e poi quella del 1609 diventa sempre più filospagnolo40. I tentativi irenisti e «navarristi» successivamente cari a Comenio rappresentano bene il bisogno di salvare, per cosi dire, l’unità nella diversità, di ritrovare l’armonia in un progetto (politico e culturale) cosi come avviene con i vari «teatri del mondo» dell’enciclopedismo. L’insufficienza di questi tentativi, la loro inefficacia e irrealizzabilità si rivela allo spirito dell’epoca in quella malinconia - di cui Rodolfo diventa paradigma - che domina la cultura europea del tempo da Dùrer ai metafisici inglesi, - e che ritroviamo anche in Karel Zerotin: la figura di questo grande intellettuale ed esprit politique umanista, vicino ai calvinisti e a Enrico IV, gran viaggiatore e conoscitore di lingue, heitman di Moravia che giurò fedeltà a Ferdinando, è determinante per la formazione del giovane Comenio proprio negli anni in cui progetta e compone il Divallo svela*1.
2 . Sino alla fine del XVII secolo, la somiglianza ha svolto una parte costruttiva
38 Cfr. R.Alidosi, Relatione di Germania e della corte di Rodolfo II Imperatore (1605-1607), Modena, 1872, pp. 1-26. Cfr. anche K.Vocelka, Die politisele Propaganda, cit.
39 Su questa fase del regno rodolfìno si veda P.Santorio, Vite di Rodolfo e Mattia imperatori, Venezia, 1664. In generale, cfr. Gui, I Gesuiti e la rivoluzione boema, cit., pp. 159 sgg.
40 Cfr. K.Stloukal, Papezska politika a elsarsky dvurprazsky na pfedélu XV. a XVII. véku, Praha, 1925. v
41 Oltre al citato volume di Zdenèk Kalista (Cechove, kteh tvohli dèjiny svèta), di Zerotin si occupano anche Evans (Rodolfo II, cit., pp. 196-197) e J.V.Poli^ensky, Tricetileta valka a evrospske krize XVII stoleti, 1970 (trad. it. dall’edizione inglese, La guerra dei trentanni. Da un conflitto locale a una guerra europea nella prima metà del Seicento, Torino, Einaudi, 1982, pp. 91-95 e passim). Sulla rilevanza del concetto di melanconia



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nel sapere della cultura occidentale. È essa che ha guidato in gran parte l’esegesi e l’interpretazione dei testi; è essa che ha organizzato il gioco dei simboli, permesso la conoscenza delle cose visibili ed invisibili, regolato l’arte di rappresentarle. Il mondo si avvolgeva su se medesimo: la terra ripeteva il cielo, i volti si contemplavano nelle stelle e l’erba accoglieva nei suoi steli i segreti che servivano all’uomo. La pittura imitava lo spazio. E la rappresentazione - fosse essa festa o sapere - si offriva come ripetizione: teatro della vita o specchio del mondo, tale era il titolo di ogni linguaggio, il suo modo di annunciarsi e di formulare il suo diritto a parlare42.
L’idea di una conoscenza intesa come specchio del mondo è comune ai maestri di Comenio e la ritroviamo in tanti luoghi della sua pansofìa. Alla base sta la convinzione che la parola sia signum di qualcosa che la travalica, e divenga perciò ovv-^okov che unisce in una magica corrispondenza il microcosmo e il macrocosmo. La cultura del «manierismo» praghese ricava da ciò l’idea che ciascun opus - in particolare artistico - sia evocazione dell’arcano, rivelazione di un’essenza velata e da decifrare per mezzo di una prisca theologia, di una pia philosophia che si esprime per allusioni, simboli, allegorie che tale corrispondenza possano in qualche misura esprimere. Da ciò deriva quel particolare modo di osservare la natura, realistico e metafìsico insieme (come lo possono essere i quadri dell’Arcimboldo), che induce all’amore per il collezionismo e per le cose curiose che ritroviamo nelle celebratissime Wunderkammer. «La passione per l’occultismo - ha scritto Robert Evans - era sostanzialmente un tentativo di penetrare la realtà empirica per giungere alla realtà che è sottostante ai fenomeni, e, in quanto tale, il tentativo procedeva parallelo e intrecciato al ricorso ai simboli»43.
nella cultura di questo periodo si veda almeno R.Klibansky-E.Panofsky-F.Saxl, Satum and Melancholy. Studies in thè History of Naturai Philosophy Religion and Art, London, Thomas Nelson & Sons (trad. it., Saturno e la melanconia. Studi di storia della filosofia naturale, religione e arte, Torino, Einaudi, 1983).
42 Cfr. M.Foucault, Les mots et les choses, Paris, Gallimard, 1966 (trad. it., Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, Milano, Rizzoli, 1967, p. 31). Nel Divadlo svèta Comenio affronta la questione di «come e con quale ordine avvenne la creazione del mondo», della sua perfetta sfericità, della sua compiutezza e della infinita ricchezza e varietà delle forme e infine della consonanza con il piano divino (JAK, I, p. 120).
43 Cfr. Evans, Rodolfo II, cit., pp. 275, 230, 238: «Gli artisti di Praga congiunsero un accostamento diretto alla natura con un simbolismo onnipresente che si collegava direttamente alle loro teorie circa il macrocosmo e le influenze occulte e astrologiche». Egli sottolinea il ruolo della logica lulliana, la mnemotecnica, il profetismo e il messianesimo ebraico e cita come premessa dei primi testi pansofici la Bihliotheca Universalis (1545-55) del Gesner e il Theatrum Vitae Humanae dello Zwinger (1565). Si veda ancora Foucault, op. cit., p. 52: «[...] Donde la forma del progetto enciclopedico, quale affiora sul finire del XVI secolo o nei primi anni del successivo: non tanto riflettere nell’elemento neutro del linguaggio ciò che si sa [...] ma ricostruire, attraverso il concatenamento delle parole e



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Le fonti di questa cultura sono quelle che anche Comenio farà sue: Paracelso, Cornelio Agrippa, Tritemio, il mistico Valentinus Weigel e i tanti italiani, da Patrizi a Campanella (ma anche Cardano e il Dalla Porta), autori tutti che convergono nella comune individuazione dell’alchimia quale scienza per eccellenza44. Sull’esigenza di fornire una visione armonizzata e completa di una realtà trasformata si consolida il progetto giovanile di un Theatrum dedicato ai cechi fondato sull’assunto tardo-rinascimentale che esiste un ordine e la ragione illuminata lo può rappresentare. Da tutti questi filoni - che la critica recente va progressivamente mettendo in luce - emerge la centralità dell’esigenza di un ordine e di una nuova progettualità, di una nuova sintesi del sapere aderente alla nuova realtà, la pansofìa. Scrive ancora Evans che
quella del sapere pansofìco non fu un’ossessione insensata per il possesso di una gamma di cognizioni diverse, né si tradusse in arida costruzione di sistemi artificiosi, ma fu un tentativo per giungere ad una sistematizzazione del molteplice e del diverso [...] La pansofìa presupponeva, per lui e i suoi contemporanei, la credenza che la parvente eterogeneità delle cose, e cioè il Labirinto del Mondo, potesse essere compresa come un sistema completo e unitario mediante l’ausilio di una più alta facoltà intellettuale45.
A una sistematizzazione del sapere Comenio come si è visto pensa già
la loro disposizione nello spazio l’ordine stesso del mondo. È questo il progetto che troviamo in Grégoire nel Syntaxeon artis mirabilis (1610), in Alstedius con la sua Encyclopaedia (1630)».
44 È appunto il tardo Rinascimento praghese a conferire a quest’arte tutte le implicazioni simboliche (oltreché pratiche) che prima le erano pressoché estranee, e si veda in proposito quanto scrive proprio Comenio ne 1/ labirinto del mondo e il paradiso del cuore nel capitolo Poutnik proleda alchimii (Il Pellegrino si imbatte nell’alchimia), JAK, III, pp. 312-313. Sull’alchimia a Praga cfr. inoltre K.Pejml, Dèjiny cesie' alchimie, cit. Fondamentale è il ruolo svolto da Kunrath. A giudizio di Evans Comenio è un «rappresentante cospicuo di questo modo di pensare» e il Theatrum universitatis rerum ne costituisce un esempio insieme al Labirinto e «l’opera e il suo autore sono a pieno diritto rappresentativi delle correnti di pensiero [...] della temperie rodolfina [...] Il fatto che egli fosse ossessivamente preoccupato dalla profezia e da convinzioni millenaristiche dimostra che in lui sopravvivevano atteggiamenti propri degli anni attorno al 1600» (cfr. Evans, Rodolfo II, cit., pp.383-384 e 389-389). Le sue argomentazioni risultano tanto più convincenti nel momento in cui egli vede nelle preoccupazioni di Comenio un atteggiamento tipico «dell‘età che la guerra dei Trent’anni stava distruggendo» e le mette in relazione con «l’esperienza di molti che vissero nella Praga di Rodolfo».
45 Evans, Rodolfo II, cit., p. 389. A suo giudizio «gli alchimisti non solo vollero ottenere la rigenerazione dei metalli mediante l’uso della pietra filosofale, ma mirarono anche alla rinascita morale e spirituale dell’umanità. Sotto questo aspetto l’alchimia si presenta inseparabile dall’inquadramento concettuale in cui insiste il “sistema” di Bòhme (il qual sistema sostanzialmente descrive un processo di constatazione analogo alla ricerca “labirintica’ ’ della verità tramite protratti esperimenti di trasmutazione) ed è parimenti insepara-



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almeno dal 1614 (se non dal 1612) quando fu composto il «teatro del mondo»: a tale giovanile progetto è ora opportuno rivolgersi e accingersi ad una sua descrizione.
Nell’epistola a Pietro Montano (1661) Comenio accenna ad un Amphi-theatrum universitatis rerum, opera in ventotto libri il cui compimento e la successiva edizione pare siano state impedite dall’esilio; a quanto si sa, una delle sue parti principali, il secondo libro (e in particolare la sua prima parte) in cui erano contenuti 125 capitoli di questioni di storia naturale, fu distrutta nell’incendio di Leszno46. Esistevano tuttavia altre copie di questo scritto (dato che disponiamo di estratti dal libro settimo della seconda parte deìVAnfiteatro)', esiste inoltre il libro primo, la cui prima parte contiene la dedica a Cristo, il programma dell’opera completa inviato «ad eruditos gentis meae» in 18 capitoli compiuti e 19 progettati47. Si può senz’altro sostenere che sotto la denominazione Theatrum universitatis rerum: to jest Divarilo svéta... e secondo l’annessa suddivisione interna, «Rozloieni theatrum», sta la prima versione dell’enciclopedia che successivamente Comenio avrebbe concepito e in parte realizzato in altro modo, ampliata in 28 libri e mutata in Amphithea-trum. Il settimo libro, parte seconda di questo scritto è infatti in sostanza il quarto libro, parte seconda del Theatrum, cui Comenio attese prevalentemente tra il 1616 e il 1618; mentre all’altra versione lavorò tra il 1624 e il 1627, quando per l’appunto le vicende politiche lo costrinsero all’abbandono. Certamente tuttavia aveva iniziato a raccogliere il materiale già in precedenza, al tempo dei suoi studi di Herborn (tra il 1611 e il 1613) sotto l’impulso di Johann Heinrich Alsted48. È
bile da quello che si dice negli scritti dei Rosacroce o della riforma spiritualistica di John Dee» (p. 280). Alla luce delle implicazioni rosacrociane di Comenio (si veda ancora il Labyrint, capitolo XIII, Poutnik se na Rose-crucios diva [Il Pellegrino osserva i Rosa-croce], JAK, III, pp. 314-317) tutto ciò assume per noi un’evidente rilevanza (cfr. Cengiarotti, Il labirinto, cit., ed anche, sulle origini del concetto di pansofia Aspetti della transizione alla modernità. Per una lettura del «Pansopbiae Prodromus» di Comenio, in corso di pubblicazione).
46 JAK, I, p. 167, Informace o dite. Esistono comunque degli scritti preparatori quali 0 vychàzeni a zapadani prednéjsich hvézd oblohy osme' di carattere astronomico, o la raccolta di sentenze e proverbi Moudrost starych Cechù.
47 A sostenere il carattere originario del Tbeatrum è anche la firma «Jan Amos Nivnicky» (o Johannes Amos Nivanus, Nivnicenus, Nivnicensis). Tra le fonti dell’opera il RySanek ha visto lo studio di Cornelius Wytfliet, Descriptionis Ptolomaicae Augmentum sire Occiden-tis notitia, stampata a Lovanio nel 1597 (cfr. Nove' objevene a zjistenézàpisky Komenské-ho prò Divadlo svéta, in AJAK, 19, I960). Cfr. inoltre St.Soucek, K vytahu K.B.Skrben-skeho z neznàme'bo jinak dilu Komenskeho Amphitheatrum universitatis rerum, in «Cesky Casopis Historicky», 31, 192 5 e 49, 192 5.
48 Cfr. Epistula ad Montanum, JAK, I. Riferimenti ad Alsted troviamo anche nel Pansopbiae Prodromus (che è del 1637) (cfr. JAK, XV, II). Al periodo di Herborn



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altrettanto certo quindi che possiamo considerare tra gli antecedenti del Theatrum quel Theatrum divinum di Matous Konecny (stampato a Praga, stare mesto, nel 1616) che - come ha scritto Josef Brambora - «si sforza di superare le contraddizioni tra la fede cristiana e la scienza rinascimentale»49. Secondo l’autorevole opinione di questo studioso egli iniziò «contemporaneamente la stesura del panorama enciclopedico del sapere intitolato Theatrum universitatis rerum - proseguito poi nell’Am-phitheatrum - e, in forma rielaborata, nel Labirinto del mondo e nel Centrum securitatis - e nella sua importante opera linguistica»50. Ciò comporta per un verso l’utilità e l’opportunità di collegare l’enciclopedismo alle tematiche del Labirinto, e per un altro alla forte matrice religiosa, in specie al radicalismo taborita. Ciò è confermato dall’opinione di D.Capkova, ma anche dall’Evans secondo cui «le teorie del Lòw, al pari di quelle di Comenio, sfociarono in un progetto di universale riforma dell’educazione che aveva forti tinte millenaristiche»51. Il titolo completo dell’opera è infatti Tbeatrum universitatis rerum, ovvero Teatro del mondo e di tutte le sue strane cose che in esso hanno ed avranno luogo, in cielo, sulla terra, sotto terra, nelle acque, nell’aria e in ogni luogo dall’inizio alla sua fine e per l’eternità52.
Dagmar Capkova riconduce il pensiero di Comenio ad una «concezione tipicamene boema dell’educazione, quale si era venuta svolgendo a partire dall’hussitismo» e insiste nel collegare il Divadlo all’opera di Konecny, non solo il Theatrum divinum, ma anche il Kazatel domovni
risalgono anche i Prosterna fa haec miscellanea (1612), di carattere metafisico come la Silloge quaestionum controversarum, composta «sub clypeo doctissimi viri Johannis Henrici Alstedi» (1613).
49 Cfr. J.Brambora, Iprogetti e le opere, in Aa.Vv., Comenio o della pedagogia, cit., p. 56.
50 Ivi, p. 29- Brambora ascrive a questo progetto unitario anche studi storico eruditi quali il De antiquitatibus Moraviae, il De origine et gestis familiae Zerotin e la Moraviae nova et post omnes priores accuratissima delineatio (cfr. JAK, I). Questi scritti sono per noi di particolare interesse in quanto evidenziano da un lato la scaltrita filologia di Comenio, ma dall’altro anche un atteggiamento nei confronti della storia ben diverso da quello consueto presso gli umanisti a causa della marcata accentuazione della visione profetica. Indico infine, sempre di Brambora, Theatrum a ucebnice Komenskeho prò latinske skoly, in AJAK, 13, 1932; Id., Komensky jako theoretik kazatelského umèni, Praha, 1938; Id., Od rozhledu po divadle svèta k usili o jeho napravu, in AJAK, 22, 1964 e 2 3, 1965.
51 Cfr. Evans, Rodolfo II, cit., p. 318; D.Capkova, art. cit., pp. 53, 56-59.
52 JAK, I, p. 97, Theatrum universitatis rerum: to jest Divadlo svèta a vsechnèch vsudy predivnych véci jeho, kteréz, na nebi, na zemi, pod zemi, v vodach, v povètri a kdekoli v svetè jsou aneb se dèji a diti budou od pocàtku svèta az do skonani jeho, a az na vèky vèkùv. Cita il Salmo 46: «Venite a mirare le opere del Signore». Infine, circa la versione riveduta dell’opera, VAmphitheatrum, di cui si è detto che disponiamo solo di frammenti relativi alla parte seconda, libro VII, si legga il frontespizio, JAK, I, p. 185 in cui il medesimo concetto viene ancora una volta ribadito.



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(Il predicatore a domicilio, edito a Hradec Kralové nel 1618) di cui ravvisa «alcuni elementi biblici»53. Anche Konecny muoveva dal parallelismo uomo-Dio e indicava le perfezioni umane nella ragione, nel linguaggio, nella volontà e nel sentimento, ma anche nel lavoro e nell’educazione, cui anch’egli dedicherà - come poi Comenio - uno spazio rilevantissimo. Come Comenio, e agostinianamente, Konecny esorta a conoscere le differenze tra le cose attraverso una conoscenza interiore e traccia un parallelismo tra l’illuminazione della mente e quella del linguaggio e delle azioni. E evidente in queste posizioni l’eco di tutta la tradizione hussita che intendeva il processo educativo come emendazione e riforma del singolo e della società tutta54.
Le differenze tra le cose, dunque la molteplicità del reale, scaturiscono dalla volontà divina e si possono ricondurre in Konecny come in Comenio alla struttura trinitaria della realtà, come leggiamo nella dedica a Gesù Cristo che apre il Teatro del mondo:
O Signore eminente e onnipotente, sappiamo (ovvero dalla tua evidenza ci viene rivelato) che essendo con il Padre e lo Spirito Santo l’unico vero Dio vivente, benedetto nei secoli dei secoli ed avendo sempre in te stesso la pienezza della gloria e della consolazione non manchi di nulla, ma secondo la tua insondabile sapienza e bontà ti è piaciuto compiere la creazione per narrare le tue lodi; noi uomini e sopra di noi le forme più nobili, gli angeli [...]55.
Alla dedica segue un’introduzione (Introduzione al theatrum in cui si parla della retta arte e delTilluminazione del popolo, in cosa essa consista e per qual via vi si pervenga, e delle cause di questo progetto), accompagnata da un corrispettivo latino (Ad eruditos gentis meae) e infine da una rozlozenl theatrum, un’esposizione analitica degli argomenti che qui di seguito presentiamo.
Questo teatro e indagine del mondo si suddivide in quattro parti:
Nella prima parte abbiamo il THEATRUM NATURAE, ovvero la rassegna degli atti compiuti da Dio in occasione della creazione del mondo e adempiuti fino ad oggi in virtù di un ordine stabilito da Dio in origine.
Nella seconda parte abbiamo il THEATRUM VITAE HUMANAE, ovvero una
53 Cfr. M.Konecny, Kniba o povinnostech krestanskych, z Pisem Svatych shromazdèna, kazdemu poboznému clovèku vselivého stavu, radu, vèku a povolànt velmi uzitecna Stare mesto prazské, 1612 (Libro dei doveri cristiani, raccolto sulla base delle Scritture, profìcuo per ogni persona devota di qualunque ceto, ordine, età e occupazione).
54 A giudizio di Brambora {art. cit., p. 30) «Comenio cercò di unificare la sua attività e di armonizzare la molteplicità degli elementi che nella universalità dei suoi tentativi si manifestava come un caotico “labirinto”». Sulle motivazioni pedagogiche della sua attività si veda, oltre agli studi già citati, E.Garin, L'educazione in Europa. Problemi e programmi, Bari, Laterza, 1957, pp. 222 sgg.
55 JAK, I, p. 99.



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rassegna delle vicende umane e dei fatti, dei propositi e delle azioni singolari che le riguardano.
Nella terza parte abbiamo il THEATRUM ORBIS TERRARUM, ovvero un’analisi generale della terra e delle sue svariate lande, regioni, regni, ecc.
Nella quarta parte abbiamo il THEATRUM SAECULORUM, analisi e rassegna delle età e dei tempi, delle varie trasformazioni avvenute nel mondo e degli svariati eventi accaduti dalle origini fino ad oggi e sino alla fine dei tempi56.
Nell’Introduzione si rivolge ad Aristotele e a Cicerone, ma soprattutto alla sapienza biblica incarnata nella figura di Salomone - che avrebbe assunto una funzione simbolica di li a poco nel Labirinto51 - al fine di definire il concetto di conoscenza. Essa è intesa in quanto realizzazione della parola sacra.
Poiché dunque anche questo mondo con tutte le sue cose e le Sacre Scritture soccorrono all’acquisizione dell’illuminazione e sono due fonti dalle cui sorgenti sgorga la sapienza, confidando nell’aiuto divino mi sono messo io stesso ad esaminarli entrambi e a cercare di menzionare in sintesi ciò che da li si poteva scorgere e ciò che giova alla conoscenza umana58.
L’intera argomentazione è sostenuta da numerose citazioni tratte dai profeti, anche se non mancano riferimenti alla cultura filosofica greca e romana. Si viene a configurare in questo modo un piano di lavoro per cui
Ho pertanto innanzitutto intenzione di analizzare minutamente il mondo e tutte le cose che lo compongono per fornire qualche notizia intorno a qualsiasi cosa possa venire menzionata59.
È singolare la compresenza di temi e problemi riguardanti questioni di filosofia naturale e di una concezione della storia tutta intesa alla luce di una prospettiva apocalittica relativa al «futuro assetto del mondo e della chiesa fino alla fine dei tempi e quando e come questa avverrà» come si propone di trattare nel piano dell’opera: la sintesi comeniana costituisce un tentativo di conciliazione che la cultura riformata ceca più radicale ha sempre temuto, non volendo in alcun modo venire a patti con la tradizione «italiana», ma che abbiamo ritrovato nella teologia ebraica del Maharal e di David Gans. L’esigenza, più volte menzionata, di riordinamento della conoscenza assume un carattere preponderante («ma il proposito primario è quello di scrutare e descrivere a fondo il mondo e le
56 JAK, I, p. 119.
57 Ivi, p. 103.
58 Ivi, p. 111.
59 Ibidem.



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sue componenti»)60 e tuttavia nella prosa comeniana si sente fortissima Fesigenza pedagogica in senso nazionale, caratteristica dell’hussitismo in genere:
[...] si è generato il pensiero [...] per tutto ciò che vi è nel mondo e nelle arti degli uomini di fissare un ordine secondo categorie certe e conoscere qualcosa intorno a qualsiasi fenomeno [...] Pertanto mi sono prefisso di scrivere e di stampare tutto questo, per quanto ciò fosse possibile, in lingua ceca per essere utile ai miei cari compatrioti [...] Troppo, devo riconoscerlo, amo la mia patria e la sua lingua61.
Le posizioni del radicalismo hussita si possono riconoscere del resto anche nei contenuti di questo progetto quando scrive che «avendo considerato i molti e singolari progetti che gli uomini fanno sotto la luce del sole, faremo comprendere meglio possibile che non si tratta d’altro che di vanità delle vanità e solo di vanità», in una tematica che sarà amplificata nclVAfflitto e nel Labyrint62. Gli intenti programmatici sono tuttavia ribaditi nella prefazione composta in latino dal titolo Ad eruditos gentis meae in cui Comenio afferma di aver iniziato un «magnus opus, arduum et viribus impar»; egli si sta rivolgendo qui agli intellettuali cechi «quia polletis simul insigniter ignavia et torpore plerique omnes», li esorta all’azione ricordando la grande proliferazione di studi e ricerche compiute dagli studiosi di tutta Europa: «patriae autem nostrae a quo vestrum simile aliquid praestitum est?»63. La lingua ceca non è affatto inadeguata ad esprimere concetti alti:
nihil usquam tam arduum est (ne in ipsa quidem transnaturali scientia, metaphysica), quod non intelligenter et significanter efferre queamus idiomate nostro, modo si industria et labor accederet. Nondum majestas linguae nostrae ei perspecta est, qui hanc parum locupletam aut venustam existimat. Non in ea, me Hercule, sed in nobis culpa sita est, qui cultura ejus insigniter negligamus64.
Il «magnus opus», come si è detto, si suddivide in quattro «teatri», ognuno dei quali si articola a sua volta in quattro libri: per quanto
60 Ibidem, ma si cfr. anche Amphitheatrum, JAK, I, p. 187.
61 Ivi, p. 112.
62 Ivi, pp. 114-115. Nell’indirizzo al lettore che apre il Labirinto ripetute citazioni dell’Ecclesiaste (2, 17; 12, 13; 1, 14) ribadiscono che al mondo non vi è altro che vanità e miseria («marnost a bida»).
63 Ivi, pp. 116-118: <Unum omnia posse possibile non est: si jungantur operae, et quantum quisque potest, tantum in publicum (seu a^ii^oXov) conferat, feliciter in sapientiae studiis efflorescere poterit gens nostra et altius emergere barbarici caeno suamque strenue apud exteras vindicare famam».
64 Ivi, p. 116. Fonte particolarmente rimarchevole e citata è il Theatrum bumanae vitae di Theodor Zwinger edito a Basilea nel 1565 (Comenio usa la terza edizione del 1586-87)



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riguarda l’osservazione della natura, l’enciclopedia comeniana prevede innanzitutto una trattazione «nel suo complesso», quindi un’indagine della sua parte inferiore, «nella quale abitiamo»; poi di quella superiore ossia «del firmamento» e infine uno studio dell’invisibile («o neviditedl-nych svèta stranàch, nebi a peklu»). Relativamente alla seconda parte, il «theatrum vitae humanae», le quattro articolazioni prevedono di indagare l’«ordine, la confusione e il disordine» umano generale e particolare, spirituale e corporale; seguono le «pomoci boiské», gli ausili divini, la descrizione delle svariate occupazioni umane e infine l’analisi «o divnych a rozlicnych pfihodàch lidstvych», ossia uno studio di storia universale delle vicende umane «varie e strane» accadute o che possono accadere65. La terza parte, il «theatrum orbis terrarum», comprende una geografìa generale con una trattazione analitica di Europa, Asia, Africa, America e «Magellanice» (la Polinesia) mentre l’ultima, il «theatrum saeculorum» prende in esame il problema del tempo, «conjecturae sul computo della lunghezza del tempo é di quanto ne sia trascorso e sull’ordine degli eventi del mondo», da cui emerge chiaramente un’impostazione che non ha nulla di storicistico e si ispira invece ai computi profetici e alla ciclicità ispirata all’«^tó classica («ciò che è accaduto una volta potrà essere ancora e ciò che sarà è già stato, poiché Iddio rinnova per i mortali ciò che è passato», scrive nellA^tòte/^); la seconda suddivisione considera la storia universale e la terza intende fornire una storia ecclesiastica (entrambe «od pocàtku ai dosavàd», dalle origini ai giorni nostri), per concludere con una assai significativa storia «del futuro» del mondo e della chiesa in cui la dimensione apocalittica emerge in tutta la sua evidenza e pregnanza66.
65 Ivi, p. 119- Circa le fonti storiche utilizzate menzioniamo Paolo Giovio di cui Comenio cita Historiarum sui temporis 11 XLV. Di Giovio esiste una traduzione ceca del 1540: Kniha o vècech a spusobich nàrodu tureckého (Libro delle vicende e degli usi della nazione turca). Egli utilizza però anche il De origine imperii Turcorum (1553) e il De Turcorum ritu et ceremoniis (1552) ovvero De Turcarum moribus del croato Bartholomije Jernej Georgijevic-Djordjevic (m. circa 1566) i cui scritti furono tradotti in ceco.
66 Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto gli intendimenti che troviamo per la prima volta esposti nel Theatrum universitatis rerum avranno una costante e continuata attenzione nell’opera successiva di Comenio, non solo negli scritti a vario titolo citati in questo saggio, che intende affrontare soltanto un aspetto relativo alla produzione giovanile dell’autore, ma lungo l’intero corso della sua opera. Pare significativo sottolineare questa dimensione profetica del padre della pedagogia moderna proprio perché viene insistentemente da lui affermata anche quando gli costa l’opposizione e l’avversione di personalità illustri della cultura contemporanea, pensiamo all’infelice incontro con Cartesio, ma anche all’interno della comunità dei Fratelli in esilio, quando per difendere le profezie di Kotter, Drabik o della Poniatowska giunse al limite della rottura. Citerò in questo senso i Clamores Eliae, le Vidènt a zjeveni Kris tofa Kottera (Visioni e apparizioni di Kristof Kotter), le Vidènipanny Kristiny Ponatovske (Visioni della signora Cristina Poniatowsky),



829 Contento e la cultura praghese
Da questi intenti programmatici e dall’esame delle parti a noi pervenute (si tratta di una parte del libro primo) non ci si possono attendere da quest’opera delle novità sul piano intellettuale: è evidente, per limitarsi ad un solo, ma assai significativo esempio, l’aver del tutto trascurato l’emergere delle nuove concezioni astronomiche dato che il copernicanesimo rimane del tutto estraneo all’impianto complessivo di questa enciclopedia.Vi si trova piuttosto una caparbia volontà di esprimere in lingua ceca determinati contenuti teologici, filosofici e dottrinali talvolta anche di intonazione scolastica, tutti tesi ad affermare l’intima armonia dell’universo {vesmtr)\ colpisce infatti la motivazione innanzitutto filosofica dell’argomentazione che Comenio organizza prevalentemente sulla base del testo aristotelico e soprattutto della teologia agostiniana.Trattando del concetto di mondo «in generale» (yefejne) ne sottolinea ad esempio la assoluta circolarità e sfericità della forma (okrouhly, kulaty), dunque la compiutezza e la perfezione («svèt dokonaly jest a niceho v nèm se nedostàvà», «non manca di nulla») avvalendosi prevalentemente delle dimostrazioni del De coelo e della Metaphysica, anche se non manca di citare numerosi autori classici e moderni (tra questi ultimi vale la pena di citare almeno il Duplessis-Mornay che probabilmente conobbe a Herborn, di cui cita il De meritate religionis christianae liber del 1581 e più volte ristampato, o il Danaeus di cui menziona la Pbisica christiana, sive de rerum creatarum origine et usu disputalo del 1580). Ciò non fa che confermare l’assunto di fondo di questo primo abbozzo di enciclopedia che, nel solco di una tradizione consolidata a Praga e nel mondo riformato, ancora cercava di affermare un ordine e un’armonia ormai non più difendibili che il bellum tricennale avrebbe travolto per sempre. Come si legge in apertura AdVAfflitto (parte prima, 1624): «Il male è ovunque, atroce ferro insanguinato stermina la mia cara patria e i castelli e le rocche e le salde città vengono assediate; i villaggi, i boschi, le belle case e le chiese rovinano in un rogo»67.
Lux in tenebris, la Historia revelationum Christophori Ko fieri, Christinae Poniaioviae, Nicolai Drabicii, le Drabicianarum visionum continuatio, la Voluminis prophetici dismis-sio, le Visiones nocturnae Stephani Meliscb, la Fortsetzung der Nàchlichen Gesichte S.M., la Boj Michala a anjelù jeho s drakem a anjely jeho (La lotta di Michele e del suo angelo con il drago e i suoi angeli).
67JAK, III, p. 23.



830 Giuseppe Cengiarotti
Appendice
1/ labirinto del mondo e il paradiso del cuore ovvero chiara pittura di come in questo mondo e in tutte le sue vicende non vi sia altro che confusione e smarrimento, turbinio e affanno, inganno e illusione, miseria e melanconia, insomma disperazione e disgusto di ogni cosa; ma colui che ponendo dimora nel proprio cuore si raccoglie con Punico Signore Iddio, giungerà al vero e pieno senso di quiete e letizia.
dedica
Al lettore capitolo I capitolo II capitolo III capitolo IV capitolo V capitolo VI capitolo VII capitolo Vili capitolo IX capitolo X Delle cause del vagare nel mondo Il Pellegrino riceve Vsudybud per guida Si aggiunge Abbaglio Il Pellegrino riceve briglie e occhiali Il Pellegrino guarda il mondo dall’alto La sorte assegna le professioni Il Pellegrino visita la piazza del mondo Il Pellegrino considera l’ordine e il ceto degli uomini sposati Il Pellegrino considera l’ordine degli artigiani Il Pellegrino considera l’ordine degli intellettuali: dapprima in generale
capitolo XI capitolo XII capitolo XIII capitolo XIV capitolo XV capitolo XVI capitolo XVII capitolo XVIII capitolo XIX capitolo XX capitolo XXI capitolo XXII capitolo XXIII Il Pellegrino giunse tra i filosofi Il Pellegrino prende in esame l’alchimia Il Pellegrino giudica i Rosa-Croce Il Pellegrino considera la medicina Il Pellegrino scopre la giurisprudenza Il Pellegrino giudica le lauree di maestri e dottori Il Pellegrino considera l’ordine religioso Considera la religione cristiana Il Pellegrino scorge il ceto dei potenti L’ordine militare L’ordine cavalleresco Il Pellegrino colpisce tra i gazzettieri Il Pellegrino ammira il Castello della Fortuna, dapprima il suo ingresso
capitolo XXIV Il Pellegrino considera i costumi dei ricchi



831 Comenio e la cultura praghese
capitolo XXV Il modo dei piaceri del mondo
capitolo XXVI Come si fa carriera nel mondo
capitolo XXVII La gloria delle persone più famose del mondo
capitolo XXVIII capitolo XXIX Il Pellegrino comincia a disperare e litiga con le sue guide Il Pellegrino esamina il castello della regina del mondo, la Sapienza
capitolo XXX Il Pellegrino è messo sotto accusa al palazzo della Sapienza
capitolo XXXI Salomone giunge con gran seguito al palazzo della Sapienza
capitolo XXXII Il Pellegrino esamina i giudizi segreti e il governo del mondo
capitolo XXXIII Salomone svela la vanità e l’illusione del mondo
capitolo XXXIV Salomone è tradito e sviato
capitolo XXXV La Confraternita di Salomone scacciata, assalita, fatta scomparire con morti infami
capitolo XXXVI Il Pellegrino vuol fuggire dal mondo
capitolo XXXVII Il Pellegrino rinvenne la retta via che conduce a casa
capitolo XXXVIII Ricevette Cristo per ospite
capitolo XXXIX Loro richiesta comune
capitolo XL Il Pellegrino come trasformato
capitolo XLI Il Pellegrino rivolto alla chiesa invisibile
capitolo XLII La luce interiore dei veri cristiani
capitolo XLIII La libertà divina dei cuori devoti
capitolo XLIV L’ordine dei veri cristiani
capitolo XLV Per i cuori devoti a Dio tutto è facile e lieve
capitolo XLVI I santi hanno ogni abbondanza
capitolo XLVII La sicurezza di Dio delle persone devote
capitolo XLVIII Le persone pie trovano pace in ogni luogo
capitolo XLIX Le persone pie hanno sempre il cuore pieno di gioia
capitolo L Il Pellegrino considera i cristiani a seconda della condizione
capitolo LI La morte dei veri cristiani
capitolo LII Il Pellegrino mira la gloria di Dio
capitolo LIII Il Pellegrino accolto nella casa di Dio
capitolo LIV Chiusura di tutto