Parate e fiere
La guerra entrò nella vita delle persone anche tramite parate o dimostrazioni militari e – in forma più ludica – tramite fiere. In entrambi i casi si tratta di chiari esempi di trivializzazione e la tecnologia di guerra giocava un ruolo fondamentale nel richiamare il pubblico, rendendo la guerra affascinante ed esotica.
Questo genere di dimostrazioni potevano assumere i caratteri di un vero e proprio spettacolo, come nel caso della riproduzione bellica – con tanto di finto attacco di carri armati – svoltasi nell’Olympia di Londra e riportata da «La Domenica del Corriere» (1919), che la indicava come «una pittoresca riproduzione della guerra». Si pensi poi alla dimostrazione fatta con modellini di navi da guerra svoltasi a Trafalgar Square a Londra al fine di raccogliere fondi per i prestiti di guerra, dove il pubblico poteva assistere allo spettacolo delle loro «evoluzioni» («La Domenica del Corriere», 1918). In alcuni casi le simulazioni potevano anche coinvolgere capi di stato e di governo, come nella finta battaglia combattuta a Centocelle e riportata da «La Domenica del Corriere» (1923), a cui assistettero i reali d’Italia e di Spagna, Benito Mussolini e Miguel Primo de Rivera.
Vi furono anche manifestazioni più leggere, cui le riviste di divulgazione dedicarono una certa attenzione durante entrambi i conflitti. Nel Torneo delle rose di Pasadena sfilarono, ad esempio, una barca da pattugliamento e la riproduzione di un carro armato britannico coperto di fiori, che – come viene riportato da «Popular Mechanics» (1918) – sembra essere stato uno dei «grandi successi» dell’evento. Vi furono anche modi ancor più originali di rappresentare le tecnologie belliche, come dimostra la figura realizzata «con barre luminose dai colori brillanti» di un bombardiere bimotore «raffigurata da un’inedita esposizione di lampade fluorescenti in un corteo di guerra» («Popular Mechanics», 1942). A volte queste iniziative assumevano un carattere più improvvisato, come dimostra il caso dei tre veterani che camuffarono la loro macchina per renderla simile a un carro armato e viaggiarono su di essa in un tour degli Stati Uniti. Questa curiosa riproduzione ospitava sui lati i souvenir e i cartelli raccolti nelle diverse città e «Oltre a rappresentare un mezzo di trasporto spettacolare, […] dava riparo dalle intemperie agli occupanti e proteggeva i loro bagagli» («Popular Mechanics», 1926).
Sulla terraferma era difficile esporre tecnologie navali, ma si trovarono delle soluzioni per aggirare il problema. A questo proposito, «Popular Mechanics» (1939) riporta che in Italia si arrivò a realizzare «una nave da guerra a grandezza naturale che non bagnerà mai la prua in mare». E questo non fu un caso isolato. Infatti, in maniera simile, in Germania si esibì «un grande modello dell’incrociatore “Hindenburg”», in cui «Dettagli come torrette, cannoni, ancore e torri di osservazione erano fedelmente riprodotti in scala» («Popular Mechanics», 1930). Anche negli Stati Uniti si espose un modello di corazzata, che fungeva da attrazione ma, contemporaneamente, anche da ufficio per la vendita di «cartelle del Prestito» («La Domenica del Corriere», 1918).
Scritto da Alberto Bordignon
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