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Title
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La prostituzione come problema storiografico
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Creator
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Renzo Villa
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Date Issued
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1981-04-01
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Is Part Of
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Studi Storici
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volume
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22
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issue
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2
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page start
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305
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page end
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314
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Publisher
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Fondazione Istituto Gramsci
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Language
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ita
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Format
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pdf
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Relation
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La volontà di sapere, Italy, Feltrinelli, 1968
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Rights
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Studi Storici © 1981 Fondazione Istituto Gramsci
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Source
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https://web.archive.org/web/20230921170050/https://www.jstor.org/stable/20564928?searchText=Foucault&searchUri=%2Faction%2FdoBasicSearch%3FQuery%3DFoucault&efqs=eyJsYV9zdHIiOlsiYVhSaCJdfQ%3D%3D&sd=1975&ed=2000&pagemark=eyJwYWdlIjoxNiwic3RhcnRzIjp7IkpTVE9SQmFzaWMiOjM3NX19&groupefq=WyJzZWFyY2hfY2hhcHRlciIsIm1wX3Jlc2VhcmNoX3JlcG9ydF9wYXJ0IiwiY29udHJpYnV0ZWRfdGV4dCIsInJldmlldyIsInNlYXJjaF9hcnRpY2xlIiwicmVzZWFyY2hfcmVwb3J0IiwiY29udHJpYnV0ZWRfYXVkaW8iXQ%3D%3D&ab_segments=0%2Fbasic_search_gsv2%2Fcontrol&refreqid=fastly-default%3A8891a5c68f4f6c19db8c24e1454420ac
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Subject
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sexuality
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ethics
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moral systems
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biopower
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body
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women and feminism
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extracted text
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LA PROSTITUZIONE COME PROBLEMA
STORIOGRAFICO
Renzo Villa
L’interesse per la storia sociale della prostituzione, non su basi aneddotiche o superficiali, ma documentate e metodologicamente avvertite, è abbastanza recente e notevolmente differenziato a seconda delle diverse aree culturali. Lo storico che studia i fenomeni e i problemi della marginalità e della devianza non può evitare di imbattersi in questo tema, che tuttavia presenta numerose difficoltà, diverse tipologie di analisi, ostacoli anche di carattere culturale. Benché ampiamente studiata e dibattuta, soprattutto in seguito alle prese di posizione del movimento femminista, e non solo \ per lo storico la prostituzione è ancora, in qualche modo, un soggetto « ignobile », che obbliga ad una riflessione complessa da cui non può restar fuori né il contributo sociologico, né l’attenzione ad una molteplicità di fattori culturali. Queste pagine vorrebbero contribuire ad un approfondimento del tema attraverso una discussione su alcuni piu recenti lavori e su alcuni aspetti di studio generali.
La prostituzione dunque come soggetto storico: ma, in primo luogo, quale prostituzione? Lavori più o meno compilativi, abborracciati, o peggio pruriginosi, vengono prodotti in gran numero ancora oggi e non rivestono, ovviamente, alcuna utilità. Lo studio sociale del fenomeno, in uno spazio storico, di fatto è particolarmente interessante in rapporto a due aspetti principali: la prostituzione come elemento interno al quadro generale del pauperismo, da un lato, e, dall’altro, come punto di riferimento dell’organizzazione sanitaria, degli orientamenti morali, degli istituti giuridici e dei rapporti sociali. Esiste certamente un aspetto generale che, secondo Alain Corbin, autore di uno dei migliori lavori sul tema2, ha distolto l’attenzione degli storici da questo argomento. Il fenomeno prostituzione apparirebbe al primo approccio come un fenomeno strutturale e crossculturale, soprattutto nelle società occidentali, da lasciare quindi all’attenzione degli antro-
1 Su alcuni elementi di questa diversa attenzione cfr. T. Pitch, Prostituzione e malattia mentale: due aspetti della devianza nella condizione femminile, « La questione criminale», 1, 1975, 2, pp. 379-390.
2 A. Corbin, Les filles de noce. Misere sexuelle et prostitution aux 19e et 20e siècle, Paris, Aubier, 1978. Cfr. la nota critica di G. Gattei, in «Studi Storici», 1, 1980, pp. 193-197.
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pologi, o comunque di altre discipline, più che degli storici. Che di un fenomeno di lunga durata si tratti è indubbio, ma occorre anche osservare che esso è mutato, e muta, in rapporto a modificazioni di mentalità e di struttura sociale. Quindi, e i lavori cui farò riferimento lo dimostrano, se il fenomeno di per sé riveste un significato specifico (che può essere affrontato anzitutto come dato caratteristico di una società con strutture familiari rigide e dominanti), lo studio relativo ad una fase storica delimitata dimostra le mutazioni interne del fenomeno stesso. Dovremmo quindi dire che esistono « delle » forme di prostituzione, e non « la » prostituzione. D’altra parte allo storico interessa in modo specifico, pur se non esclusivo, la ricerca sulla prostituzione « povera », anche per le evidenti integrazioni con altri aspetti della marginalità e del pauperismo, mentre le analisi dei discorsi sulla prostituzione offrono un materiale estremamente ricco ed interessante per cogliere e comprendere elementi culturalmente decisivi. Ciò non significa dimenticare le molteplici possibilità di approccio (si pensi, per ricordarne solo alcuni, ai temi letterari, o al significato della tradizione libertina, o alle trasformazioni della famiglia), ma delimitare un primo spazio di interesse. Inoltre circoscriverò le mie osservazioni al XIX secolo: non solo per motivi di migliore conoscenza, ma anche perché, in rapporto alle mutazioni della rivoluzione industriale e alle prese di posizione legislative, l’Ottocento è il secolo esemplare per lo studio del fenomeno dal punto di vista al quale ho accennato prima. Premesso ciò, è utile ricordare che il fenomeno della prostituzione, nello spazio considerato, non può essere scisso da un altro aspetto, altrettanto importante, che riguarda la diffusione delle malattie veneree. La storia della sifilide3, oltre agli aspetti di storia medica e sociale, è importante
3 Sulla storia della sifilide esistono numerosi e validi, anche se non recenti, studi. Per una bibliografia dei lavori su tale malattia ci si può rivolgere anzitutto ai cinque grossi tomi di J.K. Proksch, Die Litteratur ùber die venerischen Krankheiten von der ersten Schriften ùber Syphilis aus dem Ende des fùnfzehnten Jahrhunderts bis zum Jabre 1889, Bonn, Hanstein, voi. I, 1889; voi. II, 1890; voi. Ili, 1891; Auto-renregistren, 1891; Supplementband 1, 1900. Il medesimo autore ha pubblicato una storia estremamente meticolosa e ricchissima di notizie, aneddoti, dati, cosi da costituire una fonte insostituibile: J.K. Proksch, Die Geschichte der venerischen Krankheiten, Bonn, Hanstein, 1895, 2 voli. Molto utile è anche il volume di E. Jeanselme, Histoire de la Syphilis. Son origine, son expansion, Doin, 1931, parte del più generale Traité de la syphilis. Esso tratta soprattutto il periodo di insorgenza (dalla fine del Quattrocento), di esplosione della malattia, con prognosi spesso infausta e un andamento che la rendeva simile alla peste. Per i secoli successivi, quando venne acquistando un carattere diverso, meno acuto, più prolungato nel tempo, con le tipiche fasi, l’autore informa adeguatamente su terapie, profilassi e decorso. Su un altro piano, di storia della società e influsso della malattia nella cultura e nella letteratura, è il volume di J. Cleugh, Secret enemy. The story of a disease, London-New York, Thames and Hudson, 1954. Il dibattito ottocentesco, ma più in generale la ricerca medica e i suoi riflessi sulle scelte igienistiche, nonché le conseguenze della scoperta di Ricord sulla diagnostica differenziale della blenorragia e della sifilide sono lucidamente analizzati da D.B. Perett, Ethics and error: thè dispute between Ricord and Auzias-Turenne over syphilisation, 1845-1870, Stanford University, Unpublished Ph. D Dissertation, 1977. La letteratura italiana
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in primo luogo perché alla prostituzione venne principalmente imputato il contagio; in secondo luogo, dal punto di vista giuridico, regolamentazione della prostituzione e segregazione delle malate procedono di pari passo. In particolare vennero sviluppandosi nell’Ottocento vere e proprie campagne di allarme sociale, di volta in volta presentate con notevoli dosi di ipocrisia o all’insegna del peccato e della ‘colpa: è il caso, giustamente ritenuto centrale da numerosi storici, delle « crociate » di Jo . sephine Butler4.
Già comunque un primo sguardo alla bibliografia del fenomeno5 giustifica una prima serie di questioni. Pur essendo la letteratura enorme — ed altra ancora potrebbe aggiungersi qualora si allargasse il tema ad aspetti di costume o di letteratura minore —, tuttavia, dal punto di vista delle fonti, può essere raggruppata in pochi settori: gli archivi di polizia, i dibattiti legislativi e l’attività degli apparati normativi e di controllo, le inchieste — governative o private —, la cronaca giornalistica, le memorie più o meno attendibili, le inchieste sanitarie e gli archivi relativi. Il restante materiale fa parte del discorso sul fenomeno, che, pur correlato, richiede altri strumenti di indagine. Una prima osservazione generale è che nessuna di queste fonti è in grado di offrire un quadro dettagliato del fenomeno, della sua diffusione, del significato sociale di tutto ciò che questo comporta e così via. Come nel caso di tutti gli altri aspetti delle devianze, anche la prostituzione può essere conosciuta soltanto attraverso una serie di strumenti mediati e non dalla voce diretta dei protagonisti. Sono le agenzie del controllo sociale e gli apparati normativi a
sul tema è pressoché assente. Per una rapidissima informazione cfr. T. Pennacchia, Storia della sifilide, Pisa, 1961.
4 Sulla sua attività si leggano in primo luogo gli scritti autobiografici: J. Butler, Personal Reminiscences of a Great Crusade, London, Marshall and Sons, 1896; e Josephine Butler: an autobiographical mentoir, Bristol, 1911.
5 Che può utilmente fare riferimento a V. Bullough, M. Deacon, B. Elcano, B. Bul-lough, A bibliography of prostitution, New York-London, Garland, 1977. Questa bibliografia elenca in tutto 5.494 titoli, sommariamente divisi e non senza errori e varie lacune, avendo in realtà operato una collazione di alcune bibliografie precedenti e dei fondi delle biblioteche di Washington (ma in modo incompleto), Londra e Parigi (con esclusione della letteratura erotica riferita alla prostituzione). L’interesse per quest’opera generale è ovviamente notevole, ma lo studioso italiano, che voglia occuparsi del problema nel nostro paese, non potrà farvi molto riferimento. Per quanto riguarda la letteratura erotica, importante anche per l’analisi della mentalità (senza tuttavia esagerarne il significato, attingendo ad essa come ad una fonte autentica per lo studio dei comportamenti sessuali, come nel caso del criticato studio di S. Marcus, The Other Victorians: a study of Sexuality and Pornography in Mid-Nineteenth Century England, New York, Basic Books, 1966, e anche in parte nel più sociologicamente avvertito R. Pearsall, The Worm in thè Bud. The world of Victorian Sexuality, London, Weindelfeld and Nicolson, 1969) si vedano: T. J. Deakin, Catalogi librorum eroticorum. A criticai bibliography of erotte bi-bliographies and hook catalogues, London, Cecil and Amelia Woolf, 1964; P. Pia, Les livres de L’Enfer du XVIe siede à nos jours, Paris, Coulet-Favre, 1978, 2 voli. Va infine rilevato il fatto che nell’ultimo decennio, soprattutto per merito dell’Arno Press, si è avuta una notevole quantità di reprint di classici studi sulla prostituzione negli Usa.
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fornirci informazioni sui fenomeni studiati, dandoci cosi piu l’immagine di come essi agivano che della realtà in sé. Tuttavia, un uso accorto e completo delle fonti può restituire una serie di aspetti e, seppure non esaustivo, il quadro non è completamente oscuro. In uno dei migliori studi locali6, Frances Finnegan ha sottolineato ripetutamente e insistentemente la necessità di basarsi sulle fonti dirette, ricordando come sia del tutto falsa l’immagine che della prostituzione viene fornita dai « rapporti », quasi sempre di seconda o terza mano, e dagli studi ridondanti di preconcetti dei contemporanei7. Tuttavia l’accurato studio da essa compiuto sugli archivi d polizia e sulla cronaca contemporanea, se permette di cogliere assai bene la condizione di estrema povertà e miseria delle prostitute, l’alcoolismo e le malattie diffuse, l’età giovanissima, la bassa estrazione sociale, e contemporaneamente l’evidenza, lo stato pubblico del fenomeno e il livello di corruzione della polizia, se riesce a dimostrare la falsa maschera della morale vittoriana, non molto aggiunge a quanto si può leggere e capire attraverso inchieste precise, a partire da quel capolavoro di analisi antropologica che è Parent-Duchatelet8, e proseguendo nei rapporti medici e di polizia. Senza negare, con ciò, l’importanza di simili lavori quantitativi ma anche riccamente sfaccettati, voglio dire che le fonti sono ancora un luogo del potere e, per questo, relativamente uniformi. Il problema è poi comunque molto più grave in Italia dove lo stato degli archivi, soprattutto di quelli sanitari e di polizia, è tale da non permettere che isolate, limitate ed incomplete ricerche, almeno per quanto riguarda la seconda metà dell’Ottocento.
Da ciò deriva una considerazione: se si vuole cominciare a studiare a fondo la prostituzione, in tutti gli aspetti sociali relativi, occorre superare la limitazione della singolarità delle fonti e tentare, prima, di ricostruire un quadro problematico generale. Tuttavia, se le storie locali, pur cogliendo lo spessore sociale del fenomeno, sono ancora al di qua dello studio strutturale (intendendo con ciò l’articolazione di tutta la sua complessità), le « storie generali », isolando ed ipotizzando come unitario
6 Cfr. F. Finnegan, Poverty and prostitution. A study of Victorian Prostitutes in York, Cambridge, Cambridge University Press, 1979.
7 Finnegan si limita però alla letteratura inglese di età vittoriana più moraleggiante, piuttosto che riferirsi alla tradizione di studi antropologici prevalentemente francese. In particolare il riferimento polemico è W. Acton, Prostitution considered in its moral, social and sanitary aspects, London, Churchill, 1857, reprinted London, Mac Giffon and Kee, e l’ancor più famoso e diffuso (un classico della morale vittoriana) W. Acton, The functions and disorders of thè Reproductive organs in Chil-hood, Youth, Adult Age, and Avanced Life Considered in their physiological, social, and moral relations, London, Churchill, 1871.
8 AJ.B. Parent-Duchatelet, De la prostitution dans la ville de Paris, considérée sous le rapport de Thygiène publique, de la morale et de l’administration; ouvrage appuyé de documents statistiques, pinsée dans les archives de la Préfecture de Police; avec cartes et tableaux, Paris, Baillière, 1836; 3e edition complétée par N.T. Tré-buchet et Porait-Duval, chefs du bureau à la Préfecture de police et suivi d’un « Précis » sur la prostitution dans les principales villes de TEurope, Paris, Baillière, 1858.
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il fenomeno stesso, o ricadono nella aneddotica, oppure sono costrette ad inseguire delle variazioni interne che risultano sostanzialmente poco chiare. Gli esempi in questa direzione sono molti, e ripetuti, dai lavori ottocenteschi9 a quelli più moderni10. Come per altri fenomeni di devianza che vengono studiati in termini generali (storie « della follia », « della criminalità » e simili), il rischio maggiore ed inevitabile è quello di sfuggire all’analisi delle relazioni fra i provvedimenti amministrativi, i mutamenti della struttura di classe e l’evoluzione del fenomeno.
D’altra parte se si esamina la letteratura sull’argomento, oltre all’approccio locale, in termini quantitativi o di reazione socialen, e alla dimensione della storia generale, l’unico altro approccio presente è quello dello studio attraverso le mutazioni del costume sessuale, o, foucaultianamente, delle mutazioni delle strutture di potere entro cui il fenomeno può essere compreso ed inserito. Il lavoro di Corbin è in questa direzione il più utile e significativo, anche se non il solo. L’asse portante della sua analisi è quello della mutazione dei comportamenti sessuali e quindi dell’allarme intorno al fenomeno. La modificazione della realtà sociale della
9 Uno dei primi esempi di tali storie è quella di F.S.P. Dufour (pseudonimo di Paul La Croix), Histoire de la prostitution chez tous les peuples, Paris, 1851-18531, Bruxelles, Rozez, 1876, 8 voli., che si ferma al Settecento e non supera l’aneddotica minore (trad. it. Milano, 1865). Una storia che invece copre soprattutto il periodo ottocentesco è quella di W.W. Sanger, The bis tory of prostitution: its extent, causes and e/fects throught thè world, New York, The medicai publishing, 1910 (reprint New York, Ams Press, 1976). Significativa per l’area tedesca ed indicativa dello spostamento verso la criminalizzazione è: W. Fischer, Die prostitution, ihre Geschichte und ihre Beziehungen zum Verbrechen und die kriminellen Ausartungen des mo-dernen Geschlechtolebens, Stuttgart, K. Daser, 1904.
10 Per le storie moderne, ma sempre viziate dalla impostazione troppo generale, i testi piu significativi sono due: F. Enriques, Prostitution and society, London, Me Gibbon, 1963, 3 voli., con ampia analisi soprattutto dell’area americana, e V. Bul-lough, The history of prostitution, New York, New Hyde Park University Books, 1964. .....................
11 Un esempio di storia locale, dei bordelli di Londra in età vittoriana è E.J. Burford, Queen of thè Bawds, London, Neville Spearman, 1973. Ma forse l’esempio migliore di microstoria sociale della prostituzione, estremamente dettagliata e quasi individualizzata, è quella di Erik Hansen, in J. H. Jensen, E. Hansen, L. Voss, Social Studier. Kriminalitet, prostitution og fattigdom i Aarhus ea 1870-1906, Aarhus, Erhversarkivet, 1975. Sul dibattito inglese: K. Nield (ed.), Prostitution in thè Victorian age. Debates on thè issue from 19th century criticai journals, Farnborough, Gregg Int. Pub., 1973; P. McHugh, Prostitution and victorian social re forni, London, Croom Helm, 1980; J.R. Walkowitz, Prostitution and Victorian society, Cambridge, Cambridge University Press, 1980. Molto vivace, quasi giornalistico nella struttura discorsiva, ma assai ben documentato ed utile soprattutto in merito all’ondata abolizionista: M. Pearson, The Age of Consent. Victorian Prostitution and its Enemies, Newton Abbot, David and Charles, 1972. Molto importante soprattutto sulla diffusione della prostituzione negli Stati Uniti e molto dettagliato è DJ. Pivar, Purity Crusade. Sexual Morality and Social Control 1868-1900, Westport (Comm.), Greenwood Press, 1973. Ancora sul tema della reazione sociale di fine Ottocento cfr.: G. Petrie, A singoiar iniquity: thè compaigns of Josephine Butler, London, MacMillan, 1971, mentre utilmente ci si può ancora rivolgere a H.F.B. Compston, The Magdalen Hospital: thè story of a Great Charity, London, 1917.
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prostituzione (estensione, composizione sociale, localizzazione urbana, stigmatizzazione, ecc.) viene descritta in rapporto a tali evoluzioni: cosi il bordello e l’intervento della police ies moeurs e dei medici divengono un altro dei luoghi di segregazione, come le carceri e i manicomi (e le scuole e le fabbriche), della società borghese. In effetti tale analisi offre un approccio molto più dinamico di quello che ci ha fornito, ad esempio, Frances Finnegan, e più comprensibile di quello di Vern Bullough o di Fernando Enriques. Anche perché cosi si può entrare meglio nel tema, che poi dovrebbe essere decisivo anche per lo storico, della storia culturale del corpo e della sessualità, e della storia sociale dei processi di margi-nalizzazione e criminalizzazione. In questa direzione, se l’approccip culturale del movimento femminista 12, e più in generale della società alla fine degli anni Sessanta, è stato decisivo, tuttavia ben poco, sul piano storico, si è fatto. La più ovvia giustificazione è che la testimonianza diretta è frammentaria, spesso apocrifa, sempre lacunosa. Tuttavia non da escludere, anzi. È proprio grazie alle « storie di vita », oltre che attraverso gli archivi di polizia, che è possibile, ad esempio, ricostruire alcuni elementi delle « carriere devianti » e da ciò una serie di dati sulla sensibilità sociale, sui ruoli, sulla mobilità e cosi via 13. Ma spesso queste fonti sviano l’attenzione: se molte prostitute riescono ad arrivare ad un livello di limitato benessere e decoro sociale, per la stragrande maggioranza miseria, ostracismo e alcoolismo (soprattutto) rappresentano la fine dell’esistenza, in genere relativamente breve, come ha dimostrato Frances Finnegan e come testimoniano i rapporti dei medici e gli studi antropologici.
Come cogliere il dato del mutamento culturale nei confronti del corpo, e come cogliere e comprendere la prostituzione in quanto elemento del-l’« economia » e del « mercato » del corpo? Su questo piano le fonti archivistiche appaiono secondarie. Al massimo gli archivi che conservano notizie sui bordelli (in particolare sulla dislocazione, i prezzi, la struttura e soprattutto, attraverso le licenze, le informazioni sulle tenutarie) forniscono alcuni aspetti, ma tutta la prostituzione clandestina, tutto il lento maturare e variare di apparati di controllo, di repressione, di regolamentazione, ma anche di uso, di illustrazione, di dimostrazione, sfugge ine-
12 Che spazia dal discorso dell’oppressione e della reificazione di Kate Millet alla prostituzione come liberazione e riappropriazione di Judith Belladona, in un arco di analisi assai ricco.
13 Ogni lavoro seriamente documentato in questa direzione è assai difficile e ovviamente di versificato per le singole situazioni nazionali. Ad esempio vi sono numerose testimonianze relative alla situazione americana di fine secolo: cfr. Anonymus, Twenty tales by twenty women: from reai life in Chicago, Chicago, 1903; S. Rendali, The queen of thè red light, Los Angeles, Phillips, 1906; G. Kay, Lady of thè sun. The life and times of Alice Perrers, New York, Nornes and Noble, 1873; P. Cunnigham, The story of Nell Gwyn, 1908; C. E. Corbin, Letters from a Chinney-corner, New York,, Fergus, 1886. Ma, a parte l’autenticità o la struttura chiaramente romanzesca (come nel caso delle famose memorie di Neill Kimball), questi e molti altri libri non offrono che rapidi e molto spesso ovvi squarci di realtà.
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vitabilmente. Anche perché sarebbe del tutto inutile isolare un elemento, quello giuridico-amministrativo, per descrivere questa dinamica. Forse in nessun altro caso le scelte della giurisdizione sono state così subordinate all’assoluto impero della creazione discorsiva, cioè della volontà di una società di parlare su un fenomeno. Questo tema, che è giustamente centrale nella riflessione sulla sessualità iniziata da Michel Foucault14, deve divenire centrale anche per una analisi storica della prostituzione. Che senso avrebbe studiare i folli o i criminali senza anzitutto comprendere come mai di essi si è parlato e scritto tanto e come lo si è fatto? Così per la prostituzione, poiché essa si affaccia imperiosamente nell’area del sapere dalla fine dell’età napoleonica e perdura come problema per tutto l’Ottocento, certo più vividamente di quanto sia avvenuto nel nostro secolo. E non si tratta solo di regolamentare, circoscrivere, controllare. Non si tratta solo di una proliferazione di tipologie, patologizzazioni, tentativi di spiegazione causale. In effetti la prostituzione è la forma della sessualità « parlata » nel mondo occidentale dell’Ottocento. Né, a ben guardare, si può parlare di repressione e occultamento. Essi sono sì voluti e richiesti ufficialmente, ma la diffusione del fenomeno, la sua evidenza, la relativa tolleranza che lo lascia libero di fluttuare in rapporto all’andamento economico e di « mercato », il fatto che le aree riservate alla prostituzione regolamentata o clandestina sono molte e varie ed importanti, tutto ciò comporta un modo diverso di leggere il fenomeno.
Possiamo cioè rilevare tre diversi livelli di analisi, da integrare ma che devono necessariamente, e sempre, essere collegati. Il primo riguarda la configurazione sociale della prostituzione; il secondo la dinamica del discorso sulla prostituzione; il terzo l’attività di regolamentazione e controllo. A questi aspetti accennerò appena: costituiscono lo sfondo necessario ad ogni studio sul tema, ma ritengo debbano anche essere tenuti presenti all’interno di lavori più generali di storia sociale. Poiché la prostituzione, come altri comportamenti ritenuti devianti, è una presenza sociale continua e, a suo modo, profondamente legata alle strutture sociali.
La prostituzione non è un fenomeno statico: varia in rapporto ai mutamenti di costume, e, secondariamente, è influenzata dalle scelte legislative e dagli andamenti economici. Ma vi sono anche altri aspetti, per così dire « interni », che hanno avuto un peso particolare nel secolo scorso: la segregazione e la diffusione della prostituzione clandestina. La segregazione nei bordelli, come fenomeno generalizzato, si sviluppa in rapporto alla volontà di un controllo, sanitario in primo luogo, ma anche più genericamente sociale. Nell’arco di un ventennio, fra il 1830 e il 1850, il medico si affianca al poliziotto tradizionale, ma anche spesso
14 Cfr. M. Foucault, La volonté de savoir, Paris, Gallimard, 1976 (trad. it., Milano, 1978) : al contrario di altre sue opere questo testo non ha suscitato un’adeguata riflessione. Per il tema, certo, ma anche per l’essere volutamente provocatorio e meno storicamente trasparente.
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tollerante e complice, controllore della prostituta, e si afferma poi come la figura principale nel meccanismo di controllo sociale 15. Questo processo, verificatosi in modo sostanzialmente analogo in tutti i paesi europei, è parallelo all’altra conquista di uno spazio per il medico: la criminalità. Si tratta di un avvenimento importante an<;he perché segna la definitiva laicizzazione degli atteggiamenti sociali nei confronti della prostituzione, su cui non a caso la Chiesa non interviene mai per promuovere campagne moralizzatrici. Esse, promosse da altri gruppi, lottano essenzialmente proprio contro il meccanismo medico: il controllo delle prostitute, la segregazione della donna malata e non dell’uomo, l’atteggiamento esclusivamente igienista di una società che non era affatto cosi moraleggiante e repressa come ha cercato di mostrarsi. Molto semplicemente era stato allargato lo spazio di illiceità della sessualità, esclusivamente circoscritta al matrimonio e alla prostituzione, almeno per le classi medie. In questi due ambiti soltanto la pratica sessuale era regolarmente ammessa.
La segregazione e l’intervento medico comportano una analisi del fenomeno: ecco allora tutta una tipologia, una stratificazione, una spazializ-zazione dell’uso del sesso. Già Parent-Duchatelet si era lanciato in una serie di tentativi classificatori che poi corrispondeva all’uso della prostituzione da parte delle diverse categorie sociali. E questa volontà di classificare ed ordinare prosegue inalterata confermando certamente l’uso di classe e la specializzazione, la divisione del mercato che si crea in presenza di una società che vuole controllare soprattutto, prima di agire in qualche direzione. Una delle osservazioni che più si ripetono nei vari autori che del fenomeno si occupano, è il fatto che la prostituzione non è soltanto legata alla miseria, ma ha le sue radici nei diversi strati sociali, cosi che le prostitute conosciute si dividono, per estrazione sociale, sostanzialmente seguendo le percentuali di classe della società in generale. Ma l’azione di controllo ha un’altra conseguenza: l’uscita dalla condizione segregante del bordello o anche solo del controllo sanitario e di polizia è sempre più difficile per non dire impossibile. La rigidità del sistema sociale comporta una parallela rigidità di status e il profilarsi di una carriera ben segnata nelle diverse tappe. La stessa mobilità che caratterizzava (seppure entro limiti invalicabili) la società di ancien regime viene ora impedita poiché si esercita una pressione che regolamenta i diversi livelli dell’esercizio della prostituzione. La prostituta diventa progressivamente un oggetto .su cui esercitare un dominio di controllo normativo ed ideologico: in ciò la parabola del suo status non è diversa da quella del folle
15 Si vedano, fra gli studi più significativi del periodo: F.F. A. Potton, De la pro-stituzion et de la syphilis dans les grandes villes, dans la ville de Lyon en parti-cutier, Paris, Baillière, 1843; M. Ryan, Prostitution in London with a comparative view of tbat of Paris and New York, London, 1839; A. A. Tardieu, Etude mèdicolegale sur les attentats au moeurs, Paris, 1858 (numerose edizioni successive fino al 1878).
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e del criminale16. In entrambi i casi vengono inseriti in un universo classificatorio essenzialmente rigido. Tutto ciò corrisponde certamente ad un immiserimento delle relazioni sessuali: non perché esista repressione, ma perché esistono regolamenti che incanalano i comportamenti e chiudono gli spazi esterni alla « legalità ». L’ordine sessuale rappresenta a tutti gli effetti un cardine e un obiettivo tenacemente perseguito in tutte le società borghesi.
L’elemento che imprimerà quest’ordine sarà la prostituzione clandestina n. All’ordine socialmente accettato del bordello non tutta la prostituzione viene piegata, anzi. A parte la prostituzione accettata nelle classi dirigenti (tema che può interessare piuttosto la storia del costume), è a livello di piccola e media borghesia che avvengono mutamenti nei comportamenti sessuali tali da allargare l’area del meretricio incontrollato e vanificare progressivamente la volontà d’ordine. Lentamente prima e poi definitivamente con la prima guerra mondiale, il discorso muta e non troviamo più né la volontà di conoscenza né quella d’ordine che aveva dominato dagli anni Venti alla fine del secolo scorso. D’altra parte mentre il bordello viene « scoperto » iconograficamente e letterariamente, al tempo stesso, dagli anni 1870-1880, esso decade sempre più e rappresenta una quantità sempre minore dell’attività prostituzionale. Questa dinamica può essere facilmente seguita proprio attraverso le modificazioni del discorso sulla prostituzione. In esso possiamo distinguere tre fasi: la prima segue sostanzialmente la linea dell’inchiesta antropologica di Parent, cercando di affermare il ruolo medico e le preoccupazioni igienistiche senza tuttavia riuscire a fornire contributi significativi e molto spesso ricorrendo a informazioni di polizia. Tuttavia è una fase interessante per il moltiplicarsi di inchieste nei vari paesiI8. In una seconda fase, a fine secolo, le analisi sono indirizzate al tentativo di spiegare e descrivere la prostituzione clandestina, non esitando a ricorrere ad elementi di allarme sociale, in rapporto soprattutto alla diffusione della sifilide: il nodo del dibattito è molto importante poiché è l’occasione per il più ampio tentativo di costruire una campagna di allarme sociale in età moderna (come oggi per la droga); esistono poi numerosi aspetti immediatamente politici di tale dibattito, in merito per esempio alla posizione dei socialisti19.
16 Cfr. sul tema L. Fiaux, La prostitution régtèmentée et les pouvoirs publics dans les principaux états des deux-mondes, Paris, Alcan, 1902.
17 Anche in questo caso indico soltanto alcuni degli studi più interessanti: O. Com-menge, Hygiène Sociale: la prostitution clandestine à Paris, Paris, Schleicher, 1897; F. Carlier, Les deux prostitutions, Paris, Dentu, 1889; C.J. Lecour, De Vétat actuel de la prostitution parisienne, Paris, Asselin, 1874; L. Martineau, La prostitution clandestine, Paris, Delahaye et Lecrosnier, 1885.
18 Fra il 1880 e il 1900 vi è una quasi incredibile proliferazione di inchieste, sostanzialmente omogenee dal punto di vista metodologico, nei più lontani e diversi paesi di ogni continente (cfr. la bibliografia di V. Bullough, op. cit.): al di là di una analisi di tale contingenza, questi studi permettono, su un periodo relativamente breve, di costruire una serie di comparazioni.
19 Su questo tema un primo studio è quello di A. Corbih, Le péril vénérien au debut
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Questa fase è contemporanea a quella della criminalizzazione vera e propria che ha i suoi alfieri nella scuola di antropologia criminale ma che, pur con notevoli diversità di motivazioni, rispecchia tutto il clima di fine secolo quando ormai i temi del crimine organizzato e della necessità della punizione sono diffusi nei vari paesi30.
Ciò che, dunque, possiamo rilevare è che la prostituzione nel corso del XIX secolo subisce due ordini di mutamenti: l’uno dovuto alle modificazioni strutturali della società, per cui la composizione sociale, la provenienza e gli stessi comportamenti seguono i processi di industrializzazione ed urbanizzazione, con specificità e contingenze nazionali. L’altro è riferibile al costume sessuale in rapporto alle modificazioni subite dall’organizzazione familiare e in rapporto ad una diversa richiesta dei clienti che tendono a rifiutare la « fisiologia » del bordello. Contemporaneamente la prostituzione è oggetto di due diverse forme di controllo sociale, legate ai provvedimenti legislativi con obiettivi di segregazione e controllo sanitario21. In ascesa nella prima metà del secolo, entrarono in crisi decisiva nella seconda metà, sostituiti da una rete discorsiva che, principalmente ad opera dei medici, punta sul tema della paura del contagio e della degenerazione per costruire un allarme di fronte al « maggior pericolo sociale ». A cavallo del secolo, in particolare, i temi della prostituzione e della « tratta delle bianche » costituiranno argomenti quotidiani per tentare di regolare ed incidere sulla espressione della sessualità, anche perché nessuno dei problemi a monte della prostituzione femminile può essere seriamente affrontato. Questa realtà sociale del tema della prostituzione povera, cosi ricca di diversi elementi, viene ora sottoposta all’analisi storica che deve tener conto in primo luogo comunque, del suo nodo essenziale: la condizione femminile non protetta, priva di ogni margine di autonomia, in una società spesso brutale, stigmatizzante e ghettizzante.
du siècle: prophylaxie somitaire et prophylaxie morale, in L. Murarci, P. Zylberman (eds.) L’haleine des faubourgs, « Recherches », n. 29, décembre 1977, che però si limita ad analizzare il dibattito francese.
20 II lavoro piu noto è C. Lombroso, G. Ferrerò, La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, Torino, 1893, ma soprattutto P. Tarnowsky, Etude antbropome-trique sur les prostituées, Paris, 1889; J.AJ. Pippingskold, Ifragam om prostitu-tionen, Helsinki, Frenckell, 1890.
21 CJ. Lecour, La prostitution à Paris et à Londres 1789-1870, Paris, Asselin, 1870, riporta i provvedimenti più importanti. Ma una storia articolata, comparata e significativa dal punto di vista sociale, dei provvedimenti legislativi, è ancora da fare.