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Title
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STORIA RELIGIOSA IN FRANCIA: PROBLEMI E TENDENZE
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Creator
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Franco Rizzi
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Date Issued
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1973-01-01
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Is Part Of
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Quaderni Storici
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volume
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8
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issue
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22
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page start
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238
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page end
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247
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Publisher
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Società editrice Il Mulino S.p.A.
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Language
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ita
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Format
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pdf
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Relation
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Storia della follia nell'età classica, Italy, Rizzoli, 1963
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Rights
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Quaderni storici © 1973 Società editrice Il Mulino S.p.A.
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Source
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https://web.archive.org/web/20231101092651/https://www.jstor.org/stable/43777444?searchText=Foucault&searchUri=%2Faction%2FdoBasicSearch%3FQuery%3DFoucault%26sd%3D1970%26ed%3D1999%26efqs%3DeyJsYV9zdHIiOlsiYVhSaCJdfQ%253D%253D%26so%3Dold%26acc%3Doff%26pagemark%3DeyJwYWdlIjoyLCJzdGFydHMiOnsiSlNUT1JCYXNpYyI6MjV9fQ%253D%253D%26groupefq%3DWyJjb250cmlidXRlZF90ZXh0IiwicmVzZWFyY2hfcmVwb3J0Iiwic2VhcmNoX2FydGljbGUiLCJyZXZpZXciLCJtcF9yZXNlYXJjaF9yZXBvcnRfcGFydCIsImNvbnRyaWJ1dGVkX3ZpZGVvIiwic2VhcmNoX2NoYXB0ZXIiLCJjb250cmlidXRlZF9hdWRpbyJd&ab_segments=0%2Fbasic_search_gsv2%2Fcontrol&refreqid=fastly-default%3Ab8be1ce2a25e21748a7575e88c70fe7b
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Subject
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confinement
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exclusion (of individuals and groups)
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normalization
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pathological
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extracted text
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Storia della chiesa e storia religiosa
STORIA RELIGIOSA IN FRANCIA: PROBLEMI E TENDENZE
Fare un bilancio della produzione storica religiosa francese non è cosa semplice data la vastità del materiale a nostra disposizione. In questa nota, quindi, ci limiteremo ad indicare le tappe più significative che hanno caratterizzato lo svolgimento della storia religiosa e quali sono stati gli apporti della sociologia religiosa e delle ricerche storiche in altri settori. Integreremo in modo altrettanto rapido queste osservazioni, indicando quali, a parer nostro, sono i lavori che meglio rappresentano i problemi e le tendenze della storiografia religiosa oggi in Francia \
Il XX secolo segna da una parte la crisi della storiografia positivista, ma anche l’inizio di un vasto rinnovamento negli studi storici: alla storia politica, a quella événementielle, alYhis-toire historisante, si contrappongono Yhistoire problème, la storia economica e sociale, quella delle mentalità, la storia delle scienze dell’arte, della filosofia, della religione2. E’ del 1911 la tesi di dottorato di Lucien Febvré, Philippe II et la Franche-
1 Bilanci sulla produzione storica nei diversi settori non mancano in Francia. Per completare le nostre indicazioni per ciò che riguarda la storia religiosa segnaliamo: «Annales E.S.C.», mars-avril 1966, pp. 388-451. Si tratta di una serie di recensioni su lavori che interessano la Chiesa e la vita religiosa dalle origini all’epoca contemporanea; «Concilium», septembre 1970, numero riservato ai problemi metodologici della storia della Chiesa; «Recherches de Science Religieuse», octobre-décembre 1970; «Revue Historique», (1970), n. 495, pp. 125-148; n. 496 pp. 387-440; B. Plongeron et J. Godel, Un quart de siècle d’histoire religieuse, in «Annales historique de la Révolution frangaise», avril-juin 1972, pp. 181-203. Per completezza segnaliamo inoltre i lavori di: M. Eliade, La nostalgie des origines, méthodologie et histoire des religions, Paris 1971; F. Rapp, L’Eglise et la vie religieuse en Occident à la fin du Moyen Age, Paris 1971 ; J. Delumeau, Le catholicisme entre Luther et Voltaire, Paris 1971, quest’ultimo ricco di una bibliografia che conta 477 titoli.
2 Per una storia della storiografia francese cfr. i lavori di: J. Ehrard e G. Palmade, L’Histoire, Paris 1965; H. I. Marrou, De la connaisance historique, Paris 1966; G. Lefebvre, La naissance de l’historiographie moderne, Paris 1971. Utili indicazioni si trovano in F. Braudel, Ecrits sur l’histoire, Paris 1969.
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Comté3, in cui si trovano già tutte le suggestioni di un vasto rinnovamento storiografico4. All’interno poi di questo mutamento lo sviluppo delle storie particolari segue un proprio ritmo. Si pensi ad esempio all’impulso, sostenuto e favorito dalla borghesia francese, degli studi di storia economica dopo la crisi del 1929. Così per quanto riguarda la storia religiosa possiamo distinguere due fasi: la prima, precedente alla guerra ’14-’18, caratterizzata, come scrive Langlois, dalla ricerca di consolidare un passato da parte di una «société ecclésiale qui craint son ébranlement». La produzione sovrabbonda infatti di storie di diocesi, di parrocchie, di guerre di religioni, di santi e della Rivoluzione dell’89. Sul tutto dominano due preoccupazioni: quella del ralliement alla Terza Repubblica e della separazione della Chiesa dallo Stato. La seconda fase, successiva alla la guerra mondiale, registra un cambiamento nella situazione, ma non al livello della produzione storico-religiosa, che anzi il rinnovamento di cui sembra pervasa la storiografia «profana» non tocca quella a carattere religioso. Il mutamento si nota al livello delle preoccupazioni pastorali: l’attenzione sino ad allora rivolta all’azione anti-religiosa della Grande Rivoluzione, si sposta ai problemi della decristianizzazione come frutto della rivoluzione industriale. «L’histoire - scrive Langlois - est moins le lieu détourné des affrontements. Ce qui importe au contraire, c’est le présent qui s'effrite, une pratique qui chancelle, une France devenue pays de mission. La vérification du phénomène de déchristiani-sation est cherchée dans une discipline neuve, la sociologie reli-gieuse. Mais celle-ci n’est souvent qu’une médiation pour revenir à l’histoire. La sociologie religieuse comme on la con^oit, décrit; l’histoire explique»5. Questo aspetto funzionale del sapere: la conoscenza al servizio della fede, permane ancora oggi negli ambienti clericali legati a visioni tradizionaliste. Gradualmente però il campo della ricerca storico-religiosa è stato guadagnato da posizioni nettamente più progressiste. Infatti in una società come quella francese dove i valori della laicità borghese sono esaltati
3 Questo lavoro di L. Febvre è stato ripubblicato recentemente nella collezione «Science de l’histoire», presso Flammarion, Paris 1970.
4 Sulla storiografia di L. Febvre cfr. H. D. Mann, Lucien Febvre. La pensée vivante d'un historien, Paris 1971.
5 Questa citazione è tratta da un articolo di prossima pubblicazione sulla storia religiosa in Francia al XIX secolo, che l’autore, Claude Langlois, mi ha gentilmente concesso in lettura.
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anche nei programmi elettorali del P.C.F., dove il mito della cultura ha fatto del marxismo un riferimento culturale, dove domina la feticizzazione di una scienza non ideologica, si va affermando sempre più la tendenza a considerare il religioso nei suoi due aspetti di istituzione e di credenza, alla stregua di un qualsiasi altro oggetto della scienza.
Vedremo ora concretamente quali apporti sono venuti alla storia religiosa dalle ricerche in altri settori. Le indicazioni fomite dalla sociologia religiosa di Gabriel Le Bras hanno spinto storici e sociologi della religione a trascurare le ricerche sulle istituzioni e sulle élites, «[...] pour s’intéresser - come scrive Gadille - à la pratique réelle du plus grand nombre»6. Certamente l’applicazione dei metodi statistici per costruire le curve di frequenze della pratica domenicale e pasquale hanno aperto nuove piste per la comprensione del comportamento religioso in ambiente urbano ed in quello rurale7. I limiti però a cui sono soggetti tali metodi sono ormai presenti ai sociologi e agli storici. Analizzando il lavoro di Jacques Toussaert, Le senti-ment religieux en Fiandre à la fin du Moyen Age8, in cui l’autore ricollega una grande importanza all’astensione delle masse dalla pratica domenicale, Dominique Julia, si domanda «[...] si cet
6 Cfr. l’articolo di J. Gadille, Panorama de la littérature relative à l’application de la sociologie à Vhistoire religieuse, in «Concilium», cit., p. 111. Sui rapporti tra sociologia religiosa e storia, cfr. G. Cholvy, Sociologie religieuse et histoire, in «Revue d’Histoire de l’Eglise de France», janvier-juin 1969, pp. 5-28.
7 Indichiamo qualche lavoro che meglio di tutti, a nostro parere, rispecchia le indicazioni offerte dalla sociologia religiosa: J. Ferté, La vie religieuse dans les campagnes parisiennes (1622-1695), Paris 1962 (i documenti usati dalla Ferté permettono di chiarire i problemi della pratica religiosa nell’ambiente rurale della regione parigina al XVII secolo); P. Adam, La vie paroissiale en France au XIVe siede, Paris 1964 (anche in questa ricerca, fra l’altro, sono messi in evidenza i problemi della pratica religiosa; da segnalare qualche pagina sul problema delle confraternite: significato, funzione, disciplina e così via); l’ultimo lavoro di L. Pérouas, Le diocèse de La Rochelle de 1648 à 1724. Sociologie et pastorale, Paris 1964, forse uno degli esempi meglio riusciti di sociologia retrospettiva. Sulla pratica religiosa si veda anche il lavoro di G. Cholvy, Géografie religieuse de l’Hérault contemporain, Paris 1968. Gli studi sulle diocesi hanno risentito degli influssi della sociologia religiosa. Si veda ad esempio, il lavoro di Ch. Marcilhacy, Le diocèse d’Orléans sous l’épiscopat de Monseigneur Dupanloup, Paris 1964. Fra i gruppi di studiosi di sociologia religiosa, da segnalare quello che si raccoglie intorno alla rivista «Archives de Sociologie des Religions», che ultimamente, 1969, ha pubblicato un bilancio delle attività svolte in 15 anni di lavoro.
8 Paris 1963.
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absentéisme a un sens au XVIe siècle et donc si le signe repéré est pertinent à l’époque considérée [...]»’. Dalla sociologia sono venute anche valide indicazioni per ciò che concerne lo studio dei gruppi religiosi. Allo stato attuale la produzione storica su tale problematica è alquanto limitata. Segnaliamo però gli articoli di Charles Berthelot du Chesnay, Le clergé diocésain frangais et les registres des institutions ecclésiastiques10, e quello di Marc Vénard, Pour une sociologie du clergé au XVIe siècle: recherches sur le recrutement sacerdotal dans la province d’Avignon. Quest'ultimo, in relazione ad un uso corretto delle statistiche sulle ordinazioni, avverte che queste non possono essere ben analizzate se non confrontate «[...] avec les données fournies par une autre serie, à savoir, la collation des bénéfices: il s’agit - continua Vé-nard - en quelque sorte de comparer la demande d’emploi (ordi-nations) avec l’offre (bénéfices à pourvoir)» “.
I problemi della pratica religiosa, quelli relativi al reclutamento del clero sono solo alcune delle indicazioni fornite alla storia religiosa dalla sociologia di Gabriel Le Bras. Altre le vengono dallo sviluppo che oggi si registra in Francia nel settore della storia economica e sociale. «De grands progrés ont été accomplis en histoire religieuse - scrive Dominique Julia -gràce à la redécouverte des fondements économiques et sociaux des mouvements religieux et des institutions ecclésiastiques. De telles perspectives ont animé les travaux consacrés au Moyen Age plus sans doute que pour l’époque moderne, mais l’étude de l’économie monastique et de ses répercussions sur la spiritualité des ordres religieux a libéré l’histoire religieuse des spéculations idéalistes ou apologétiques anachroniques» 12. Il lavoro di Le Roy Ladurie in questo senso ha assunto il ruolo di esempio ormai classico quando si parla del rapporto tra lo sviluppo spirituale della Chiesa e la sua condizione economica13. Così quando si
9 D. Juua, Problèmes d’histoire religieuse. Regards nouveaux sur la période moderne, in «Recherches de Sciene Religieuse», 1970, cit., pp. 577. Su questo problema cfr. anche M. de Certau, «Faire de l’histoire. Problèmes de méthodes et problèmes de sens», Ibid., pp. 488-89.
10 Cfr. «Revue d’Histoire moderne et contemporaine», 1963, t. 10, pp. 241-269.
11 Cfr. «Annales E.S.C.», septembre-octobre 1968, p. 987. Sul reclutamento del clero cfr. P. Huot - Pleuroux, Le recrutement sacerdotal dans le diocèse de Besangon de 1801 à 1960, Besan^on 1965.
12 Problèmes d’histoire religieuse, cit., p. 578.
13 E. Le Roy Ladurie, Les paysans du Languedoc, Paris 1966, 2 voli. Il lavoro è stato recentemente tradotto in italiano presso le edizioni Laterza.
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parla degli ordini religiosi non si può non fare riferimento all’inchiesta promossa da Jacques Le Goff sugli ordini mendicanti in Francia. Lo scopo délVéquipe che lavora nel quadro delle attività dell'Ecole Pratique des Hautes Etudes, non è quello di fare una storia dell’apostolato francescano e domenicano dal XIII al XV secolo, ma di ricostruire attraverso questo le tappe dell’urbanizzazione14. La sensibilizzazione al problema del rapporto tra esperienza religiosa e condizioni economico-sociali, ha richiamato poi l’attenzione degli studiosi sui movimenti messianici e sulle eresie. A questo proposito sono da considerare il lavoro di Ma-deleine Foisil, La révolte des nu-pieds et les révoltes normandes de 1639 15, e gli atti del congresso di Royaumont, Hérésies et sociétés dans VEurope préindust rielle XP-XVIIP siècles16. La problematica che oggi la storia sociale sta affrontando, quella cioè relativa air«histoire quantitative et construction du fait historique», comporta a sua volta per la storia religiosa un cambiamento di impostazione 17. Grazie cioè alla riorganizzazione degli archivi per cui «[...] le document, la donnée n’existent plus pour eux-mémes mais par rapport à la sèrie qui les précède et les suit», quelle fonti che una volta venivano considerate ad uso e consumo della storia religiosa divengono preziose per la ricerca storica in generale18. Detto questo però, non si deve sottovalutare che la problematica delYhistoire sérielle si fonda su una concezione della
14 J. Le Goff, Apostolat mendiant et fait urbain dans la France médiévale: l’implantation des ordres mendiants. Programme-questionnaire pour une enquéte, in «Annales E.S.C.», mars-avril 1968, pp. 335-352. Un primo bilancio di questa inchiesta è stato pubblicato nel numero speciale delle «Annales E.S.C.», juillet-aoùt 1970. Sugli ordini religiosi cfr. anche B. Plongeron, Les réguliers de Paris devant le serment constitutionnel. Sens et conséquences d’une option, Paris 1964.
15 Paris 1970.
16 Paris - La Haye 1968.
n Cfr. l'articolo di P. Chaunu, Pour une histoire religieuse sérielle. A propos du diocèse de La Rochelle (1648-1724) et sur quelques exemples normands, in «Revue d’Histoire moderne et contemporaine», (1965), t. 12, pp. 5-34.
w Un vasto sforzo di riordinamento degli archivi è stato intrapreso dal «Centre d’histoire du catholicisme» di Lione. Si veda ad esempio: J. Gadille, Guide des archives diocésaines Franqaises, Lyon 1971. Nell’ambito di questa azione di ritrovamento e classificazione di fonti si deve considerare anche il lavoro sulle visite pastorali. Diversamente da ciò che avviene in Italia la preoccupazione dei ricercatori francesi è volta soprattutto a inventariare le visite pastorali riempendo una scheda questionario opportunamente preparata. A questo proposito si vedano gli articoli di D. Julia, J. Gadille, M. Vénard, Pour un répertoire des visites pastorales, in «Revue d’Histoire de l’Eglise de France», janvier-juin 1969, p. 49; juillet-décembre 1969, p. 279.
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scienza storica, i cui postulati di oggettività risiederebbero da una parte nell’impiego di procedure corrette e dall’altra nella verifica della loro pertinenza relativamente alle ipotesi della ricerca19.
Un terzo apporto alla ricerca storico-religiosa è venuto dalla storia delle mentalità20. «Apréhender et ressusciter les comporte-ments historiques des hommes - scrive Alain Lottin - et pas seulement leurs travaux et leurs actes, mais leurs sentiments, leurs motivations, leurs préjugés, leurs destins, leurs pensées, tei est le but de l'histoire des mentalités»21. Da Durkheim sino a noi attraverso le sollecitudini di Lucien Febvre22, le indagini di mentalità hanno richiamato l’interesse di molti studiosi. Senza entrare nel merito di queste ricerche, dobbiamo comunque sottolineare come in questi lavori il mentale è spesso considerato in maniera slegata dai processi economici e sociali che lo determinano. Riconoscere questo legame non significa, come pretende parte della storiografia francese, cadere in un ingenuo automatismo le cui origini sarebbero da ritrovare in Marx, ma ristabilire un più corretto e articolato rapporto tra lo strutturale e il sovrastrutturale. Comunque, la scoperta di una storia del comportamento collettivo, non ha significato per la storia religiosa solo l’individuazione che il mentale si evolve con un ritmo diverso da quello che caratterizza il movimento della struttura23, ma ha significato anche la necessità di impiegare nuove fonti diverse da quelle tradizionali. Alcuni esempi chiariranno meglio quanto abbiamo detto. In un lavoro che risulta dalla collazione di diversi testi intelligentemente presentati da Henri Platelle, Les chrétiens face au miracle. Lille au XVIT siede™, l’autore usa come fonti
19 Cfr. l'articolo di F. Furet, Histoire quantitative et construction du fait historique, in «Annales E.S.C.», janvier-février 1971, pp. 63-75.
20 Sulla storia delle mentalità cfr. G. Duby, Histoire des mentalités in L'histoire et ses méthodes, Paris 1961. Un bilancio su questi studi è stato fatto recentemente da L. Trenard, L'histoire des mentalités collectives: les livres, bilan et perspectives, in «Revue d’Histoire moderne et contemporaine», 1968, pp. 691-703.
21 A. Lottin, Vie et mentalité d’un lillois sous Louis XIV, Lille 1968, p. 3.
22 Si vedano i due articoli di L. Febvre, Histoire et psychologie e La sensibilité et l'histoire, ora raccolti in Combats pour l’histoire, Paris 1965.
23 Cfr. a questo proposito l’articolo di E. Labrousse, Dynamismes économiques. Dynamismes sociaux. Dynamismes mentaux, in Histoire économique et sociale de la France (1660-1789), diretta da F. Braudel e E. Labrousse, Paris 1970, pp. 693-740.
24 Paris 1968. Sulla funzione del miracolo nella spiritualità cristiana cfr. il numero speciale della «Revue d’Histoire de la spiritualité», t. 48, 1972.
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i processi verbali di inchieste redatte da privati o da vescovi in occasione di fatti supposti miracolosi che avvenivano nei santuari di Lille. L’interesse di questi processi verbali deriva dal fatto che venivano compilati dopo l’interrogazione dei malati miracolati e sulla base di testimonianze fornite da preti, religiosi preposti ai santuari e medici consultati in occasione del presunto miracolo. In un altro settore, le ricerche condotte da Francois Furet e da Henri-Jean Martin sulla produzione libraria a Parigi e nella Francia del XVII e XVIII secolo25, quelle di Robert Mandrou e di Genèvieve Bohème sulla letteratura popolare26, ci permettono non solo di misurare il posto che la letteratura religiosa aveva nei confronti di quella globale; ma di comprendere con quali strumenti e in che modo si strutturavano le categorie mentali degli uomini di una data epoca storica.
Sino a poco tempo fa gli studi dedicati alla magia erano pochi e a carattere prevalentemente regionale. Grazie ai lavori di Robert Mandrou oggi si registra un allargamento della sensibilità per questi problemi. L’Europa del XVI e XVII secolo assiste al diffondersi delle pratiche magiche e dei casi di possessione diabolica, queste, come scrive Michel de Certeau «[...] dé-signent de graves cassures dans une civilisation religieuse, peut-étre les dernières à pouvoir s’exprimer avec l’outillage de la religion, les dernières avant un nouveau commencement»27. Tenendo presente questa preoccupazione, e attraverso lo studio meticoloso dei processi per magia nella Francia del XVII secolo, Robert Mandrou, ricostruisce il passaggio da un orizzonte mentale medioevale ad una Weltanschauung governata dalla ragione, mutamento che è ben testimoniato dalla fine dei processi per stregoneria M.
Un fecondo campo di ricerca, sempre nell’ambito degli studi di mentalità, sembra essere quello inaugurato da Francois Lebrun
25 AA. W., Livre et société dans la France du XVIIIe Siècle, Paris 1965 e 1970, 2° voi.; H. J. Martin, Livre pouvoir et société à Paris au XVIIe siècle (15981701), Genève 1969.
26 R. Mandrou, De la culture populaire aux XVIIe et XVIIIe siècles, Paris 1964, G. Bohème, Les almanachs populaires, essai d’histoire sociale, Paris 1969; e La bibliothèque bleue, Paris 1971.
27 M. De Certeau, La possession de Loudun, Paris 1970, p. 8.
28 R. Mandrou, Magistrats et sorciers en France au XVIIe siècle. Vne analyse de psycologie historique, Paris 1968. Questo libro è stato recentemente tradotto in Italia presso le edizioni Laterza.
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e Michel Vovelle29 a proposito dell’atteggiamento degli uomini verso la morte. Vovelle ad esempio, compiendo una serie di ricerche sulla sensibilità collettiva nella Provenza del XVIII secolo, ha individuato nell’istituzione degli altari delle anime del purgatorio ed in altre fonti iconografiche, un mezzo per descrivere come gli uomini della Provenza dal XV al XX secolo si sono rappresentati la morte e l’aldilà.
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Dopo aver sottolineato, sia pure in modo schematico, le influenze della ricerca storica in altri settori su quello religioso, è opportuno riferire di un interrogativo che gli studiosi di storia religiosa si pongono oggi in Francia e del tipo di risposta che danno ad esso. «Qu’est-ce donc - si domandano - que cette histoire qui n’a pas de méthodes propres et quel est finalement son objet?»30. Riprendendo le analisi di Michel Foucault, di Lévi Strauss, di Derrida e di Greimas questa storiografia indica nella tematica strutturalista un modo concreto per superare una concezione della storia ideologica. «L’objet des Sciences humaines est désor-mais le langage, les lois selon lesquelles s’organisent les langages sociaux, historiques, ou psychologiques. La conscience n’est plus alors qu'une représentation - le plus souvent fallacieuse - des déterminismes qui l’organisent. Elle ne peut prétendre ètre le réel. Ce que dévoile ime analyse historique ou sociologique ce sont les règles des fonctionnements sociaux [...]. Ce qui intéresse l’opérateur, ce n’est pas le statut de vérité des énoncés religieux qu’il étudie, mais le rapport qu’entretiennent ces énoncés avec le type de société ou de culture qui en rendent compte» M. L’impresa di Michel Foucault nélVHistoire de la folie à Vàge classique, era quella di restituire alla follia il suo linguaggio, fatto di «mots
29 F. Lebrun, L’homme et la mort en Anjou, Paris 1971; M. Vovelle, Vision de la mort et de l’au-delà en Provence, Paris 1970.
30 D. Julia, Problèmes d’histoire religieuse, cit., p. 580; si veda anche M. De Certeau, La rupture instauratrice: le christianesme dans la culture contemporaine, in «Esprit», juin 1971, pp. 1177-1214.
31 Questa citazione è tratta da un articolo di Dominique Julia che sarà pubblicato prossimamente in un volume collettivo presso le edizioni Gallimard e riguarderà la metodologia nella ricerca storica. Ringrazio Dominique Julia e Michel de Certeau che mi hanno permesso di leggere ed usare i loro scritti in anteprima.
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imparfaits, un peu balbutiants, sans syntaxe fixe» e che la psichiatria con la sua razionalità aveva reso muto32. Le difficoltà di raggiungere un tale scopo furono messe in luce da Jacques Derrida, che nel suo lavoro, L'écriture et la différence, indicava un terreno fertile di indagine in uno studio strutturale che ci riportasse alla decisione che legava e separava la ragione e la follia33. Queste due esigenze, quella di Foucault e di Derrida, fra loro complementari, non stanno ad indicare solamente un oggetto possibile di ricerca, ma sono cariche di conseguenze metodologiche. Riprendendo infatti queste indicazioni Dominique Julia scrive: «S’agissant de religion, Feclatement décisif du catholici-sme post-tridentin et de la primauté romaine, le développement des monuments protestataires dans FEglise renvoient Fhistorien à Fétude des phénomènes réprimés et marginaux. Mais de méme que Michel Foucault se refuse à utiliser Farsenal de la raison classique pour parler de la folie, de méme Fhistorien du catholi-cisme ne peut plus user de critères théologiques pour rendre compte des croyances populaires»34. La riscoperta della storia come storia delFesclusione apre oggi in Francia campi nuovi alFindagine storico-religiosa. Anche se non ci troviamo ancora alla presenza di lavori organici dobbiamo ugualmente sottolineare una serie di indicazioni che provengono da alcune ricerche. Pensiamo, solo per fare un esempio, ai lavori di Jean Delumeau, Le catholicisme entre Luther et Voltaire35, a quello di Maurice Agulhon, La république au village36, in cui si trovano valide indicazioni sulla problematica della festa e gli interventi limitativi della gerarchia ecclesiastica37. L'accettazione dei metodi dello
32 M. Foucault, Histoire de la folie à Page classique, Paris 1961, p. 11. Una nuova edizione del lavoro di Foucault con l'aggiunta di due testi, Mon corps, ce papier, ce feu, e La folie, Vabsence d’oeuvre, è stata pubblicata presso le edizioni Gallimard, Paris 1972.
33 J. Derrida, L’écriture et la différence, Paris 1967, spec. le pp. 51-97.
34 Citazione tratta dall’articolo di D. Julia, cfr. nota 31.
35 J. Delumeau, Op. cit., pp. 256-261. Dello stesso autore si veda: Naissance et affìrmation de la Réforme, Paris 1968. Questo lavoro pubblicato nella collezione «Nouvelle Clio» è ricco di una bibliografia che conta 708 titoli. Relativamente alla nostra nota segnaliamo la bibliografia sul protestantesimo francese (XVII e XVIII secolo).
36 Paris 1970, pp. 149-187.
37 A proposito della storia dell’esclusione, termine impiegato da Julia nel suo articolo, dobbiamo segnalare i lavori di M. Mollat sulla povertà. La «Revue d’histoire de l’Eglise de France», dedica il n. 149 del 1966 al problema dal Medio Evo sino al XIX secolo.
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strutturalismo in storia riapre, anche se in ritardo rispetto alle altre scienze sociali, il dibattito con l'elaborazione teorica marxiana, che troppo facilmente una certa cultura francese vorrebbe relegare fra i movimenti di pensiero del XIX secolo.
Franco Rizzi
Dal 18 al 21 maggio 1972 si è tenuto a Capaccio-Paestum, organizzato dalla Università di Salerno, per impulso di Gabriele De Rosa, un importante Convegno di studi di storia sociale e religiosa. Un bilancio più meditato dei lavori e dei risultati sarà possibile non appena appariranno gli Atti del Convegno, che si annunziano imminenti. Tuttavia sin da ora è opportuno richiamare l’attenzione di quanti si occupano di problemi attinenti alla storia sociale e alla storia religiosa, e non soltanto del Mezzogiorno, sulle linee essenziali del Convegno e sulle prospettive che ne sono scaturite, per il significato che esso ha assunto, a nostro avviso, nel quadro attuale delle ricerche e del dibattito storiografico.
Le relazioni, le comunicazioni e i numerosi interventi si sono incentrati su quattro binari fondamentali: uno dichiaratamente di storia sociale; gli altri due di storia religiosa, o meglio socioreligiosa, il primo dedicato ai lavori del gruppo salernitano raccolto nel Centro di studi e ricerche socio-religiose nel Mezzogiorno, il secondo a quelli del gruppo veneto del Centro per le fonti della storia della Chiesa nel Veneto, entrambi diretti da De Rosa; il quarto infine, anch’esso orientato nelle ricerche socio-religiose, espresso dal gruppo francese (Poulat, Bohème, Julia).
Al settore di storia sociale possiamo riferire le relazioni di P. Villani, Sul movimento demografico della popolazione meridionale nel XVIII secolo, e di G. Aliberti, Organizzazione dello spazio e strutture sul territorio nel Mezzogiorno del primo Ottocento, e varie comunicazioni, tra le quali quella di F. Volpe e P. Ebner, Incidenza di eventi catastrofici nella struttura della popolazione cilentana attraverso la documentazione d'archivio parrocchiale nei secoli XVII e XVIII.
Le ricerche socio-religiose sul Mezzogiorno sono apparse particolarmente rivolte alle istituzioni ecclesiastiche e alla organiz-