La guerra e il cinema
Tra le nuove tecnologie che vennero impiegate con successo nelle guerre del ventesimo secolo vi fu anche il cinema.
Innanzitutto il cinema fu un mezzo di propaganda. «In un momento in cui – si legge, infatti, su «La Science et la Vie» (1916) – tutti i mezzi di informazione possibili vengono sfruttati per riorientare, istruire e persino plasmare l’opinione dei neutrali, non si potrebbe fare ricorso migliore al cinema per la campagna di verità e di luce che i governi alleati devono condurre tra i popoli che assistono come spettatori alla più terribile tragedia che il mondo abbia mai visto svolgersi». In Francia come nelle altre nazioni in guerra si erano quindi impiegate delle squadre di operatori per realizzare riprese dal fronte, composte da professionisti che – secondo la rivista – avevano «il sorridente eroismo della curiosità».
La pellicola permetteva di spettacolarizzare la guerra e di introdurla, con l’immediatezza che questo strumento possiede, nella vita quotidiana della popolazione. Si pensi al film The Zeppelin’s Last Raid (1917), citato su «Electrical Experimenter» (1918), di cui si afferma: «L’attacco dello Zeppelin contro gli indifesi villaggi britannici è una delle scene più straordinariamente realistiche mai trasposte sullo schermo». Si considerino anche le immagini molto realistiche riportate su «Popular Mechanics» (1927) delle riprese per un film che avrebbe dovuto rappresentare – con migliaia di comparse – scene di battaglia del fronte occidentale della Grande Guerra.
Durante la Seconda guerra mondiale il connubio tra cinema e guerra vide il proprio apice negli Stati Uniti. «Popular Science» (1943) riporta che erano state «istituite scuole di formazione speciali per preparare cameraman e fotografi ai fronti di combattimento». Cinque società di cinegiornali costituivano il “Newsreel War Pool”, con due cameraman per ciascuna di esse sui vari fronti di guerra in tutto il mondo e con altri disponibili in caso di necessità.
Ma c'erano anche funzioni più di nicchia e fantasione. Come testimonia «La Domenica del Corriere» (1941) una di queste era la ricognizione: «Il cinema è entrato negli eserciti moderni non soltanto come un’arma cui è concesso di documentare la battaglia, ma anche col compito ben più prezioso di fornire agli Stati Maggiori i rilievi sulle postazioni nemiche».
Ma il cinema poteva anche usato, secondo le riviste di divulgazione, per l'addestramento dei soldati. «Alle sue bombe, ai suoi aerei, alle sue navi da guerra, all’artiglieria da campo e alle altre attrezzature militari, l’America sta per aggiungere i film. Il Signal Corps dell’esercito americano ha in programma, in sostanza, l’addestramento visivo delle truppe tramite il metodo cinematografico», si può leggere su «Popular Mechanics» (1939). Si sarebbero quindi potuti addestrare i soldati a compiere delle manovre tramite l’impiego di film in cui le avrebbero viste eseguite «con precisione meccanica» o si sarebbero potute insegnare ai militari altre nozioni tramite ciò che avrebbero visto proiettato sullo schermo.
Addirittura, per l’addestramento di mitraglieri aerei si arrivò a ideare un sistema che riproduceva «su un enorme schermo cinematografico concavo, attacchi di caccia che schivano e compiono manovre evasive, mostrando ai tiratori come colpirli». Lo schermo era un segmento di sfera, della lunghezza di circa 12 metri, su cui era proiettata un’immagine tramite l’uso di cinque proiettori, ciascuno dedicato a una sezione diversa. Gli allievi avevano di fronte due impugnature identiche a quelle di una mitragliatrice reale e sullo schermo potevano «vedere le estremità alari del loro bombardiere e il caccia nemico in avvicinamento. Lo inquadrano con il mirino a riflessione standard Mark 9, premendo il grilletto quando ritengono di essere sul corretto “punto di mira”» («Popular Science», 1943).
La passione cinematografica per la guerra non si limitava ai conflitti moderni, ma abbracciava anche le epoche precedenti, come nel caso di una catapulta realizzata per essere utilizzata in un film sulle Crociate, che «Popular Mechanics» (1935) definiva «[...] il più grande singolo oggetto di scena mai realizzato a Hollywood». Era stata ordinata dal regista Cecil B. DeMille per uno dei suoi film, il che può far pensare che fosse stata costruita per il suo The Crusades (I crociati, 1935).