Intorno all'« amor divino »: ricerche su Il Beneficio di Cristo

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Title
Intorno all'« amor divino »: ricerche su Il Beneficio di Cristo
Creator
Achille Olivieri
Date Issued
1984-01-01
Is Part Of
Archivio Storico Italiano
volume
142
issue
3 (521)
page start
437
page end
455
Publisher
Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.
Language
ita
Format
pdf
Relation
Storia della follia nell'età classica, Italy, Rizzoli, 1963
Rights
Archivio Storico Italiano © 1984 Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.
Source
https://web.archive.org/web/20230921192638/https://www.jstor.org/stable/26212085?searchText=Foucault&searchUri=%2Faction%2FdoBasicSearch%3FQuery%3DFoucault&efqs=eyJsYV9zdHIiOlsiYVhSaCJdfQ%3D%3D&sd=1975&ed=2000&pagemark=eyJwYWdlIjoyNCwic3RhcnRzIjp7IkpTVE9SQmFzaWMiOjU3NX19&groupefq=WyJjb250cmlidXRlZF90ZXh0Iiwic2VhcmNoX2NoYXB0ZXIiLCJjb250cmlidXRlZF9hdWRpbyIsInJlc2VhcmNoX3JlcG9ydCIsInNlYXJjaF9hcnRpY2xlIiwicmV2aWV3IiwibXBfcmVzZWFyY2hfcmVwb3J0X3BhcnQiXQ%3D%3D&ab_segments=0%2Fbasic_search_gsv2%2Fcontrol&refreqid=fastly-default%3A1942bae8b38bb54da6edb3613880703e
Subject
normalization
pathological
discipline
surveillance
confinement
biopower
body
extracted text
Intorno all’«amor divino»: ricerche su II Beneficio di Cristo
Anche II Beneficio di Cristo, nella trama del linguaggio, e delle immagini, che sviluppa, si inserisce in quella problematica, volta a caratterizzare le diverse forme di amor,1 che la cultura delle corti europee, a partire principalmente dal ’200, incentiva. Privato di un inserimento nel vivo di queste articolazioni, Il Beneficio perde non solo la solidità della struttura delle argomentazioni che avanza, ma resta oscuro il significato della sua diffusione, ampia, capillare, fra il 1545 e il 1560, fra i mercanti ed i gioiellieri delle città italiane, ed in particolare a Venezia. Perché il linguaggio, pure nelle fasi del suo rinnovamento, o del suo riproporsi, determina spazi nuovi alla sensibilità culturale, e religiosa, amplia le profondità dell’immaginario dei gruppi sociali, oltre ad esserne fonte di una maggiore coesione. Attraverso significative analisi, preoccupato di cogliere le connessioni del Beneficio con VInstitutio di Calvino, nella redazione del 1539, Bozza2 ha proposto, a sua volta, il problema del ruolo che la
1 Su cui si sofferma G. Agamben, Stanze. La parola e il fantasma nella cultura occidentale, Torino 1977, pp. 134, 152-153. '
2 Ricco di prospettive è il lavoro, importante, di T. Bozza, Nuovi studi sulla Riforma in Italia. I. Il Beneficio di Cristo, Roma 1976, particolarmente pp. 84-90. È da aggiungere, T. Bozza, Scritti pseudovaldesiani, «Critica storica», 3, 1981, pp. 360-418; C. Gilly, Juan de Valdés, traductor y adaptador de escritos de Lutero en su Dialogo de Doctrina christiana, in Misceldnea de Estudios Hispa-nicos, Abadia de Montserrat 1982, pp. 85-106, che sottolinea i legami del pensiero di Valdés con Lutero, Ecolampadio ed Erasmo. Analoghi riferimenti ribatte S. Caponetto, nella recensione a C. Nieto, Juan de Valdés y los origines de la re forma en E spana e Italia, Buenos Aires 1979, « Nuova rivista storica », LXIV, 1980, pp. 715-718.



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Riforma ha assunto nella storia del linguaggio, religioso e teologico, e di riflesso, del Beneficio, nella cultura del ’500:3 «La rivoluzione luterana non cambiò nulla del lessico tradizionale. Diede semplicemente ad esso un significato nuovo o diverso. I Riformatori non accusavano la Chiesa di avere corrotto i costumi della Cristianità, ma la verità divina, la Parola di Dio, la sua rivelazione, quale si ricava dalla Sacra Scrittura; quindi il significato diverso che assumono le parole fede, peccato, opere, giustificazione; grazia, sacramento, legge, vangelo, misericordia ». Tuttavia, queste riprese, che anche Bozza sottolinea, non si risolvono nel ritmo di un processo ripetitivo, o concluso, bensì sì allargano verso la formazione di nuove articolazioni, culturali e religiose, di cui II Beneficio diviene un momento importante. Articolazioni che si sviluppano nel dispiegarsi della congiuntura, posteriore al 1535, quando i trattati sul sogno acquistano una particolare rilevanza, e proprio nello spazio editoriale, entro cui Il Beneficio compare, quello veneziano.4 Questo testo, infatti, nella sua intelaiatura, mantiene il carattere di una réverie sul-P« amor divino »,5 dallo spessore cosmico; un « amore » che annienta il peccato, e la paura della morte, incombente. Seguendo alcune osservazioni di Bachelard,6 la réverie che attraversa Il Beneficio trascina il volto, cosmico, del sogno; un sogno durevole, non fragile, distruttore delle ombre di melencolia^ che pervadono i componimenti contemporanei sul sogno stesso. Proprio tale tendenza del Beneficio, volta ad eliminare dal proprio spazio, ideale e linguistico, ogni forma di notturno inquietante, costituisce il perno della motivazione della sua diffusione fra quei gruppi di gioiellieri, creatori di una letteratura centrata
3 T. Bozza, Nuovi studi sulla Riforma in Italia cit., p. 171.
4 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo con le versioni • del secolo XVI. Documenti e testimonianze, a cura di S. Caponetto, Firenze-Chicago 1972, p. 42.
5 G. Bachelard, La poetica della réverie, Bari 1972, p. 31: « immaginare un cosmo è il destino più naturale della réverie ».
6 Ibid., p. 21. Un riferimento più preciso a p. 16.
7 Sul significato di tale aspetto cfr. Agamben, Stanze cit., p. 98.



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sul motivo di melencolia, che circolano fra Venezia, Firenze e Costantinopoli.
In realtà, il tema dell’« amore », forza che unisce Dio all’uomo, viene, nel Beneficio, gradatamente ricondotto ad una visione intellettuale, e religiosa, che non solo fa parte della tradizione neoplatonica, ma che si ritrova, nel ’200, attraverso le opere di Platone, nelle corti, e fra i dibattiti europei, o nella cultura cluniacense del XII secolo,8 ravvivata dal motivo della « memoria ». Quella « memoria », a cui II Beneficio rinvia significativamente:9 « Oltre alla orazione - soggiunge - e alla memoria del battesimo e all’uso frequente della santissima commu-nione, è ottimo remedio contro alla diffidenza e timore, che non è amico della carità cristiana, la memoria della nostra predestinazione et elezione a vita eterna fondata nella parola di Dio ». È la « memoria », pertanto, della « parola », e della « elezione », ad allontanare, e distruggere, ogni forma di « diffidenza e timore ». Coerente con la struttura della visione, che intende delineare, Il Beneficio accentua, con maggiore intensità, anche rispetto a Calvino,10 il ruolo della « memoria », in luogo dell’immaginazione, rapportata, quest’ultima, ad una dimensione del tutto umana: la « fede isterica », precisa,11 « è una imaginazione umana, che non innova niente il cuor dell’uomo, né lo riscalda dell’amor divino ». Animato dal flusso di questa « memoria », l’uomo può esclamare:12 «Oh consolazione ineffabile di colui che ha questa fede, e che rivolge di continovo nel suo cuore questa dolcissima predestinazione, per la qual fa che, quantunque egli cada, il suo padre Dio, il qual l’ha predestinato a vita eterna, sempre sostenta la mano sua ». Ed allora,13 « questa santa pre-
8 R. Klein, La forma e l'intelligibile. Scritti sul Rinascimento e l'arte moderna, Torino 1975, p. 12.
9 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, pp. 68-69.
10 Sulla mutuazione del linguaggio fra i due testi insiste Bozza, Nuovi studi sulla Riforma cit., pp. 180-182.
11 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo cit., p. 42.
12 Ibid., p. 69.
13 Ibid., p. 69.



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destinazione mantiene il vero cristiano in una continova allegrezza spirituale. Accresce in lui lo studio delle buone opere. L’infiamma dell’amore di Dio. Il fa nemico del mondo e del peccato ». Se Bozza 14 ha sottolineato la coincidenza del motivo della dolcezza, quale elemento del Beneficio, che può essere avvicinato a Calvino quando parla, nei riguardi di Dio, della « doulceur de sa misericorde »,15 importante appare la caratteristica di organica visione, di dolcezza e di calore, che l’amore divino compie, ed amplia, nella vita dell’uomo. Di questa visione cosmica dell’amore, Il Beneficio resta una organica elaborazione, che la « memoria » anima di continuo, ed avvolge. E non è marginale porre in rilievo, per una maggiore focalizzazione dell’idea di amore, che II Beneficio privilegia un termine della cultura monastica, cluniacense, quale quello di « memoria », al fascino, mercantile, di « immaginazione », accentuando, della « memoria », gli aspetti di una architettura luminosa, e dolcemente ravvivante. In tal modo, Il Beneficio si colloca alla confluenza della cultura delle corti, e di quella mercantile, ma superandole nell’immagine di un cosmo armonioso, e permeato dall’amore di Cristo. Inoltre, all’interno del suo schema binario,16 Dio/demonio, inferno/ paradiso, smembra, attorno a tale tema, tutti gli elementi della cultura mercantile, e legata alle immagini di melancolia, accentuando le componenti luminose, l’aspetto di un ordine cosmico, che l’« amor divino » trascina e forgia, di modo che tutta una serie di esclusioni si forma, ed accavalla, nel testo. Così, la forza del dubbio, rappresentata ora dall’immagine del mare, ora dai grylles di Bosch,17 sfuma nello svolgersi delle argomentazioni; in suo luogo, è la misericordia, aspetto dell’amore, ad emergere:18 « Ecco che - soggiunge - secondo Ilario, l’uomo non impetra da
114 Bozza, Nuovi studi sulla Riforma cit., pp. 175-180, con spunti sui monasteri benedettini del Veneto, e della Penisola.
15 Ibid., p. 173.
16 Su queste contrapposizioni nella cultura occidentale cfr. J. Le Goff, La nascita del Purgatorio, Torino 1982, pp. 4-5, e passim.
17 M. Foucault, Storia della follia nell'età classica, Milano 1976, pp. 34-35.
18 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 79.



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Dio la remissione dei suoi peccati, se non crede indubitatamente d’impetrarla; e meritamente, perché colui che dubita è simile all’onda del mare, la quale è sbattuta e agitata da’ venti... La moltitudine dei miei peccati non mi può fare paura, s’io penso alla morte del Signore: tutta la speranza mia è nella morte sua. La morte sua è il merito mio, il refugio mio, la salute, la vita e la resurrezione mia. Il merito mio è la misericordia del Signore ». Per questa misericordia, ampliata all’insieme della vita dell’uomo, l’avventura, mercantile, che il mare simboleggia, con il fascino della ricerca, viene annullata, pur conoscendone gli itinerari essenziali. Nelle profondità delle sue articolazioni, Il Beneficio ricolloca ampi aspetti della cultura contemporanea, verso i quali vuole presentarsi come una risposta armoniosa, ed ove il divino avvolge ogni aspetto. I momenti di tale discussione sono molteplici. Se i dibattiti, negli anni di elaborazione del Beneficio, si infittiscono intorno all’ampiezza dell’utilizzazione dell’idea di prudenza, per II Beneficio è il processo del suo rifiuto a prevalere: 19 « Adunque cessi ormai la prudenza umana, dall’oppugnare la giustizia della santissima fede, e diamo tutta la gloria della nostra giustificazione ai meriti di Cristo, del quale ci vestiamo per la fede ». E, di nuovo, insistendo:20 « come dice san Paulo che la prudenza della carne è inimica di Dio ». Nel sistema binario del Beneficio, pure la contrapposizione fra « prudenza della carne »,21 e fede, può essere conclusa entro un richiamo incisivo ai meriti di Cristo:22 « Ma beato colui, il quale, imitando san Paulo, si spoglia di tutte le sue proprie giustificazioni, né vuole altra giustizia che quella di Cristo, della qual vestito, potrà comparere sicurissimamente nel conspetto di Dio, e riceverà da lui la benedizione e l’eredità del cielo e della terra, insieme col suo unigenito Figliolo lesù Cristo nostro signore, al quale sia gloria in sempiterno ». Di conseguenza, l’immagine del mare, con il fa-
19 Ibid., p. 49.
20 Ibid., p. 17.
21 Ibid., p. 17.
22 Ibid., p. 83.



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scino da cui è attraversata, ed al quale la prudenza, come analisi dei comportamenti sociali, si collega, resta sullo sfondo di una visione che si polarizza sull’amore, e sulla peculiarità dei meriti di Cristo. È un immaginario dell’« armonia »^ che la figura di Cristo reca, come alternativa ai diversi modelli sociali quali scaturiscono da un’accentuazione del motivo dell’« avventura »24 intellettuale e religiosa. Un ideale che non resta racchiuso nel mondo dei « credenti »,2S ma si inserisce nel vivo delle molteplici concezioni di città, e società, che circolano nella cultura italiana ed europea, anche dietro l’impulso di Francesco Giorgi.26 La tensione dell’« amor divino », che trasfigura l’uomo investito, e lo rende forte contro la morte, introduce una tensione, religiosa ed intellettuale, della quale l’ideale dell’« armonia » divina diviene il fulcro, ponendosi in sintonia pure con le ideologie della « clemenza »,27 quale polo aggregatore, unificante, delle minoranze urbane nella storia del ’500. Pertanto, Il Beneficio non si rinserra nell’ambito della letteratura religiosa, bensì costituisce un importante strumento, con la sua diffusione, per il dibattito intorno alla città ideale, clemente ed armonica:28 « Perché mangiano? perché bevono? perché arano la terra, piantano le vigne e fanno con tanta diligenza le cose opportune alla sostentazione del corpo? ... Adunque se la previdenza di Dio non li fa negligenti e ociosi nelle cose pertinenti al corpo, perché li doverà fare ignavi e ociosi nelle cose pertinenti alla perfezione cristiana? La quale senza comparazione è più nobile che ’l corpo ». Tutte le attività dell’uomo, oltre alla rivalutazione del corpo, entrano in
23 E che va ricollegata, e ricostruita, insieme ai diversi modelli di città presenti nella cultura del ’500 europeo; anche di città utopiche.
24 L’« avventura », come ricerca di nuovi mondi, di nuove strutture sociali, può essere indagata come problema peculiare già a partire dal ’300.
25 Infiltrazioni del Beneficiò segnala pure C. Vasoli, La cultura delle corti, Bologna 1980, pp. 179-184, nell’ambito dell'Accademia fiorentina, nel Varchi, e nelle Lettioni su Dante di Cosimo Bartoli. Ma qual’è l’incidenza del Beneficio all’interno delle Accademie della Penisola?
26 E che sovente sono attraversate, o avvolte, dall’immagine del sole: sottolinea tale aspetto R. Klein, La forma e Vintelligibile cit., p. 341.
27 Influenzate da Platone; Ibid., p. 342.
28 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 83.



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tale prospettiva, che ha per fulcro non solo l’uomo, ma l’ambito stesso delle sue attività, la terra. L’ideale città del Beneficio, e l’ideale collettività che traccia, anche se polarizzata attorno ad un immaginario religioso, non reca, con sé, le tracce dell’oppressione, o dell’emarginazione, inquisitoriale; lo spazio che delinea è « misericordioso »,29 ed imbevuto dell’« amor divino », avanzando una proposta del tutto organica nei riguardi delle città mitologiche, e fantastiche, che si intensificano negli stessi anni di elaborazione del Beneficio, quelle di Merlin Cocai e dell’Ario-sto.30 Il Beneficio si colloca appieno nel dibattito di questi anni; e le sue proposte recano tracce ireniche, prospettive di concordia, un immaginario delle attività dell’uomo legato alla terra. Anche il trionfo sulla morte, che l’amore di Cristo realizza, si inquadra in tale prospettiva, imperniata sulla positività del corpo e della terra: in alcuni passi, tutto quello che riguarda la morte, come dominio del tenebroso, o come trasformazione delle fruttifere viscere della terra ad opera dell’inganno, realizzato dallo scorpione,31 viene considerato riplasmato dall’azione di Cristo, e dalla forza dell’« amor divino ». E citando Osea, scrive:32 « La morte è stata vinta e destrutta. Ove è il tuo aculeo, o morte? ove è la tua vittoria, o inferno? Lo aculeo della morte è il peccato, e la potenza del peccato è la Legge; ma sia ringraziato Dio, il quale ci ha conceduto la vittoria per lesù Cristo signor nostro ”. Questo è quel felicissimo seme, che ha percosso il capo al velenoso serpente, cioè al diavolo, percioché tutti quelli che credono in Cristo, ponendo tutta la loro fiducia nella grazia di lui, vincono con Cristo il peccato, la morte, il diavolo e lo inferno ». A ben guardare, la vittoria di Cristo trasforma la stessa terra, e pone le condizioni di un lavoro ampio e fruttifero: an-
29 Ripetutamente sottolineato: « Questa immensa benignità di Dio prevedendo Esaia» (Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 22).
30 E che vanno ricostruite, anche in rapporto all’evolversi delle utopie architettoniche, in prevalenza alla corte di Ferrara, di Urbino e di Mantova.
31 Sullo scorpione, cfr. L. Aurigemma, Il segno zodiacale dello scorpione nelle tradizioni occidentali dall’antichità greco-latina al Rinascimento, Torino 1976.
32 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 26.



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che il lavoro,33 ravvivato da questo « divino amore », non è più unicamente pena, fatica, condanna, quanto realizzazione, recupero del corporeo, e sua salvaguardia, secondo la più viva cultura mercantile.34 Pertanto, i lineamenti di una realtà, ove la terra, e il lavoro, vengono liberati, per mezzo dei meriti di Cristo, dalla oppressione del potere politico ed economico, e dall’ombra della morte, si delineano compiutamente, e caratterizzano una réverie cosmica, alla quale lo stesso Calvino non si sottrae. Si tratta di un tema importante, che l’iconografia rappresenta, e di cui II Beneficio si rende interprete, nella ripresa, e smembramento, delle molteplici forme culturali a cui si riallaccia.
Se nella Camera della Badessa, nel 1518,35 a Parma, lo scorpione compare nella destra dell’immagine della Terra, mentre nella sinistra è collocata la cornucopia, nell’edizione di Ginevra, del 1563, dei Commentaires de lean Calvin sur la Concordance ou Harmonie, composée des trois Evangelistes, assavoir sainct Matthieu, sainct Marc et sainct Lue,36 entro una architettura, che circonda un paesaggio scabro, uno scorpione è sormontato da un teschio irridente: Michel Blanchier, lo stampatore del volume, vuole unire l’immagine dello scorpione al motivo della morte, sconfitta dalla fede in Cristo, poiché, par Christ nous est salut et gioire, come si esprime la scritta. Il Beneficio, a sua volta, riprende le due significative, segnalate, tradizioni che, emblematicamente, la cultura iconografica esprime; e si colloca sempre più in sintonia con la tradizione ermetica e neoplatonica.37 L’amore di Dio, ed i meriti di Cristo, illuminano con una calda
33 Riallacciandosi anche alla tradizione monastica: J. Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante. E altri saggi sul lavoro e la cultura nel Medioevo, Torino 1977, p. 84. .
34 Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, p. xi e passim.
35 Aurigemma, Il segno zodiacale dello scorpione, p. 197, fig. 78.
36 Ibid., p. 195, fig. 77.
37 Coinvolgendo pure il tema della « tranquillità » dell’animo, diffuso nelle culture europee posteriormente al 1530, ma come eliminazione dei fermenti negativi legati all’immagine dello scorpione. A « mostrar la via di far l’animo tranquillo » rinvia Ortensio Landò, Della vera tranquillità dell’animo, Venezia 1544: la citazione si trova in C. Ginzburg-A. Prosperi, Giochi di pazienza. Un seminario sul « Beneficio di Cristo », Torino 1975, pp. 163-164.



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luce la terra, il corpo dell’uomo, il lavoro delle collettività, le opere che arricchiscono la terra e le collettività;38 perché, « ... e conoscendo noi che sotto al cielo non è dato altro nome agli uomini, nel quale ci possiamo salvar, fuori che ’l nome di Giesù Cristo ».39 Seguendo, inoltre, una insistente problematica,40 già di Valdés, di Lutero e di Calvino, ma pure della tradizione ermetica, questa luce infuocata, avvolgente la terra, è equiparata ad un fuoco, che brucia intensamente. Il Beneficio ritorna con particolare intensità su queste immagini che ricreano il significato della terra, quale casa dell’uomo, ravvivata, o avvolta, dalla luce della fede:41 « benché, sì come la luce non è separabile dalla fiamma che per sé sola abbruscia, così le buone opere non si possono separare dalla fede, che per sé sola giustifica ». Oppure, è equiparata all’oro, che una fornace di « tribulazioni » fa risplendere ancora di più:42 « e vuole che la fede nostra, affinata, come l’oro, nella fornace delle tribulazioni, risplenda a laude sua; e oltre a ciò vuole che con le nostre infirmità illustriamo la potenza sua, la qual il mondo al suo dispetto vede in noi, quando la fragilità nostra, per le tribulazioni e persecuzioni, divenne robusta, e quanto più è abbattuta e oppressa, tanto più si fa forte e costante ».43 Altre volte si contrappone a tutto quanto può esprimere viltà e freddezza: « Qual animo è così abietto, vile e freddo, che, considerando l’inestimabile grandezza del dono che ci ha fatto Dio, donandoci il suo dilettissimo Figliuolo con tutte le sue perfezioni, non s’infiammi di uno ardentissimo desiderio di essere simile a lui nelle buone operazioni? ». O può comparire nelle sembianze reali, non fittizie, di una fiamma, prepotente ed incalzante:44 « Adunque - incalza - la fede, che giu-
38 Opere, nel significato di risultato di un lavoro: Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, p. 78.
39 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 19.
40 E che riprende acutamente Bozza, Nuovi studi sulla Riforma, pp. 226-267.
41 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 83.
42 Ihid., p. 56.
43 Ihid., p. 53.
44 Ihid., p. 44.

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stifica, è come una fiamma di fuoco, la qual non può se non risplendere; e, come è vero che ... la fiamma non può esser senza luce, così è vero che la fede sola estingue e abbruscia i peccati senza lo aiuto delle opere ... perché, sì come, vedendo noi una fiamma di fuoco che non luce, conosciamo quella esser dipinta e vana, e così, non vedendo noi in alcuno la luce delle buone opere, è segno che quel tale non ha la vera fede inspirata ».
L’insistere del Beneficio su termini che evocano immagini di luce, o di calore, accentua il carattere ermetico, e cosmico, della sua réverie. In tal senso, introduce un cambiamento nei riguardi delle concezioni dell’« amor divino », e della fede, che ne è espressione, rispetto alla tradizione della cultura cavalleresca, e delle corti, del ’200. Il Beneficio, infatti, non riprende immagini di quiete, quali il giardino, o una architettura ideale, come un castello o un edificio religioso,45 bensì introduce, con il suo linguaggio, una tensione che consuma, un fuoco che rinnova l’uomo, colto nella sua interiorità, e la terra. Esprime il senso delle conquiste possibili, di una ascesi irrinunciabile, che può essere equiparata alla conquista di un mondo nuovo; mentre il fuoco della fede distrugge l’azione, occulta, perfida, dello scorpione. Coerente con tutte le forme di réverie del ’400 e ’500, Il Beneficio intende tracciare i lineamenti di un « mondo » ideale, più che di una società, entro il quale si sviluppano solo le forme di ascesa, o di rinnovamento. Un « mondo » che può inserirsi nell’immaginario magico dei gioiellieri, come forza irenica, o nelle strutture melanconiche, quale sbocco al senso di opera incompiuta che le anima. All’alone notturno di melanconia, Il Beneficio si propone come una medicina del luminoso, e della ricerca:46 « sì come niuno mai cerca il medico, se non conosce.di esser infermo, né conosce la eccellenza del medico, né l’obbligo che gli deve avere, se non conosce che la sua infirmità è pestifera e mortale: così niun conosce Cristo, unico medico delle anime nostre, se non conosce l’anima sua esser inferma ». Di conseguenza, si col-
45 Agamben, Stanze cit., pp. 76, 77, offre numerosi esempi.
46 Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo, p. 15.



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loca, anche seguendo tale prospettiva, nel vivo delle psicologie urbane, di cui è espressione, ed in quelle circolazioni delle ideologie ireniche dei mercanti di gioie, e dei gioiellieri, che, da Venezia, negli stessi anni, si muovono alla corte di Firenze e nei centri del Medi terraneo. Una ré verte che penetra entro questi gruppi sociali, e si fissa come una pietra, incantata, immagine dell’uomo e del cosmo.47 La « dolcezza »48 del Beneficio è anche tale capacità di espandersi, e fissarsi, in psicologie permeate dal notturno e dalla melanconia.
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La penetrazione del Beneficio in queste sensibilità melanconiche si rintraccia, con insolita ampiezza, a Venezia, posteriormente al 1543 circa, e all’interno di un gruppo di intellettuali che circonda l’Aretino. Alessandro Caravia,49 mercante internazionale di gioie, con le sue opere poetiche ne diviene un importante elaboratore. È, di conseguenza, l’ambiente dei gioiellieri, animato da una visione irenica delle religioni, oltre che da una concezione magica del cosmo, del quale l’Aretino fa parte, ad accogliere del Beneficio le prospettive che dell’« amore » di Dio avevano fatto, accanto alla morte, uno dei centri della sua analisi. Anche l’ambito di diffusione editoriale di questi testi è significativo: dai Frari, fra S. Bartolomeo e S. Lio, ove si rintraccia il nucleo più importante delle ricerche francescane sul controllo, e lo studio, dei movimenti delle acque, a Rialto, poi al Fondaco dei Tedeschi, infine alle Mercerie, nei luoghi ove i mercanti di gioie si infittiscono, ed animano il loro commercio.50 Il Caravia, di questo mondo animato dall’idea che le « pietre » preziose pos-
47 E fonte di una « cosmologia immaginata »: Bachelard, La poetica della réverie, p. 214.
48 Come « experientia saporis intimi », o esperienza di Cristo, secondo Lutero: Gilly, Juan de Valdés cit., p. 90.
49 Su questa figura, è da segnalare E. Benini Clementi, Il processo del gioielliere veneziano Alessandro Caravia, «Nuova rivista storica», LXV, 1981, pp. 628-652.
50 Sui luoghi di diffusione, Ibid., p. 631.



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siedono virtù magiche e religiose,51 è già un esponente, ed un interprete, quando, nel settembre 1561,52 scriveva .a Cosimo de’ Medici, inviandogli un turchese lavorato: « uno bellissimo pezzo di turchese conzà alla moresca ... Et suplico di soma grada quella si degni di accettarla alegramente et con amore massime per la vertù che porta seco deta pietra ». Inoltre, la sua amicizia con Antonio dalla Vecchia, gioielliere, e con Paolo Crivelli,53 conoscitore di gioie, stimato dall’Aretino, lo ponevano al centro delle vie che univano, a Venezia e Firenze, i mercanti di gioie ai lettori del Beneficio. Il Naspo bizaro, con la zonta del lamento ...,54 interpreta tali orientamenti della sensibilità di gioiellieri, intellettuali e mercanti. La « malinconia »55 lo agita, e gli impedisce la possibilità di una vita, nel corso della quale la « gioia » dell’amore possa esprimersi; quella gioia, propria della cultura tro-badorica,56 che gli giunge dalla lettura dell’Ariosto e dell’Aretino. Ed è sulla scia delle immagini utopiche di questo, e di Ortensio Landò, che esprime il volto molteplice della sua « malinconia »:57
Per confortar la mia malinconia, che’l cuore me strenze, l’anema me strazza, canterò per passar mia fantasia,
Zaratan mi no son da dar balotte, manche Ortolan da venderne carette. Impresteme Zan Paolo el vostro agiuto, perché chi al cor d’amor troppo scaldao, deventa orbo anche matto spazzao.
51 E, quindi, risultano una « medicina » magica.
52 Benini Clementi, Il processo cit., pp. 629-630, n. 3.
53 Ibid., p. 632.
54 Naspo bizaro, con la zonta del lamento, che ’l fa per haverse pentio de haver sposao Cate Bionda Biriota novamente ristampato, Venezia e Bassano s.a. (Indizione, tuttavia, fa parte del gruppo del 1565).
55 « Malinconia », o malenconia, sono le oscillazioni del termine nel corso del testo, accanto a manenconia.
56 Naspo bizaro, p. 100.
57 Ibid., p. 8.



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È questa ad impedirgli di entrare nel « giuoco », dolce, dell’amore:58
vedo, che amor se un travaioso ziogo,
chi voi entrar in la so giostra, e festa.
L’amore, in tal modo, Yamor, dolce e gioioso, compare in tutte le sue forme, da quello per la donna, simile ad un giuoco festoso, a quello divino, che riecheggia 11 Beneficio, a quello matrimoniale, come insinua nella Prefazione59 all’amico Antonio dalla Vecchia: « E quando è stao tempo de azzaffar quel dolcissimo, e sua ve porto amoroso, quella con tutto el cuor se ha ina-morao in quel felice e dolcissimo amor, che veramente se l’amor matrimoniai ». L’amore, di conseguenza, nel Caravia, alla pari del Beneficio, diviene una forza dolce e trainante nella vita degli uomini, alla pari della vita religiosa; una luce, magica e incantata, che le pietre preziose possiedono, e diffondono, come una luce risanatrice. Una sensibilità che esprime rivolgendosi a Cate Bionda:60
Scrigno d’amor, de gratia, e cortesia, ■ Fortuna viva d’ogni mio contento, vela, timon della mia fantasia, e del cervello mio peota, e vento.
Questo insieme di concordanze, che le immagini dell’amore portano con sé, pongono II Beneficio, a cui si riallacciano, nel cuore delle psicologie urbane della morte e dell’amore, della sofferenza e del desiderio, della melanconia e della gioia d’amore; e lo prospettano come un dolce porto, una quiete mirabile, capace di esprimere i lineamenti di una ascesi a Cristo, o di annientare le forme negative, sconfortanti, della vita:61
sto Mondo è una menestra d’erbe amare.
58 Ibid., p. 11.
59 Ibid., p. 5.
«> Ibid., p. 46.
61 Ibid., p. 67.



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Attraverso la forza molteplice, e penetrante, dell’amore, le minoranze, religiose ed etniche, che animano la vita delle città europee, si ritrovano unite, e non contrapposte drammatica-mente:62
e si no credo, che al mondo ghe sia, christian, turco, zudio, moro, ni Arbo.
Un irenismo, che le immagini dell’« amore » ravvivano, si sviluppa intensamente in queste pagine, accanto all’ideale dell’ascesa intellettuale e religiosa. Di conseguenza, pure la virtù si trasforma in un aspetto dell’amore, quasi una fiamma che brucia, un fuoco che divora:63
La virtù luse, come fa la Luna, che fa de notte parer zorno chiaro, virtù no teme in Mar vento, o fortuna, né tra vaio sia pur crudel, e amaro, virtù ogni tesoro arcoie, e suna, e d’ogni vitio se fermo reparo, la virtù, Cate, è una viva fiamma, che in cielo fa svolar al fin chi Fama.
L’immaginario del Caravia, a sua volta, non si disgiunge dalle forme che II Beneficio traccia, ritrovando, attorno al tema dell’amore, il proprio elemento unificatore. È uno spazio dell’immaginazione che anima le realtà umane illuminate da « la Luna », e destinate alla morte, sulla scia dei Teatri della memoria, e delle immagini di melencolia, del ^OO.64 Anche l’anima, dietro i suggerimenti del Vangelo, richiama l’immagine di un diamante, o di una gioia:65
La zoia pretiosa, neta, e fina chiamata per latin Fanema nostra, > da quel che se la sapientia divina,
donde che in tei Vanzelio el ne dimostra.
62 Ibid., p. 107.
63 Ibid., p. 145.
64 Uno studio dell’immagine lunare, acquea e femminile, nella cultura del ’500, è proficua anche in rapporto al modificarsi del ruolo dell’intellettuale. •
65 Naspo bizaro, p. 163.



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Il Caravia, se mantiene la problematica peculiare del Beneficio, si muove nella stessa realtà mediterranea che l’Aretino esalta. Così ricompare Costantinopoli, e la mitica figura di Abrain:66
Son sta in Costantinopoli, che giera vivo quel gran Bassà, che fu Abrain, che quando che’l vedea una bella pierà, fosse diamante, smeraldo, o rubin, e lo comprava per trenta ...
Reticoli di riferimenti, e di immagini, accomunano questi testi, inserendo profondamente 11 Beneficio nel vivo delle culture urbane della Penisola, ed in quella delle corti. Nella trama dell’immaginario, che i mercanti di gioie ricreano, il Vangelo, e la dolce figura di Cristo, costituiscono un porto sicuro alla nave, figura della vita mercantile, che solca i mari, inquieti, imprevedibili:67
Guidando la mia nave al fin segura, in quel dolce, soave, e santo porto, che de fortuna più non se ha paura.
È importante sottolineare la capacità del Beneficio di inserirsi in tali forme di sensibilità ireniche, aperte alle culture del Mediterraneo, fino a costituire una peculiare forma di irenismo che agisce nella cultura degli anni che ruotano attorno al 1550 circa, e di cui l’Aretino è il principale punto di riferimento.
La verrà antiga de' Castellani, Canaruoli e Gnatti, con la morte di Giurco e Gnagni, in lengua bravai nell’edizione del 1550, aggiunge ulteriori elementi alla individuazione di una intensa circolazione del Beneficio all’interno di questi ambienti sociali. Di nuovo, è l’Aretino, il destinatario, con un anello pre-
66 Ibid., p. 164.
67 Ibid., p. 190.
68 E di cui tenta una importante rilettura V. Rossi, Un aneddoto della storia della Riforma a Venezia, in Scritti varii di erudizione e di critica in onore di Rodolfo Renier, Torino 1912, pp. 839-864.



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zioso, del testo letterario,69 rinsaldando intensamente un legame. Gli elementi che nel Naspo bizaro risultavano sparsi, ne La verrà ... si concentrano in richiami ad alcuni aspetti del Beneficio, cioè alla rigeneratrice immagine di Cristo:70
Donna ti credi che ghe sia ceroto.
Respose Solfa, a far patto o mercao con santi quando l’homo xe in pericolo? Tasi, che Cristo solo è’1 vero articolo.
Il calore dell’amore divino qui si rinserra, alla stregua del Beneficio, attorno a Cristo, ripreso in tutti i suoi elementi di giustizia e di luce. Nel dialogo, prima della morte, fra Gnagni e il frate francescano,71 questi aspetti emergono con insolita incisività:
O Cristo santo, pio, gratioso e giusto, per la misericordia toa infinita perdona a questo mio misero fusto.
Alla sua luce « misericordiosa », la paura della morte si annulla, la melanconia scompare:72
Adesso in su me par vardando fisso con la mente veder el ciel averto e Cristo Santo per un crucifisso a man destra del Padre là su in erto.
Per riaffermare, infine, i meriti della crocifissione di Cristo:73
Tutte le opere bone dono a Dio, se ghe n’ho fatte, e i peccai son contento lassar a Cristo, che per me ha patio; porto con mi i so meriti pretiosi, che fa tutti i so eletti gloriosi.
69 Benini Clementi, Il processo cit., p. 632.
70 Rossi, Un aneddoto, p. 548.
71 Ibid., p. 855.
72 Ibid., p. 855.
73 Ibid., p. 856.



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Un immaginario della luce, e dell’amore, di provenienza ermetica, come nel Beneficio ritorna nel tessuto di testi che si diffondono a Venezia con insolita ampiezza, e che conducono al ruolo, centrale, tenuto dall’Aretino, punto di incontro, e di diffusione, fra gli intellettuali della Penisola, di una cultura irenica, che affonda le proprie radici agli inizi del ’500, in coincidenza con il ruolo assunto da Andrea Gritti, in particolare dopo il 1509. La possibilità del Beneficio di incidere non solo nella cultura veneziana, ma in quella europea, non prescinde dal ruolo, culturale e religioso, che il Gritti offre agli intellettuali europei, ed in particolare all’Aretino. I testi del Caravia74 non si ritrovano in gran copie, nei giorni di festa, sotto i portici di Rialto, o ai Frari? Sono circolazioni intense, che avvengono fra le strutture mercantili della città, e della cultura sperimentale delle acque, emergente nel mondo francescano; e che rinviano, di continuo, al potere magico dell’oro e delle pietre preziose. Anche nel testamento, del 1 maggio 1563,75 del Caravia tale ricchezza di riferimenti si ritrova, accanto alla problematica, ed al linguaggio, del Beneficio. Infatti, desidera che al suo funerale sia presente solo il « pievano », e soggiunge:76 .
... et di altre cerimonie overo torzi e candele non me ne fatio conto alcuno, però che alhora non bavero bisogno di altro lume se non di quelo splendidissimo celeste che spero goderà Fanima mia separata che la fia da questo mio misero corpo.
E desidera essere sepolto 77
nel campo santo delli frati minori, li quali sono stati dalla pueri-tia mia fin bora mie devotissimi e cari amici per bavere conosciuti sempre sue reverentie di animo libero et non ipocriti.
Ma è la dolcezza del « lume » dell’amore di Cristo a riapparire, oltre che costituire la linea di congiunzione della sua rèverie re-
74 Benini Clementi, Il processo cit., p. 646.
75 Rossi, Un aneddoto, p. 860.
76 Ibid., p. 860.
77 Ibid., p. 860.



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ligiosa ed intellettuale, ove la «cortesia» riappare, come nell’Aretino e in Francesco Sansovino. Pure Gaspara Stampa, nella edizione delle Rime del 1554,78 e che si muoveva fra i circoli intellettuali di Adria, Padova e Venezia, scorgeva, attraverso tale forma di dolce amore, essere sconfitta la fortuna e la morte:79
Tu volesti per noi, Signor, morire, tu ricomprasti tutto il seme umano; dolce Signor, non mi lasciar perire!
L’insistenza delle poesie, delle novelle, delle discussioni teologiche, sul carattere di dolcezza dell’amore di Cristo, che II Beneficio diffonde, non è mai disgiunto dalla sua capacità di annientare la paura della morte e le mutabili influenze della fortuna, o l’ascendente di melanconia. La sua dolcezza si trasforma, allora, nell’immagine di una pietra preziosa, o in un anello, simbolo della perfezione, come, probabilmente Francesco Sansovino,80 osservava all’abate Zambeccaro:
Che per haver la forma circuiate, non ha capo, ne piè, ne fin, ne fondo, come cosa perfetta e singolare ... che l’anello può più che la Natura.
È importante l’identità di significati che unisce, nell’ambito di queste figure, la perfezione dell’amore matrimoniale affiancato a quello divino e religioso, come nel Caravia. Figure, ed immagini, che penetrano, si diffondono, accentuano i lineamenti di una sensibilità irenica, diffusa nei centri e nelle corti della Penisola, proponendo la configurazione di un’ideale città, ove
78 G. Stampa, Rime, introd. di M. Bellonci, note di R. Ceriello, Milano 1976.
79 Ibid., p. 292.
80 Capitoli del S. Pietro Aretino, di m. Lodovico Dolce, di m. Francesco Sansovino et di altri acutissimi ingegni, Venezia 1540, c. 47r. - Anche L. Groto, Adriana, in II teatro italiano, II. - La tragedia del Cinquecento, voi. I, Torino 1977, p. 298, lo afferma: « Adriana-. Mostra il ritondo amor, che non ha fine -Nutrice: Così vuol dir, principio unqua non ebbe ».



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la cortesia si affianca a strutture religiose prive della tendenza alla repressione. Che la insistenza sulla « dolcezza » del Beneficio non fosse un semplice fascino letterario se ne rendeva conto Ambrogio Catarino, quando scriveva:81 «uno spirito più maligno et più hipocrita et simulatore d’un zelo di verità, et d’una sete de la salute de Vanirne, compositor di parole melate et inzuccherate, dove cuopre veleno sì mortifero, che non è scampo dalla morte a chi lo beve ». Il Beneficio, pertanto, si trasforma, nei dibattiti di un gruppo sociale ben caratterizzato, come i mercanti di gioie, nell’immaginario della loro visione irenica della società e delle religioni; una singolare espressione del fascino della « pietra » ristoratrice.
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81 Bozza, Nuovi studi sulla Riforma cit., p. 2.